Djokovic da paura: Goffin sparisce, per il n.1 è la nona semifinale a Wimbledon

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Djokovic da paura: Goffin sparisce, per il n.1 è la nona semifinale a Wimbledon

LONDRA – Dal 3-4 del primo set è un assolo di Novak: vince 15 degli ultimi 17 game lanciando un chiaro segnale ai suoi avversari. Ha tutte le intenzioni di conservare il titolo

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Novak Djokovic - Wimbledon 2019 (via Twitter, @wimbledon)
 

[1] N. Djokovic b. [21] D. Goffin 6-4 6-0 6-2 (da Londra, il nostro inviato)

Quando si incontrano tennisti dal gioco simile, ma uno dei due ha qualità complessive superiori all’altro, di solito le partite possono anche risultare abbastanza equilibrate, se non appassionanti in mancanza di confronto di stili. Però, alla fine, sarà praticamente sempre il più forte a prevalere. Novak Djokovic affronta e batte ancora una volta David Goffin (6-1 per il serbo, il computo aggiornato dei precedenti); il belga era alla sua seconda apparizione in carriera sul centrale di Wimbledon (inaugurò il campo nel primo turno del 2014, contro il campione uscente Andy Murray), e l’esito non è stato troppo diverso.

COMINCIA BENE DAVID, EPPURE… – Da subito, appare chiaro che David è perfettamente consapevole, da tattico intelligente qual è, di non potersi limitare a fare il suo consueto gioco di geometrie pazienti, bei colpi portati con relativamente poca rotazione, angoli improvvisi. Con il “Djoker” non basta, lo metti in ritmo e ti tritura. Vediamo quindi Goffin spingere senza paura di andare fuori giri fin dall’inizio, sparando soprattutto il dritto con grande potenza ed efficacia. Un paio di volte commette delle ingenuità a rete, ma il semplice fatto che si sia messo nelle condizioni di andarci, grazie agli attacchi ben portati, è un buon segnale per lui. La condotta di gara aggressiva gli procura due palle break nel terzo game (cancellate d’autorità da un buon Nole al servizio), e in generale gli permette di tenere il campo alla grande. Sul 3-3, siamo a 11 vincenti, 3 errori di Goffin (7-7 Djokovic), quello che si dice un signor ingresso in partita. Per ora l’impressione è che Nole stia un po’ troppo a guardare, lasciando fare l’avversario, il che a questi livelli è giocare col fuoco.

Infatti, proprio nel settimo game, la pressione del belga si concretizza con il break, meritato, sta attaccando a tutto braccio senza paura, il vantaggio di 4-3 e battuta è meritato. Nel tentativo di scuotersi, il campione uscente aumenta i giri del motore, ma la risposta in spinta lo tradisce. Gli viene in soccorso David, che incappa in un doppio fallo, poi fallisce un attacco, e fronteggia la palla del contro-break. Gran classe di Goffin nell’annullarla con una splendida stop-volley, ma poi un altro lungolinea di dritto gli vola largo, e Nole concretizza con una bella conclusione a rete il 4-4. Per la prima volta dall’inizio del match, dalla tribuna sentiamo Djokovic partire con il suo tipico “grunting, geme a ogni impatto, di solito, conoscendolo, è il segnale che la “belva” si è svegliata, ed è entrata in ritmo. Quando fa così, diventa ingiocabile.

In un attimo è 5-4, quasi di colpo la situazione si è ribaltata tecnicamente in modo totale. Ora o David piazza tre missili a scambio sulle righe, o non ha modo di fare punti. Il secondo break per Novak e il conseguente 6-4 arriva puntuale, dopo 49 minuti, dispiace dirlo (non perché sta vincendo Djokovic, ma perché per ora l’andamento del match è assolutamente prevedibile) ma si rischia una partita di quelle in cui non avverrà nulla di sorprendente o emozionante.

NOLE SENZA OSTACOLI – Strano toilet-break per Nole – dopo nemmeno un’ora che è in campo – e si riparte. Il serbo si mette un cappellino, dal lato tribuna stampa in effetti il sole è fastidioso per uno che gioca con le lenti a contatto. Standing ovation per un super-punto con due tweener consecutivi, uno a testa, chiuso poi al volo da Goffin nel terzo punto. Il belga è ammirevole nel rifiutare di adeguarsi a un andamento del punteggio che sembra già scritto, ma come detto il buon vecchio Nole ha messo la freccia e brekka per la terza volta, per poi tenere e salire 3-0. Dall’esatto istante in cui si è udito il primo “AAAUFFGHH!” del Djoker ad accompagnare un dritto vincente, il parziale è di 6-0 per lui, mi vien da pensare che Vajda, Ivanisevic e compagnia bella dovrebbero dirgli di farlo da subito per evitare rischi.
Glielo chiedo in conferenza stampa: “Interessante, non me ne ero reso conto. Credo sia un fattore mentale, oltre che fisico. Avevo appena perso il servizio, mi sono sentito liberato, come a dire adesso posso lasciarmi andare e giocare. Non so se il “grunting” aiuti come regola, certo oggi mi ha aiutato, qualche volta lo faccio, qualche volta no. fa parte del mio stile“.
Il quarto break consecutivo subito da David, secondo del parziale, che manda Nole avanti 4-0, sa di resa. Anche il linguaggio del corpo di Goffin, che era partito bello pimpante e aggressivo, si è fatto dimesso (niente di nuovo, in effetti).

Qualche punto gradevole si vede ancora, il che è ovvio, ma come andrà a finire lo abbiamo capito in quindicimila da mezz’ora. Che solidità straordinaria Djokovic, sta quasi ridicolizzando un avversario assolutamente degno, ed è chiaro che non ha nemmeno bisogno di impegnarsi allo stremo per farlo. Si arriva a 9 game di fila per lui, 6-0 e due set in cascina, piovono vincenti tirati da Nole quasi con nonchalance. Goffin ha un atteggiamento davvero troppo passivo adesso, qualcosa deve fare per scuotersi. Fossi in lui, rinuncerei a una Wilson e a 2-3000 dei 327.000 euro già incassati per i quarti di finale, sfogarsi almeno un attimo può fare bene. Non sarà bello, ma frantuma ‘sto fusto e almeno fai sentire all’altro che sarai pure inferiore, ma ci sei. Così sembra un allenamento.

David Goffin – Wimbledon 2019 (foto via Twitter, @Wimbledon)

A inizio terzo set, quasi per distrazione (smash e poi volée falliti), Djokovic concede una palla break, ma si salva e allunga la striscia a 10 game, 1-0 per lui. Finalmente, servendo bene, David arresta l’emorragia, ma il conto alla rovescia è già partito, certificato dal break (il sesto!) che manda Nole 3-1. Siamo adesso a 20 vincenti e 15 errori per Djokovic, 23-19 Goffin, non sono nemmeno statistiche impietose, anzi, ma i punti che contano li fa tutti il serbo con scientifica precisione e continuità. Un doppio fallo di Nole concede una palla del contro-break a David, fallita, poi per conquistarsene un’altra il belga è costretto a tre smash di fila, la difesa di Djokovic è straordinaria. Così come è straordinaria la sua capacità di trasformarla in fase offensiva, annullando anche la seconda opportunità all’avversario. Arriviamo all’ora e tre quarti, Nole 4-1 (e un terrificante parziale di 13 game a uno), ormai la gente sta già facendo i calcoli su quando entreranno in campo Federer e Nishikori.

Poco dopo, siamo a un’ora e 57 minuti, ecco il 6-2 conclusivo maturato a seguito di un parziale annichilente di 15 game a 2: Goffin brekkato sette volte, una autentica stesa, va purtroppo detto, con tutta la simpatia possibile per il bravo David. Forse per farsi perdonare la brutalità della prestazione, e la conseguente suspence pari a zero, Djokovic ritorna alla sua tradizione del lancio figurato di cuori al pubblico, poco simpaticamente dagli spalti gli ritorna qualche fischio. Intanto, sono 36 semifinali Slam, 9 delle quali a Wimbledon. Giocherà contro Roberto Bautista Agut (precedenti, 7-3 Djokovic, ma le ultime due vinte da Roberto).

DJOKOVIC A CALDO – “Beh, lui ha iniziato bene, comandava da fondo, e meritava il vantaggio. Poi palle nuove, un bel game mio, e sono andato via. Certo, avessi perso il primo chissà come sarebbe andata, ma nel secondo e nel terzo non ho avuto problemi, mi sono sentito bene. Ho giocato bene l’intero torneo secondo me, ora sono in semifinale. Roberto mi ha battuto un paio di volte quest’anno, sbaglia poco, la sua palla piatta rimbalza bassa, con lui le partite devi vincerle. Ma lo stesso vale per Pella, se dovesse rimontare, è uno tosto che non ti regala nulla“.

Novak Djokovic – Wimbledon 2019 (foto Roberto Dell’Olivo)
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