La crociata di Vasek Pospisil

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La crociata di Vasek Pospisil

Il canadese fa sentire nuovamente la sua voce in difesa dei tennisti di bassa classifica. Si riapre il dibattito sui guadagni. Nel mirino di Pospisil anche i tornei dello Slam

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Nelle ultime settimane la discussione relativa ai guadagni è emersa più volte, prima con la notizia che Federer è risultato essere uno degli sportivi più pagati al mondo e poi con qualche calcolo fatto sulle spese che un giocatore professionista deve affrontare annualmente. Pochi giorni fa si è aggiunto al dibattito anche il tennista Vasek Pospisil che dopo aver passato cinque mesi ai box per un infortunio alla schiena, solamente ad aprile è tornato su un campo di allenamento. Il canadese, da oltre un anno membro del Player Council, non è nuovo a far sentire la sua voce sul tema monetario e in questa occasione ha scelto Twitter come canale di diffusione.

Il primo bersaglio delle sue critiche sono i tornei del Grande Slam. Nonostante per molti giocatori questi tornei rappresentino la principale fonte di guadagno, Pospisil, dati alla mano, mette in discussione il loro operato e fa notare come nel 2017 solamente il 14% degli incassi degli US Open siano stati destinati ai tennisti, a differenza di altri sport come il basket NBA o l’hockey NHL, dove il 50% degli introiti è destinato agli atleti.

Come detto Pospisil quest’anno è stato per lungo tempo senza giocare e dunque inevitabilmente anche questo aspetto è finito nelle sue argomentazioni. I tennisti ATP non hanno nessuna assicurazione in caso di infortunio e subiscono una graduale perdita di posizioni“. Vasek ha inoltre messo in discussione il numero limitato di tornei disputabili con il ranking protetto – solamente nove – e ha sottolineato come spetti ai giocatori pagarsi le spese di eventuali operazioni chirurgiche e riabilitazioni (cosa che non accade in altri sport).

L’attuale n. 182 del mondo ha richiamato anche l’attenzione sulla mancanza di un rappresentante legale per tutti i tennisti e di come ogni evento ATP disponga di due avvocati che rappresentano contemporaneamente giocatori e torneo. E infine è tornato a puntare il dito sul problema guadagni dei tennisti compresi tra la 51esima e la 100esima posizione, decisamente inferiore rispetto ad altre discipline.

Queste “provocazioni” non sono passate inosservate tra i suoi colleghi e c’è chi ha appoggiato il suo punto di vista, come Noah Rubin o Taylor Fritz, che sul tema degli infortuni ha preso la palla al balzo. Il giovane americano infatti ha persino azzardato un sistema di classificazione simile a quello del golf, dove si tengono in considerazione i risultati ottenuti negli ultimi due anni anziché uno. Tuttavia c’è chi gli ha fatto notare che in quel caso il suo partner di doppio Jack Sock avrebbe, forse immeritatamente, una classifica molto più alta in singolare rispetto a quella attuale. Altri colleghi invece hanno provato ad alimentare la polemica ancor di più estendendola al tennis femminile, come nel caso di Varvara Lepchenko che sul tema dei guadagni ha ribadito come nella WTA gli incassi per le giocatrici fuori dalla 300esima posizione siano ancora più bassi.

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