L'infernale Fabio Fognini

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L’infernale Fabio Fognini

A poche ore dalla sfida con Zverev, vi proponiamo la traduzione integrale di un articolo di Michael Mewshaw, uno scrittore americano che paragona Fognini… al diavolo

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Fabio Fognini - Australian Open 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Michael Mewshaw è uno scrittore statunitense autore di 22 libri, il più recente dei quali – The Lost Prince: A Search for Pat Conroy – è stato pubblicato lo scorso febbraio. Dall’unione delle simpatie per la figura del diavolo (evidenti nella scelta di dare nome “Sympathy for the Devil: Four Decades of Friendship with Gore Vidal” al memoir che racconta la sua amicizia con il saggista Gore Vidal) e dalla passione per il tennis, è nato questo articolo dedicato a Fabio Fognini.


Alcuni campioni di tennis sono facili da amare. La grazia, il comportamento da gentiluomini e l’eccellenza duratura di Roger Federer lo rendono una rarità, un giocatore ammirato anche dai suoi avversari sconfitti. Mezzo-toro, mezzo-torero, Rafa Nadal mostra in campo cotanta testosteronica truculenza che ci si potrebbe aspettare un limitato affetto per lui. Ma la miriade dei suoi sostenitori lo riveriscono per il suo sforzo incessante e il rifiuto di darsi per sconfitto.

Sebbene entrambi i giocatori siano tra i miei preferiti, devo confessare un vizio segreto. Sono un tifoso sfegatato di Fabio Fognini, il che equivale ad ammettere la simpatia per il diavolo. Tutto ciò che riguarda Fognini appare calcolato per impedire agli spettatori di schierarsi con lui. I suoi baffi mefistofelici e il pizzetto suggeriscono che ha visto e fatto cose che gli altri uomini non possono neppure immaginare. Come per assicurarsi tale impressione, era solito promuovere abbigliamento Oxygen (ndt: il nome corretto del marchio è Hydrogen) indossando maglie con il teschio come logo. In una delle sue incarnazioni Andre Agassi somigliava a un pirata. Per non essere da meno, Fognini assomigliava a Satana.

E il suo modo di camminare! Cosa potrebbe esserci di più arrogantemente provocatorio? Alto 1,78 m, uno dei più bassi uomini del tour, incede impettito come un Nureyev in posa. Tra i punti si sposta da un lato all’altro del campo con un’aria da galletto. Al cambio campo si atteggia a pavone, raramente degnando il suo avversario di un’occhiata. Nella lista di giocatori che hanno un impatto psicologico sull’avversario, Fognini occupa una categoria tutta sua. Ogni suo gesto sdegnoso sembra studiato per intimorire il giocatore che si trova dall’altra parte della rete. Tutto ciò potrebbe far sembrare Fognini un cattivo da operetta, del tipo che inevitabilmente viene punito nell’ultimo atto. Ma ciò che riscatta il suo atteggiamento e pavoneggiamento è il suo talento trascendente.

Il diavolo italiano ha talento in abbondanza come ha dimostrato nel corso degli anni, sconfiggendo per ben tre volte Nadal su terra rossa, e più recentemente in semifinale a Monte Carlo, torneo di categoria Masters 1000 che poi ha finito per vincere. Essendo più di un abile terraiolo, ha anche battuto Rafa sul cemento agli US Open 2015, capovolgendo l’incontro dopo essere stato sotto per due set a zero. (In tutta onestà, la sua impresa è stata oscurata, in Italia così come a casa sua, dal fatto che sua moglie Flavia Pennetta ha vinto il titolo di singolare agli US Open 2015).

Il celebre scrittore di tennis italiano Gianni Clerici ha commentato il matrimonio di Fognini con la Pennetta dicendo che Fabio aveva bisogno di un’infermiera, preferibilmente una con esperienza in psicologia. Sembra che l’unione dei due abbia contribuito a renderlo più stabile, così come la nascita del figlio Federico. Benché Fognini mostri ancora la tendenza a perdere la concentrazione e a perdere le partite che dovrebbe vincere, la stagione 2019 lo ha visto salire al numero 12 nella classifica, con la prospettiva del suo ingresso nella top 10 per la prima volta nella sua carriera, a seconda del suo rendimento agli Open di Francia.

Avanzando nei sedicesimi di finale a Parigi, Fognini ha affrontato il veterano spagnolo Roberto Bautista Agut (RBA) che lo ha battuto due mesi fa a Miami. È vero, quella era una superficie veloce, ma RBA è anche esperto su terra rossa, e in quanto a contegno, lo spagnolo rappresenta l’immagine speculare dell’italiano. Faccia da poker, corretto e senza fronzoli, lui è il perfetto contrasto per Fabio e all’inizio della partita sembrava avere le risposte all’appariscente stile barocco dell’italiano. RBA ha fatto il break all’inizio del primo set, per poi fare lo stesso nei due set successivi. Ma Fognini ha risposto con tipico menefreghismo, col suo atteggiamento di strafottente noncuranza che esaspera gli avversari che si illudono di averlo messo alle corde.

Alternando la velocità e la rotazione dei suoi colpi da fondo, aprendo il campo con angolazioni esasperate, servendo aces puntuali e lanciando una raffica di palle corte, ha fatto il contro-break e ha vinto il primo set al tie-break e il secondo set 6-4. Per tutta la sua apparente noncuranza, è ingannevolmente veloce, e dopo lunghi scambi di colpi a mezza velocità dalla linea di fondo, è capace di colpire vincenti sulla linea. Ma Bautista Agut, restando comunque a portata, inseguendo le palle, rimanendo risoluto su ogni punto, è riuscito a vincere il terzo set. Tuttavia Fognini ha fatto spallucce, e nel quarto set, è stato lui a fare un break senza mai permettere a RBA di tornare in partita.

Nel prossimo round, Fognini affronterà Sasha Zverev, il tedesco faccia d’angelo, il geniale NextGen che sulla carta parte vincente contro l’italiano. Ma l’incontro si svolgerà su terra rossa, una superficie sulla quale è sempre difficile battere il diavolo.

Traduzione integrale a cura di Simone Musso

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