L'Italia contro il resto del mondo (Crivelli). Federer: «Arrivo». Che show a Roma (Grilli). Fognini e soci, a Roma c'è aria di grande bellezza (Azzolini). Madrid. Djokovic in finale trova Tsitsipas che doma Nadal (Crivelli)

Rassegna stampa

L’Italia contro il resto del mondo (Crivelli). Federer: «Arrivo». Che show a Roma (Grilli). Fognini e soci, a Roma c’è aria di grande bellezza (Azzolini). Madrid. Djokovic in finale trova Tsitsipas che doma Nadal (Crivelli)

La rassegna stampa di domenica 12 maggio 2019

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L’Italia contro il resto del mondo (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Mai cosi forti. Bisogna tornare ai favolosi anni 70 dei quattro moschettieri Panatta, Barazzutti, Bertolucci e Zugarelli per trovare una pattuglia azzurra così ambiziosa e competitiva. Stelle straniere tremate. Il torneo di casa può essere diabolico: perché ti esalta con la passione dei tifosi, che sul Pietrangeli sono letteralmente sul campo, ma può soffocarti con la pressione del risultato a ogni costo. Ne sa qualcosa Fognini, che per anni ha faticato a compilare prestazioni degne del suo talento. Nelle ultime due edizioni, però, il vento (e il rapporto con il Foro) è cambiato e Fabio ha regalato alla gente di Roma almeno due partite indimenticabili: nel 2017 ha sconfitto il numero uno del mondo Murray, dodici mesi fa si è preso lo scalpo di Thiem ed è volato fino ai quarti, miglior cammino in carriera. Un risultato di peso, che può addirittura ambire a migliorare. Fognini è il nostro faro contro l’armata estera, ha vinto il primo Masters 1000 di stagione sul rosso, a Montecarlo, e si presenterà al torneo da numero 11 del mondo. Come non considerarlo, perciò, tra i cinque favoriti. È il ligure l’ipotetico capitano di una squadriglia che non dovrà aver paura di alcun ostacolo. Perché Marco Cecchinato non sarà ancora la macchina da terra esplosa giusto un anno fa al Roland Garros, ma sulla superficie deve essere considerato uno degli interpreti più dotati: e poi Ceck sa esaltarsi nel clima da battaglia. Il terzo italiano per classifica al Foro sarà Matteo Berrettini, per cui la definizione di padrone di casa è più che mai legittima: è romano verace ed è allenato da Vincenzo Santopadre e sui campi del Foro è praticamente cresciuto. È la giovane Italia che avanza, così ben rappresentata da Lorenzo Sonego, giustamente premiato con una wild card dopo gli exploit monegaschi, e da Jannik Sinner, un classe 2001 dagli orizzonti sconfinati. Con loro, in tabellone, la sorpresa Basso e l’eterno Andreas Seppi, alla 13′ partecipazione. Un esempio per tutti.

Federer: «Arrivo». Che show a Roma (Massimo Grilli, Corriere dello Sport)

«Ciao a tutti, ho appena finito di parlare con il mio team e abbiamo deciso: vi voglio comunicare che sto per tornare a Roma. Sono molto eccitato, è passato tanto tempo, non vedo l’ora di arrivare. Ciao a tutti». Questo in italiano. Pochi secondi su Instagram, il volto rilassato, per un annuncio che era atteso con ansia, dal popolo degli appassionati come dal cassiere della Federtennis, che starà immaginando in queste ore una nuova impennata dei biglietti venduti, già adesso a livello di record. King Roger Federer torna quindi dopo tre anni a giocare su uno dei pochi campi dove non ha mai vinto, alla ricerca della migliore condizione per il Roland Garros, che scatterà domenica 26. Al Foro Italico non l’abbiamo più visto più dal 12 maggio del 2016, quando Thiem si impose negli ottavi (7-6 6-4) infliggendo allo svizzero la prima delle sue quattro sconfitte su sei confronti diretti (l’ultima, venerdì nei quarti del torneo di Madrid). E proprio quello stop sulla terra spagnola ha influito sulla decisione del campione di 20 Slam, che aveva scelto Madrid come allenamento agonistico in vista di Parigi non cancellando però l’iscrizione a Roma, conservato come eventuale torneo di riparazione. Federer giocherà mercoledì, probabilmente nella sessione serale, affrontando il vincitore del match tra lo statunitense Tiafoe e il portoghese Joao Sousa. Negli ottavi possibile scontro non banale contro Coric o Auger-Aliassime, per poi incrociare nei quarti Tsitsipas o Fognini ed eventualmente Nadal in semifinale. Attuale numero 3 del ranking, Federer arriva in Italia con un bottino nel 2019 di 2 tornei vinti (sul cemento di Dubai e Miami), 20 vittorie e appena 3 sconfitte (una con Tsitsipas e due con Thiem). Da verificare, naturalmente, la sua tenuta sulla terra. Al debutto a Madrid era apparso in buona forma (contro però il fantasma di Gasquet) poi tanti errori e qualche prodezza contro Monfils (con due match ball annullati) e un’altra soddisfacente prestazione – almeno per due set – venerdì contro Thiem, questa volta con due palle del match non sfruttate da Roger. «Sono molto contento del mio gioco», aveva dichiarato dopo la sconfitta. «Penso di aver giocato delle buone partite in questo torneo, specialmente le ultime due. Gael e Dominic sono due avversari tosti sulla terra. Sono state due battaglie, ho buone sensazioni. Peccato per le occasioni sprecate contro Thiem, perdere dopo avere avuto match point a favore è sempre frustrante». […] Il rapporto tra Federer e Roma è stato sempre conflittuale. Sedici partecipazioni, la prima nel 2000, a 18 anni, senza riuscire mai ad alzare il trofeo del vincitore. Quattro finali raggiunte. In totale 32 vittorie e 16 sconfitte al Foro Italico, un bottino piuttosto povero per un campione come Roger. Ma il Re sta tornando, c’è tempo – speriamo – per recuperare il tempo perduto.

Fognini e soci, a Roma c’è aria di grande bellezza (Daniele Azzolini, Avvenire)

Certe imprese prendono forma senza un perché. Prendete gli Internazionali di tennis, che tornano da oggi per la settantaseiesima edizione. Anni fa, era il 2007, Filippo Volandri stese Federer, non lo prese a pallate ma quasi. E Roger era il numero uno. Fu l’ultima semifinale di un italiano. Lo era anche Andy Murray dieci anni dopo, seppure a molti fra i presenti venne da pensare che se lo fosse dimenticato. Quella volta toccò a Fabio Fognini ribaltare la storia del tennis. Lo fece senza esitare. Murray finì impallinato, poi Fabio perse da Zverev, la valigia già pronta negli spogliatoi per volare a Barcellona a dare il benvenuto al figlio. Ma l’anno scorso raggiunse i quarti, i suoi primi dopo tredici partecipazioni. Sconfisse Monfils, addirittura Thiem, si perse per strada contro un Nadal che non era davvero morbido e commestibile come quello odierno. […] Oggi pensare Fognini finalista a Roma potrebbe sembrare normale. Non facile, né sicuro, ma possibile. E non solo perché ha vinto a Montecarlo. Dagli Open d’Australia dell’anno scorso, il tennis italiano al maschile ha preso coscienza di sé. […] Successe a Melbourne 2018 che di fianco a Fognini e Seppi, Lorenzi e Fabbiano, la vecchia guardia, si disposero tre ragazzi usciti dalle qualifiche, Caruso, Sonego e Berrettini. Agli ottavi giunsero in due, il miglior anno australiano di Fognini, e la conferma che Seppi su quel cemento si trova come sulle nevi friulane. Un lampo, forse. Lo pensarono in tanti. Ma il seguito fu migliore. Ricominciò tutto ancora da Fognini (Sao Paulo, in finale sul cileno Jarry) e al suo si unì presto un nome dimenticato nelle liste dei challenger: Marco Cecchinato, che è andato a vincere a Budapest da lucky loser. Nessuno poteva immaginarlo, ma era l’annuncio di un’impresa speciale. Cecchinato, finalmente nel novero di quelli che negli spogliatoi qualcuno riconosce, trovò sul rosso lento di Parigi i tempi giusti per esprimere il miglior tennis, arrivando in semifinale. D’improvviso, il nostro tennis riacquistava una dimensione di primo piano. Poco dopo a Gstaad si fa conoscere Matteo Berrettini, ventidue anni, romano, il lato giovane del nostro tennis. Un metro e 93, gran servizio, dritto che spacca, idee chiare, pensieri da bravo ragazzo. Nel tour da un anno e subito competitivo. Un’altra bella storia da raccontare. […]

Madrid. Djokovic in finale trova Tsitsipas che doma Nadal (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Lo aveva detto dopo la scoppola in semifinale in Australia a gennaio: la prossima volta sarà diverso. È stato di parola. Stefanos Tsitsipas, prendendosi la più dolce delle rivincite su Rafa Nadal, per di più davanti alla sua gente, a Madrid. Una partita palpitante, che il greco gira a proprio favore nel terzo set e che l’indomito maiorchino prova a tenere viva quando annulla tre match point nel nono game con tre meraviglie una più splendida dell’altra, fino alla resa. Oggi il greco in finale trova il redivivo Djokovic forte dell’unico precedente di agosto, quando lo batté nel Masters 1000 canadese. È vero però che i campioni, quando si avvicinano gli appuntamenti caldi, lasciano alle spalle i dubbi e iniziano a macinare gioco e avversari. Nole, che sogna più di ogni altra cosa il Roland Garros, non metteva in fila tre partite dalla trionfale campagna australiana. A Madrid si riscopre eccezionale difensore e un fenomeno di forza mentale contro cui rimbalza Thiem, che aveva vinto gli ultimi due confronti diretti, per di più sulla terra. Tra le donne, piccola impresa dell’olandese Bertens, ormai una solida realtà, che diventa la prima giocatrice della storia a conquistare Madrid senza perdere un set. Nella strada verso il trionfo, ha sconfitto quattro campionesse Slam una dietro l’altra (Ostapenko, Kvitova, Stephens e Halep in finale): in un tennis senza regine, pub starci pure lei.

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