Cincinnati comincia... ma finisce subito per Cecchinato. Decima sconfitta di fila

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Cincinnati comincia… ma finisce subito per Cecchinato. Decima sconfitta di fila

Periodo nerissimo per l’italiano, che non vince una partita da tre mesi. Il primo set è un buon segnale, ma poi si lascia travolgere da De Minaur

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Marco Cecchinato - Queen's 2019 (foto Alberto Pezzali/Ubitennis)
 

La definizione di periodaccio tennistico, purtroppo, trova pieno riscontro nella situazione in cui si trova attualmente Marco Cecchinato. Il 26enne palermitano è riuscito a staccarsi di dosso la pressantissima etichetta che la semifinale di Parigi gli aveva appiccicato addosso ma l’ha fatto nel peggiore dei modi, ovvero inanellando una serie di sconfitte consecutive tra le quali quella di Parigi aveva costituito il secondo (dolorosissimo) episodio, e l’ultima di Cincinnati addirittura il decimo. Cecchinato ha subito la terza rimonta nelle ultime quattro uscite, la quarta in questa deprimente serie di sconfitte, e per la quinta volta quest’anno ha abdicato in un Masters 1000 all’esordio (si conti anche Miami, dove Marco aveva superato il primo torno grazie a un bye e il secondo grazie a un walkover, perdendo poi contro Goffin al terzo turno). Questa volta, beffe dell’ordine di gioco, è stato addirittura eliminato prima che la settimana cominciasse.

Per la terza volta in carriera la sconfitta è giunta per mano di Alex De Minaur, il diavoletto australiano contro cui non è certo un reato perdere su un cemento piuttosto rapido come quello di Cincinnati. Il problema nasce quando si contano i mesi senza vittorie, tre tondi tondi dal primo turno di Roma, nel quale Cecchinato aveva vinto sempre contro De Minaur – un nome ricorrente nella carriera del siciliano nel tour maggiore – al termine di una partita, se vogliamo, esattamente opposta a quella di Cincinnati.

Sulla terra italiana, De Minaur aveva approfittato di una partenza lenta di Cecchinato per portarsi in vantaggio di un set salvo subirne la rimonta, chiaramente condotta sull’onda di una migliore attitudine alla superficie. In Ohio è stato l’italiano a vincere il primo set, al tie-break, annullando le uniche due palle break concesse, ma sostanzialmente la sua partita è finita lì. De Minaur ha imposto il ritmo chiaramente superiore di chi è nato su campi rapidi e ha perso appena tre game e undici punti al servizio negli ultimi due set. Senza che in fondo Cecchinato potesse recriminare poi troppo, poiché la scansione dei punti indica chiaramente che l’italiano è stato competitivo in risposta solo nel primo parziale ma non è comunque mai riuscito, nel corso dei tre set, a guadagnare una palla break.

Insomma, la situazione di Cecchinato è piuttosto nera ma non per via di questa sconfitta. Sarebbe arrivata, probabilmente, anche se Marco si fosse presentato a questa sfida in condizioni di fiducia ben più edificanti. De Minaur è un giocatore con potenzialità superiori sul cemento, ed è in ascesa. La situazione è nera perché non ci sarà altra terra battuta per sei mesi, e Ceck dovrà trovare il modo di frenare la discesa in classifica su una superficie che lo costringe a giocare all’interno di spazi e tempi che non ama. Da numero 64 del mondo, adesso, non può dirsi certo di affrontare con i favori del pronostico più di 15 giocatori compresi tra i top 100.

Anche le vicende extra-campo non aiutano. Dopo la sconfitta di Montreal contro Schwartzman, Cecchinato aveva inveito contro chi – probabilmente l’ex coach Simone Vagnozzi, anche se non l’ha direttamente nominato – s’era affrettato a lasciare la barca, probabilmente persuaso che ormai stesse irrimediabilmente affondando. “Sono contento di avere delle persone al mio fianco che credono in me”, aveva comunque detto Marco, dicendosi anche piuttosto fiducioso per il futuro: “Secondo me appena scatta quel click che mi fa vincere una o due partite posso ritornare a essere tranquillo, ad avere il livello dell’anno scorso”.

I duecento punti che gli restano da difendere fino a novembre non sono tanti, ma un pizzico di senso della realtà impone di credere che dopo dieci sconfitte consecutive, persino ripetere gli ottavi di Shanghai (due vittorie) e Pechino (una vittoria) e i quarti di San Pietroburgo (due vittorie) può trasformarsi in un’impresa complicata. Si tratta di vincere quattro partite, a fronte delle sette che Cecchinato ha vinto in stagione al di fuori della settimana di Buenos Aires, quella del suo ultimo titolo. Di queste sette vittorie, inoltre, una è arrivata contro un giocatore fuori dalla top 100 (Stakhovsky a Doha) e una è maturata dopo soli quattro game (quelli giocati da Dzumhur a Montecarlo prima di ritirarsi).

Di contrasto, il tennis è uno sport straordinariamente episodico. Così come l’ascesa repentina – titolo a Budapest e semifinale a Parigi – era arrivata praticamente senza segnali (anzi, un segnale c’era, ma ben tremendo: una sconfitta al primo turno del challenger di Barletta) la rinascita potrebbe concretizzarsi a partire da un sorteggio fortunato, da una vittoria ottenuta un po’ così, da un paio di mezzerighe colpite nel momento giusto. Del resto, come un utente ha mirabilmente riassunto parlando proprio di Cecchinato, il tennis è uno sport composto per il 90% di fiducia. E Marco deve ‘soltanto’ (fosse facile!) ritrovarla. Il prossimo tentativo andrà in scena a Winston-Salem, la prossima settimana.

IL RESTO DEL TORNEO – Si è giocato solo un altro match di main draw, oltre a quello di Cecchinato, e Isner l’ha vinto in tre set contro Lajovic. Si sono inoltre concluse le qualificazioni, sia maschili che femminili, che non hanno promosso nessun tennista italiano. Carreno Busta, Kudla, Rublev, Karlovic, Kecmanovic, Nishioka e Ruud si sono aggiunti al tabellone maschile, Swiatek, Kudermetova, Peterson, Davis, Diyas, Jabeur, Brady e Sharma a quello femminile.

IL TABELLONE MASCHILE AGGIORNATO (con i qualificati)
IL TABELLONE FEMMINILE AGGIORNATO (con le qualificate)

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