Murray: "Non sono ancora al limite, posso migliorare"

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Murray: “Non sono ancora al limite, posso migliorare”

Andy è fiducioso dopo i quarti raggiunti a Pechino: “Con il numero 10 me la gioco, ho bisogno di altre settimane come questa”

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Andy Murray - Pechino 2019 (foto via Instagram, @atptour)
 

Se in passato un buon torneo per Andy Murray consisteva quanto meno in una finale, adesso il target si è considerevolmente abbassato e il quarto di finale raggiunto questa settimana nell’ATP 500 di Pechino va guardato con entusiasmo. Per la prima volta in stagione, lo scozzese ha vinto due match consecutivamente a questo livello e si è arreso solamente di fronte al n. 5 del mondo Dominic Thiem. Dopo questa sconfitta Murray ha parlato ai microfoni dell’ATP del suo percorso di rientro, tuttora in atto, dopo il secondo intervento all’anca destra datato 28 gennaio.

Le prime considerazioni di un tennista tanto competitivo come lui non potevano non essere sul suo livello di gioco. “Sto giocando bene a sufficienza per essere competitivo a questo livello contro tutti i tennisti. Forse non solido abbastanza per battere i top player, ma credo che contro il numero 10 o il numero 20 del mondo al momento posso giocarmela bene“. Come dimostra anche la vittoria su Matteo Berrettini arrivata proprio nella capitale cinese. “Penso di dover passare qualche altra settimana come questa a giocare partite. Ho bisogno di due, tre, o quattro partite in una settimana cercando di giocarle al meglio per poter dire di aver raggiunto un livello da top 20. Questa settimana è stata migliore della precedente e ora spero che la prossima sarà migliore di questa. Devo cercare di andare avanti e capire dov’è il mio limite. Adesso non penso di essere al limite, sento di poter migliorare. Questo è quanto mi ha fatto capire questa settimana”.

Focalizzando l’attenzione sull’aspetto fisico invece, Murray ammette: Oggi mi sento meglio di quanto mi sarei aspettato. Un altro passo in avanti per me“. Tuttavia non nasconde che prima di scendere in campo contro Thiem non se la passava troppo bene. “Mi sentivo un po’ stanco e ne ho parlato con il team: ‘Se ti senti così cerca di finire presto alcuni punti’, ci siamo detti. Penso di aver giocato il primo game nel modo giusto e quando l’ho perso mi sono detto di chiudere i punti prima. Non sono contento di come sono poi andate le cose e a quel punto sono finito fuori strada“. Da queste parole se ne deduce ancora una volta che la testa, e con essa la concentrazione, giocano un ruolo a dir poco fondamentale nel tennis: anche in partite dove uno dei contendenti arriva da problemi fisici, le sconfitte in qualche modo possono essere lette in termini di debolezze mentali.

Tornando sulle sue condizioni, e in particolare sui suoi movimenti, tutto sembra andare per il verso giusto. “Quando stavo giocando il Challenger a Maiorca ero un po’ preoccupato al riguardo e non mi sentivo a mio agio durante gli spostamenti. Quando guardavo i video delle mie partite non mi piaceva il modo in cui mi muovevo mentre adesso, anche se i miei spostamenti non sono come prima, sono abbastanza buoni per essere competitivo a questo livello”. Insomma la voglia di continuare questo cammino c’è, il fisico sembra sostenerlo a dovere, e i risultati stanno affiorando. Chissà se presto i big three torneranno ad essere four.

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