Gigante Berrettini. Zverev in ginocchio (Crivelli). Roma ai piedi di Berrettini (Grilli). Matteo, la vendetta. Zverev cancellato (Azzolini). La musica di Federer per il Foro Italico (Bertolucci). «Male al ginocchio», Serena deve saltare il derby con Venus (Cocchi)

Rassegna stampa

Gigante Berrettini. Zverev in ginocchio (Crivelli). Roma ai piedi di Berrettini (Grilli). Matteo, la vendetta. Zverev cancellato (Azzolini). La musica di Federer per il Foro Italico (Bertolucci). «Male al ginocchio», Serena deve saltare il derby con Venus (Cocchi)

La rassegna stampa di mercoledì 15 maggio 2019

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Gigante Berrettini. Zverev in ginocchio (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Il Vangelo di Matteo infiamma la religione dei diecimila del Foro Italico quando il centesimo dritto sballato dell’ombra dello Zverev che fu finisce lungo di un metro. Un anno dopo, matura così la più dolce delle rivincite per quel ragazzino che qui sopra palleggiava con i big sognando di diventare come loro e adesso, dall’alto di 196 centimetri di tenacia e volontà, inchioda il numero cinque del mondo, in enorme crisi di fiducia ma pur sempre vincitore e finalista nelle ultime due edizioni. Un Berrettini gigante conquista così il primo successo in carriera contro un top ten, occhieggia ai primi 30 (ora è virtualmente 31) e si guadagna un ottavo non proibitivo con Schwartzman oppure Ramos. Con la forza di una parola: «Cattiveria. Sono stato proprio cattivo. La volevo così». Per troppi anni la tensione del torneo più sentito ha stroncato nella culla le ambizioni azzurre. In troppe occasioni, salvo prodezze sporadiche, questi campi sono diventati la tomba delle nostre speranze, tagliando fiato e gambe. Ma adesso che stiamo vivendo il rinascimento maschile, non esistono più imprese impossibili e anche il pubblico ci mette il carico di passione che elettrizza l’atmosfera. Per questo, Matteo spinge con sicurezza sullo schema servizio-dritto, non trema nelle tre delicate palle break avverse del 5-5 del primo set e poi raccoglie i cocci di un avversario spaesato, pizzicandolo pure con delicate smorzate: «Sono stato bravo a rimanere attaccato al match – racconta Berrettini -, un anno fa mi giravano dopo la sconfitta con lui, stavolta avrei rosicato sul serio. Cos’è cambiato in 12 mesi? Ho un po’ di barba in più…». Un anno fa era 130 del mondo, adesso esordirà tra le teste di serie al Roland Garros. E dopo un avvio di 2019 in chiaroscuro, si è presentato a Roma reduce da due finali consecutive sulla terra rossa (vittoria a Budapest, sconfitta a Monaco di Baviera): «Quand’ero ragazzo mi chiamavano la radio perché in campo commentavo tutto a alta voce e finivo per innervosirmi – racconta —. Per vincere le partite conta anche l’atteggiamento: se ti parli addosso, è matematico che perdi il punto successivo». È la lezione che coach Santopadre gli ha inculcato fin da quando lo prese quattordicenne, impacciato e frettoloso: si impara da ogni partita, soprattutto dalle sconfitte. E così gli ha modulato la carriera per gradi, non esitando a gettarlo in pasto a rivali più forti ma dai quali si poteva spremere conoscenza, perché a tennis non si vince facendo i 100 metri, cioè raccogliendo risultati facili a livello giovanile, ma la maratona, quindi con la mente rivolta alla costruzione del futuro, attraverso fatica e sacrificio. […]

Roma ai piedi di Berrettini (Massimo Grilli, Corriere dello Sport)

Ha gettato a terra il cappellino e fa no con il dito, come non volesse credere a quello che ha appena combinato, mentre tutto intorno il Centrale sembra tornato ai tempi di Panatta. Poi Matteo Berrettini ridiventa serio, va a stringere la mano a Zverev con una faccia di circostanza e quindi si rimette a ridere davanti al suo staff, rinforzato per l’occasione dal fratello Jacopo, più giovane ma l’autentico ispiratore della carriera tennistica di Matteo. Chissà quante volte il ventitreenne ragazzo del Nuovo Salario, che legge Dostojevskij e va pazzo per Breaking Bad, si è immaginato un pomeriggio così, una vittoria su un grande campione davanti al pubblico di Roma, il Foro Italico ai suoi piedi. Numero 33 della classifica mondiale – ma dopo il successo di ieri è salito al 31° posto, eguagliando così il suo best ranking – Elimina Zverev, n. 5 del mondo tra i cori del Centrale. Ha vinto 10 delle ultime 11 partite ha battuto in due set il numero 5 del mondo (primo Top 10 sconfitto), quell’Alexander Zverev che ha confermato il suo pessimo stato di forma ma che a Roma aveva vinto nel 2017, mentre un anno fa si era arreso solo in finale al terzo set di fronte a Nadal e alla vigilia si era dichiarato convinto di poter ritrovare il suo gioco proprio sulla terra del Foro. Zverev e Berrettini si erano già incontrati sullo stesso campo Centrale giusto un anno fa, sempre nel secondo turno del torneo (Matteo da 103 del mondo). E se nel 2018 il tedesco si era imposto con un tutto sommato facile 7-5 6-2, dodici mesi dopo i rapporti di forze sono completamente cambiati. Ieri Berrettini ha vinto con i colpi e con la testa, reggendo bene gli scambi da fondo campo con il tedesco, superando con tranquillità e saldezza di nervi i pochi momenti difficili della partita. Sciupato sul 5-4 un match-ball, sul 6-5 è stato di nuovo aggressivo, ha fatto punto anche recuperando uno smash sbilenco dell’avversario, che poi ha affondato in rete l’ennesimo dritto del suo balordo pomeriggio, ponendo fine alla sua agonia dopo 108 minuti di gioco. […] Saltato ieri sera il doppio in coppia con Fognini, che ha accusato un provvidenziale attacco influenzale, Matteo tornerà in campo domani contro il vincente della gara di oggi tra due pedalatori come l’argentino Schwartzman (numero 24) e lo spagnolo Ramos Vinolas (88), entrambi mai affrontati. Sarà sicuramente una lotta, bisognerà soffrire e correre parecchio. Ma ormai Matteo è diventato grande e non teme più nessuno.

Matteo, la vendetta. Zverev cancellato (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Roma è città di echi, illusioni, desideri, dove tutto è possibile prima che accada, e tutto è risaputo nel momento in cui sta accadendo. Si sa, ti dicono. E forse lo sanno davvero, l’hanno visto già altre volte, dieci, cento, mille anni fa. Soltanto gli eroi arrivano dritti al cuore, turbano i sentimenti, riscaldano la linfa di una città che vive avvolta nella sua magnificenza trascurata. E gli eroi, a volte, non sono semidei. Sono “di giornata”, in attesa di divenire sempiterni se mai sarà possibile, ma sempre a portata di mano. «A pantera, daje n’artra zampata, ché la prima nun l’ha capita». E l’eroe di giornata sente, fa sì con la testa. Ne manca una. Una sola zampata. Matteo Berrettini non manca di rispetto per il predestinato che ha di fronte, che è altrettanto giovane e a Roma ha già vinto (due anni fa) e rischiato di rivincere (l’anno scorso), ma si misura attraverso di lui. L’anno scorso Matteo incontrò Sascha Zverev da numero 103 del mondo, oggi è settanta posizioni più vicino, numero 33. L’anno scorso non c’era partita, poi Berrettini ha vinto a Gstaad e a Budapest, ha fatto finale a Monaco. Si è scoperto tennista, «seppure in divenire, che di lavoro ce n’è ancora tanto» dice da bravo figlio, e ora ha voglia di mettere in campo quello che ha imparato: «Santopadre mi ha spinto a lavorare su tutto me stesso, i colpi, i modi di vivere il match, di sentirlo», racconta di coach Vmcenzo che lo accompagna da sempre. Ma anche l’altro coach Cipolla si è fatto sentire. «Flavio mi fa la messa a punto, mi offre quei piccoli consigli che poi, in partita, diventano grandi verità. Come smettere di parlare ad alta voce con se stessi, magari dopo un punto perso, perché si rischia di compromettere anche il successivo. Prima Santopadre mi chiamava Radiolina». […] Piace molto al pubblico il nuovo giovane eroe, perché fa lui la partita, e non ha paura. Il servizio è vorticoso, spesso sopra i 220 orari. Il diritto fa male anche solo a guardarlo. Sascha è nell’angolo ma si salva, s’intuisce che quando avverte il pericolo riesce a concentrarsi di più. Risale a colpi di ace da due 0-30, ma Berrettini trova il primo match point sul 5-4. E altri due poco dopo. Palla in rete e Zverev a casa, a meditare. Matteo fa due conti: entrerà fra i primi trenta, Ancora uno sforzo e avrà una testa di serie al Roland Garros. […]

La musica di Federer per il Foro Italico (Paolo Bertolucci, La Gazzetta dello Sport)

L’ufficialità è arrivata all’ultimo momento, ma poco importa. King Roger torna, dopo una lunga assenza, a calcare i campi del Foro Italico per la gioia dei tifosi e di tutti coloro che vedono in lui un fenomeno inimitabile. Le quattro finali perse sul centrale romano hanno lasciato un segno indelebile nell’animo di Federer e un piccolo vuoto nella fornitissima bacheca. Sarebbe bello, intrigante e coinvolgente se lo svizzero riuscisse a sfatare l’incantesimo in questa edizione, ma sinceramente non credo sarà possibile. Roger ha ripreso a frequentare la terra solo perché ha capito l’errore commesso in passato e da campione lucido, umile e intelligente è corso ai ripari modificando la programmazione. Si è reso conto che l’approccio verso Wimbledon necessitava di test anche sulla terra per attenuare e ridurre la lunga pausa tra il duro cemento e la soffice erba. Così sulla strada verso Parigi è atterrato a Roma per proseguire la strada iniziata a Madrid. Il suo gioco non avrà l’intensità del passato ma l’eleganza del gesto e la leggerezza del movimento garantiscono in ogni caso il massimo dell’armonia tanto da far sembrare facile anche il colpo più complesso. […] Venti slam e oltre 100 trofei lo hanno trasformato da eroe a mito e per nostra fortuna è ancora in pista capace, come nessuno, di tradurre in musica una semplice partita di tennis.

«Male al ginocchio», Serena deve saltare il derby con Venus (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Roma lo aspettava da 20 anni, ma il derby al Foro tra Serena e Venus Williams non ci sarà. Serena, dopo aver superato al primo turno la svedese Peterson, si è ritirata ieri nel tardo pomeriggio. Il colpevole è ancora il ginocchio sinistro, lo stesso che le aveva impedito di scendere in campo a Miami e l’aveva tenuta ferma fino a ora: «Devo ritirarmi dagli Internazionali perché ho di nuovo dolore al ginocchio sinistro – ha fatto sapere attraverso un comunicato -. Mi mancheranno i fans e mi dispiace molto lasciare questo torneo che è sempre stato uno dei miei preferiti al mondo». La Williams, quattro volte campionessa al Foro Italico lascia comunque uno spiraglio sulla sua partecipazione al Roland Garros: «Ora mi concentro sul recupero e la riabilitazione del ginocchio e spero di ritrovare i miei tifosi a Parigi. Quanto a Roma, do a tutti voi l’appuntamento per l’anno prossimo». Serena non gioca da Indian Wells e ha dichiarato di aver potuto fare poco in campo concentrandosi principalmente sul lavoro di resistenza senza forzare sull’articolazione. Arrivata a Roma mercoledì scorso per abituarsi alla terra rossa e aveva portato con sé il marito Alexis Ohanian e la figlia Olympia. La vacanza romana è durata meno del previsto e Venus, invece che affrontare la sorella, si accomoda direttamente agli ottavi di fmale.

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