Londra chiama Berrettini: l'eredità di Panatta da Roma alle Finals

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Londra chiama Berrettini: l’eredità di Panatta da Roma alle Finals

Dopo averlo incoronato suo erede, Panatta rivolge a Berrettini altre parole al miele nel suo ultimo libro. “C’è una filosofia antica, tratta da una città che dai propri eroi non ha preteso solo pane e sangue, ma divertimento, molto divertimento”

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Il sorteggio delle ATP Finals 2019: Berrettini con Federer, Djokovic e Thiem

Secondo giorno in libreria per il libro di Adriano Panatta, scritto insieme a Daniele Azzolini. “Il tennis l’ha inventato il diavolo” (Sperling & Kupfer, 300 pag., 17,90 euro) entra in diffusione – se è stata strategia, siamo ai limiti dell’impeccabile – in un finale di stagione straordinariamente interessante per gli appassionati italiani. Il filo che lega Panatta a Matteo Berrettini è mediaticamente caldo, non solo per i ricordi di chi vanta il privilegio di aver vissuto il finale d’oro degli anni Settanta. Intervistato qualche giorno fa da Il Corriere della Sera, proprio Panatta ha risposto con un chiaro “sì” quando gli è stato chiesto se Matteo fosse il suo vero erede. E ha aggiunto: “Se recupera energie, stacca con il tennis per un paio di giorni e si presenta a Londra senza nulla pretendere, farà bella figura. Consigli recepiti dall’attuale numero otto del mondo, che raggiungerà l’Inghilterra dopo il passaggio da Milano per onorare anche gli impegni con gli sponsor e un breve transito a Roma.

IN COPERTINA – L’estremo appeal di Berrettini sul mondo commerciale è solo uno degli aspetti che lo accomuna al campione del Roland Garros 1976, come già sottolineato dal manager di Matteo, Corrado Tschabusnig, che l’ha definito “testimonial perfetto per rappresentare un marchio dell’eccellenza italiana“. Il sistema Berrettini funziona anche nella quotidianità. Lo testimoniano i delicati flash della sua settimana viennese trascorsa insieme alla fidanzata Ajla Tomljanovic, nati sui social e finiti – di riflesso – anche nelle narrazioni dei principali quotidiani sportivi.

QUESTIONE DI DNA – L’assonanza più evidente rimane però quella sul campo, a cui Panatta dedica un capitolo della sua pubblicazione. “Il tennis in due colpi, il servizio come un meteorite arroventato e il dritto che viaggia come un treno ad alta velocità. Berrettini non esce dai canoni preferiti del tennis giovane, anzi, ne è uno dei migliori interpreti. Ma aggiunge un tocco italiano alle sue creazioni. Ed è questo che fa la differenza, sul campo e anche sulle tribune dove la “curva Berrettini” si allarga di partita in partita. C’è un DNA tricolore nel gioco di Matteo, una griffe manifatturiera che si appropria dei momenti più caldi e memorabili delle sue partite e lo spinge a risolvere le situazioni più intricate con i colpi che nessuno si aspetta. C’è dietro una filosofia antica, tratta da una città che dai propri eroi non ha preteso solo pane e sangue, ma divertimento, molto divertimento. Un’aria che Matteo respira dalla nascita e si rivela negli snodi di un tennis che, in divenire, usa quasi fossero sliding doors. Vengono da lì le improvvise scelte tattiche che fanno esultare gli appassionati (…)”. Il riferimento è alle smorzate, o alle risposte lungo linea sulla seconda di servizio degli avversari, “uno di quei colpi assassini che lo stanno facendo diventare famoso”.

NUMERI OTTO  E DINTORNI – Berrettini è il terzo italiano di sempre ad aver raggiunto le Finals, preceduto da Barazzutti nel 1978 e ancor prima, nel 1975, proprio da Panatta. I due condividono anche alcuni presupposti numerici: sono arrivati entrambi al torneo di fine anno da numero otto del mondo, senza una particolare benevolenza nel sorteggio. Coefficiente di difficoltà molto alto, infatti, anche per Panatta che rimediò tre sconfitte su tre contro Orantes (2), Ashe (4) e Nastase (5). Stessa sorte per Barazzutti, tre anni più tardi (questo significa che a Matteo basta una sola vittoria per diventare l’italiano con lo score migliore al Master). Rispetto ad allora, c’è però una differenza nel sistema di qualificazione.

Esistevano infatti due classifiche differenti. Nella prima, redatta dall’ITF sommando i punti ottenuti nel circuito Grand Prix, Panatta concluse all’ottavo posto, mentre la parallela graduatoria ATP lo avrebbe visto quattordicesimo a fine stagione. Quest’ultima calcolava la media dei punti invece che la somma, e soprattutto contemplava anche i risultati del circuito WCT. Il tennis degli anni Settanta era infatti anche caratterizzato da un circuito parallelo; da gennaio a maggio si disputavano i tornei del World Championship Tennis, che vantava un tale grado di autonomia da essere dotato anch’esso di un Master conclusivo in programma sul sintetico del Moody Coliseum di Dallas.

Nel 1975 Panatta non ottenne particolari risultati a livello WCT, mentre nel circuito Grand Prix raggiunse la semifinale al Roland Garros, si aggiudicò due tornei (Kitzbuhel e Stoccolma) e disputò altre tre finali, guadagnando così la qualificazione al Master. Tra gli otto aventi diritto si chiamò però fuori il numero sei Jimmy Connors perché in rotta con l’ITF, che l’anno prima lo tenne fuori dal Roland Garros impedendogli di competere per il Grand Slam (‘Jimbo’ aveva già vinto a Melbourne e avrebbe successivamente trionfato a Londra e New York). La squalifica del 1974 servì a “punirlo” della sua partecipazione alla World Team Tennis negli USA, campionato a squadre che sembrava promettere più di quanto in realtà abbia mantenuto. Al posto di Connors venne ripescato il numero nove, lo statunitense Harold Solomon, situazione che potrebbe ripresentarsi quest’anno qualora Nadal dovesse decidere di rinunciare lasciando spazio al connazionale Bautista Agut.

CLASSIFICA GRAND PRIX ITF 1975 (Valida per l’accesso al Master)

  1. Guillermo Vilas (ARG) 850
  2. Manuel Orantes (ESP) 764
  3. Björn Borg (SWE) 560
  4. Arthur Ashe (USA) 550
  5. Ilie Năstase (ROM) 485
  6. Jimmy Connors (USA) 470
  7. Raúl Ramírez (MEX) 402
  8. Adriano Panatta (ITA) 393
  9. Harold Solomon (USA) 375
  10. Eddie Dibbs (USA) 370

CLASSIFICA ATP DI FINE STAGIONE (al 15 dicembre 1975)

  1. Jimmy Connors (USA) 769
  2. Guillermo Vilas (ARG) 893
  3. Björn Borg (SWE) 728
  4. Arthur Ashe (USA) 905
  5. Manuel Orantes (ESP) 887
  6. Ken Rosewall (AUS) 387
  7. Ilie Năstase (ROU) 699
  8. John Alexander (AUS) 587
  9. Roscoe Tanner (USA) 569
  10. Rod Laver (AUS) 351
  11. Tom Okker (NED) 326
  12. Tony Roche (AUS) 279
  13. Raúl Ramírez (MEX) 620
  14. Adriano Panatta (ITA) 485
  15. Vitas Gerulaitis (USA) 286

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