Soddisfazioni dal basso, in questa settimana di transizione. Stelle in vacanza a godersi il post Wimbledon, o a medicarsi le ferite, nella maggior parte dei casi, e due International piccolini nel menù. Spazio dunque a chi non ha necessariamente la luce dei riflettori puntata addosso, ma non è detto che non l’avrà presto, se i risultati continueranno a essere quelli appena apprezzati.

Elena Rybakina ha vent’anni appena compiuti; Fiona Ferro ne ha spente ventidue a marzo. La prima diventerà probabilmente un pezzo grosso del circuito in tempi non lunghissimi; la seconda sta crescendo a gradi, scalino dopo scalino, ma inesorabilmente. Entrambe hanno conquistato la scorsa settimana il primo titolo in carriera, e soprattutto nel caso della kazaka d’importazione si sospetta che non sarà l’ultimo. Con il trionfo appena consumato Rybakina entra per la prima volta tra le migliori cento della classifica WTA assestandosi alla posizione 65 dopo un salto di 41 posti. Quello di Bucarest era appena il settimo main draw in un evento del tour maggiore nella sua giovanissima carriera e la coppa è stata alzata senza aver perso un singolo set in tutto il torneo. Il clean sheet, nel 2019, era andato in porto solo altre tre volte, negli immacolati cammini verso il titolo di Sofia Kenin (Hobart), Ash Barty (Birmingham) e Karolina Pliskova (Eastbourne).

Chiuso il 2018 alla 180 WTA, Elena Rybakina ha già superato più di cento colleghe quando siamo appena a metà stagione, ma la corsa prevede un’ulteriore accelerata: da qui a fine anno la tennista nata a Mosca difende appena settantatré punti, dunque l’ipotesi di un suo ingresso tra le prime trenta non sembra peregrina. La finalissima in territorio rumeno, conquistata cedendo appena due giochi, ha comunque riportato sulle scene in grande stile Patricia Maria Tig, presentatasi nella capitale addirittura senza ranking dopo due anni saltati per problemi alla schiena prima e maternità poi. Capace di cacciare la campionessa in carica Sevastova oltre a Kristyna Pliskova e Laura Siegemund, Tig riappare di colpo tra le prime trecento del ranking (264).

A Losanna primo titolo in carriera anche per Fiona Ferro, si diceva: la bionda francesina, sempre più solida a questi livelli, ha rischiato di uscire dalla prime cento causa punti dell’ITF vinto a Olomouc un anno fa in scadenza, e allora ha pensato di difenderla portando a casa il premio grosso: stroncata la resistenza di Alizé Cornet in finale, Ferro ha compiuto l’impresa giovedì in sede di ottavi, risalendo clamorosamente dall’1-6 2-5 contro l’incredula Mihaela Buzarnescu. La settantacinquesima posizione conquistata dopo il trionfo nel Canton Vaud le vale la miglior classifica di sempre.

Se ai piani alti, come si è già avuto modo di anticipare, la calma è stata piatta, con l’unica variazione prodotta dal rientro dell’inattiva Elise Mertens tra le prime venti grazie alla finale 2018 non difesa a Bucarest da Petra Martic, il gran finale lo dedichiamo alla nostra Martina Di Giuseppe: raggiunto a ventotto anni suonati il primo main draw in un torneo del tour principale, la tennista romana, anche approfittando del ritiro in ottavi di Veronika Kudermetova, si è spinta addirittura sino alle semifinali, dov’è stata sconfitta dalla futura campionessa Rybakina. Inutile dire che l’ingresso tra le prime centocinquanta, alla centoquarantanove WTA, rappresenta il suo best ranking e apre scenari a prospettive di discreto interesse. Con la nostra unica rappresentante tra le prime cento Camila Giorgi (62) in panne e le giovani più o meno disperse, sta toccando alle esperte Martina e Giulia Gatto Monticone regalarci le più grandi soddisfazioni.

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