Osaka, Halep e Bertens a Madrid - Pagina 4 di 4

Al femminile

Osaka, Halep e Bertens a Madrid

Dopo la finale persa lo scorso anno, Kiki Bertens ha vinto il Premier Mandatory spagnolo, determinando in questo modo anche i primi due posti della classifica mondiale

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Kiki Bertens - Madrid 2019 (foto via Twitter, @MutuaMadridOpen)
 

Ma Bertens non si ferma, e compie un ulteriore salto di qualità nell’estate 2018, quando riesce a uscire dai confini della terra battuta e raggiunge risultati di eccellenza anche su erba e cemento: quarti di finale a Wimbledon (sconfiggendo Venus Williams e Karolina Pliskova) e successo a Cincinnati, dopo aver superato quattro Top 10 nello stesso torneo: Wozniacki, Svitolina, Kvitova e Halep. Non sono traguardi casuali, ma il frutto di ulteriori miglioramenti tecnici e mentali.

Ormai il suo rovescio in topspin, anche se non elegantissimo nell’esecuzione (come spesso accade ai colpi un po’ costruiti) è diventato solido; l’efficacia dei colpi in corsa è ancora migliorata e questo fa di lei una giocatrice in grado di difendersi anche molto bene. In più ha accresciuto l’incisività del servizio: ai vertici nella classifica degli ace, per precisa scelta tattica spinge spesso anche la seconda; anche a costo di compiere qualche doppio fallo, ma potendo così tenere l’iniziativa con più costanza.

I miglioramenti tecnici vanno di pari passo con i progressi mentali. La giocatrice un po’ dimessa delle prime stagioni da professionista si è trasformata in una tennista molto più convinta, che vanta un record in carriera di 9 finali vinte su 11 disputate. Ma, secondo me, non si può dire che Kiki abbia mutato profondamente il carattere: era obiettiva e realista prima, e lo è anche oggi. Qualche anno fa probabilmente non si sentiva all’altezza delle migliori, oggi i risultati dimostrano il contrario, e Bertens ne ha preso atto.

Del resto basta seguire le sue conferenze stampa per capire quanto sia lucida e onesta nei giudizi, senza troppi giri di parole. Così capita che possa dire, come al termine della semifinale vinta venerdì scorso contro Sloane Stephens (6-2, 7-5): “Oggi è stata una giornata dura. Penso che tutte e due non abbiamo giocato bene. Mi sentivo stanca, dopo il match di ieri finito molto tardi”. Affermazioni semplici e dirette, non prive di critica anche per la collega: ma sempre senza comunicare la minima presunzione; la partita era effettivamente andata così, non era stata di qualità eccezionale, e allora tanto vale esprimerlo apertamente.

Non credo di sbagliare se dico che questa schiettezza e onestà le sia riconosciuta anche dalle colleghe. Al punto che nei quarti di finale, in occasione del match contro Kvitova, le due protagoniste si sono in sostanza arbitrate da sole, concedendosi reciprocamente punti e overrule, ancora prima che la giudice di sedia avesse il tempo di raggiungere in campo i segni delle chiamate dubbie.

Proprio il match contro Kvitova (6-2, 6-3) penso sia stato il picco della settimana (e uno dei migliori di carriera) di Bertens: efficacissima al servizio, con un dritto pesante e potente, ma anche con un rovescio solido e profondo come non mai. Se aggiungiamo a queste doti offensive anche una capacità di coprire il campo nelle fasi difensive ormai di prima qualità, abbiamo il quadro di una giocatrice sempre più difficile da battere.

Ho l’impressione che se Kiki manterrà questi livelli le sue avversarie dovranno anche cambiare tattica, perché la “vecchia” impostazione, che consisteva nel provare a mandarla in crisi insistendo sul suo lato sinistro, funziona sempre meno. A Madrid quando è stata chiamata a colpire in serie di rovescio, ferma nello stesso angolo, ha sbagliato pochissimo.

D’altra parte quando ha lei in mano l’iniziativa può ricorrere a diverse soluzioni. Infatti oltre al tennis di potenza può fare ricorso al rovescio slice per cambiare ritmo o introdurre la palla corta e muovere il gioco sulla verticale. Come si è visto in occasione dei match contro Kvitova e Halep.

Il successo di Madrid 2019 è il più importante della sua carriera, almeno sul piano del prestigio, visto che si tratta di un Premier Mandatory. E tutto si può dire tranne che sia stato casuale: non solo perché segue la finale dello scorso anno (persa al terzo set da Kvitova), ma anche per la qualità delle avversarie sconfitte (tra parentesi il loro ranking) senza perdere nemmeno un set: Siniakova (44), Ostapenko (29), Sevastova (13), Kvitova (2), Stephens (8), Halep (3). Se a Roma e Parigi saprà mantenere questa condizione, dovranno tutte fare i conti con lei.

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