WTA, diario di un decennio: il 2012 - Pagina 3 di 5

Al femminile

WTA, diario di un decennio: il 2012

Terza puntata degli articoli dedicati agli anni ’10 in WTA e alle sue protagoniste: da Victoria Azarenka a Serena Williams, da Maria Sharapova a Sara Errani

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Maria Sharapova, Serena Williams, Victoria Azarenka - Olimpiadi di Londra 2012
 

La terra rossa di Maria Sharapova
Terminata la stagione del cemento, ci si trasferisce sulla terra e il cambio di superficie corrisponde anche a un vero e proprio passaggio di leadership fra Azarenka e Sharapova.

Non è una sorpresa che Azarenka scenda di rendimento: si sa che la terra non è mai stata particolarmente amata da Vika. Quello che però non si può immaginare è quanto diventi performante sul rosso Sharapova. Dalla famosa e stracitata frase espressa a inizio carriera (“Sulla terra battuta mi sento come una mucca sul ghiaccio”), la situazione si è completamente ribaltata. Nel triennio 2012-2014 Sharapova ricava da questa superficie le maggiori soddisfazioni.

Ci sarà spazio più avanti (negli articoli dedicati agli anni successivi) per approfondire la trasformazione tecnica di Sharapova. Qui comincio da un dato puramente quantitativo: i successi Slam. Sembra una semplificazione, ma sintetizza efficacemente la novità.

Al termine delle stagioni 2012-2014 Maria aumenta il palmares passando da tre titoli (Wimbledon, US Open, Australian Open) a cinque, grazie alle due vittorie a Parigi del 2012 e 2014. Da zero, il Roland Garros diventa lo Slam in cui è più vincente. Ed è quello che le consente, dettaglio non proprio secondario, di completare il Career Grand Slam. Ricordo che anche nel 2013 Sharapova raggiungerà la finale del Roland Garros: significa che in quel triennio a Parigi totalizza un bilancio di 20/1 tra vittorie e sconfitte. Numeri che parlano da soli.

Nel 2012 Sharapova gioca quattro tornei su terra: Stoccarda, Madrid, Roma e Parigi. Perde solo in Spagna, da Serena Williams, dove però si compete sulla terra blu, superficie mai più utilizzata a causa delle proteste (con minaccia di boicottaggio) da parte di alcuni tennisti ATP.

Per il resto, sul rosso davvero rosso, Sharapova vince sempre. Per ognuno dei tre tornei trova una sola avversaria capace di strapparle un set: Stosur a Stoccarda, Li Na a Roma e Koukalova a Parigi. E grazie a questi successi tornerà per quattro settimane in cima al ranking.

In Francia avanza turno dopo turno senza che le avversarie riescano davvero a impensierirla, anche perché le più forti (almeno sulla carta) si perdono quasi tutte per strada. L’unica Top 20 che affronta è Petra Kvitova in semifinale, in una partita che Maria controlla senza particolari problemi: 6-3, 6-3.

E così, con tutte le altre Top 10 eliminate anzitempo, la finale di Parigi propone un confronto che nessuno avrebbe immaginato. Da una parte la sorpresa tecnica Sharapova, dall’altra la sorpresa in termini di rendimento di Sara Errani, sicuramente “terraiola doc” che però nelle cinque precedenti partecipazioni al Roland Garros aveva vinto un solo match (nel 2011 contro McHale).

Ma non è solo la sorpresa che accomuna le due finaliste. Con il senno di poi, e la distanza della nostra prospettiva storica, l’altro aspetto che lega Sharapova ed Errani, è che entrambe sarebbero andate incontro a una squalifica controversa da parte della WADA, l’agenzia antidoping.

Ma torniamo al giugno 2012 e alla finale Slam. Il 6-3 6-2 fotografa la differenza delle forze in campo in quel momento. ll confronto è troppo sbilanciato sul piano della potenza per poter lasciare incertezze sul risultato; anche perché i “topponi” di dritto di Errani, uno dei punti di forza del suo gioco, difficilmente possono creare problemi a una giocatrice così alta di statura come Sharapova.

Sara Errani, terza italiana in Top 10
E così, dopo la presenza di Schiavone nel 2010 e nel 2011, per il terzo anno consecutivo una tennista italiana raggiunge la finale del Roland Garros. Nel 2012 Sara Errani compie un salto di qualità sorprendente: comincia l’anno da numero 34 del ranking, e lo chiude da numero 8. E per due anni rimane fra le prime 10, con la posizione numero 7 a fine 2013.

Credo che Errani rappresenti al meglio il caso di una giocatrice capace di esprimere il massimo delle proprie potenzialità. Prende atto di alcuni limiti fisico-tecnici (i problemi con il servizio e una altezza quasi sempre inferiore alle avversarie), per costruire un tipo di gioco comunque molto solido ed efficace.

Il tennis degli anni migliori di Errani è un mix del tutto personale di qualità differenti: un dritto carico di spin (con un rimbalzo alto che dà molto fastidio alle avversarie) che Sara è in grado di indirizzare con sicurezza ovunque. Un rovescio (quasi sempre incrociato) più teso e praticamente infallibile. Una notevole qualità nella fase di contenimento e una naturale capacità nel giocare da ogni area del campo. In più colpi di volo di livello superiore e infine una ottima mano, che la rende quasi sempre vincente quando ha la possibilità di eseguire drop-shot o se ingaggia schermaglie a rete.

Vittoria dopo vittoria, di fatto Errani dimostra di potersela giocare con tutte, a parte le prime 4-5 del mondo, che rimangono per lei un po’ fuori portata a causa dello squilibrio in termini di potenza. Nel 2012 ha un bilancio di zero vittorie e 8 sconfitte con le Top 5, ma il dato si rovescia con le giocatrici fra la posizione 6 e la 20: 10 vittorie e appena 3 sconfitte.

Al Roland Garros 2012, Errani nel suo cammino verso la finale sconfigge due ex vincitrici di quello stesso torneo (Kuznetsova e Ivanovic), una finalista (Stosur), oltre che una giocatrice in forte ascesa come Angelique Kerber. Insomma tutto si può dire tranne che alla partita conclusiva arrivi per caso o per fortuna.

E se nella stagione 2012 l’erba le rimane indigesta, si scopre invece che il suo tennis funziona anche sul cemento: raggiunge i quarti di finale agli Australian Open e addirittura la semifinale agli US Open.

Roland Garros 2012: Razzano b. Williams 4-6, 7-6(5), 6-3
Come detto nella premessa iniziale, la sconfitta contro Virginie Razzano è l’unica eliminazione della carriera di Serena Williams al primo turno di uno Slam (e il dato vale ancora oggi, 2019 incluso).

Serena ha preparato con una certa attenzione il Roland Garros, giocando tre tornei sulla terra battuta. Curiosamente tre tornei con terra di colore diverso: ha vinto su quella verde, l’Har -Tru di Charleston e su quella blu di Madrid, mentre su quella rossa di Roma ha dato forfait prima della semifinale, lasciando via libera a Li Na.

A Parigi il sorteggio la mette di fronte a una giocatrice francese, Virginie Razzano. Razzano in quel momento è numero 111 in classifica, ma vanta un best ranking da numero 16 nel 2009, e soprattutto possiede una caratteristica significativa: è forte fisicamente e questo le permette di trovarsi a suo agio contro le giocatrici potenti, che non riescono a travolgerla con la pesantezza di palla.

Il primo set si chiude 6-4 per Williams. Insomma, sembra normale routine. In quel momento (maggio 2012) Serena vanta questo record negli Slam dopo aver vinto il primo set: 185 vinte, 3 perse. E l’ultima sconfitta risale al 2004. Nulla lascia presagire quello che accadrà in seguito.

Secondo set: Razzano inizia a sentirsi più a suo agio, gioca alla pari con una WIlliams non trascendentale e questo comincia a scaldare gli spettatori, compattamente schierati per la tennista di casa. Si procede senza break per tutto il set, sino al 6-6.

Tie break. Serena sale 4-0. Poi 5-1. Sembra fatta. E invece cominciano le sorprese. Sul 5-2 Williams può servire due volte. Sul primo punto lascia rimbalzare una risposta a candela di Razzano, che atterra vicino alla linea di fondo. Avrebbe tutto il tempo per colpirla e invece si ferma, giudicandola fuori. Scende la giudice di sedia Eva Asderaki a controllare: palla buona, 5-3.
Nel punto successivo, con Serena che comanda lo scambio, il giudice di linea chiama fuori un rovescio di Razzano; overrule di Asderaki e si deve rigiocare. Tutte chiamate esatte, che Serena non contesta. Ma forse comincia a innervosirsi. Con quattro errori consecutivi finisce per perdere il set al tiebreak. Da 5-1 a 5-7: sei punti consecutivi di Virginie.

Terzo set. Razzano ha ricevuto una iniezione di fiducia straordinaria dal finale di set e gioca benissimo. Al contrario Serena ha sofferto mentalmente il tiebreak perso e sbaglia troppo. Il risultato è incredibile: sul tabellone dello Chatrier si legge 5-0 per Razzano, a un solo game dalla vittoria.

Ma chiudere una partita contro Serena non è mai facile, e poi Williams non ha più nulla da perdere e torna a giocare come sa. Inizia la rimonta: 5-1, 5-2, 5-3.
Razzano comincia a soffrire di crampi: sul 5-3 e servizio si rende conto che sta passando l’ultimo treno per la vittoria, anche perché a volte riesce a giocare normalmente ma a volte fatica negli spostamenti, con le fitte ai muscoli che vanno e vengono.

Quello sul 5-3 diventerà un game straordinario: un solo game che dura ben 23 minuti, tra vantaggi interni (match point) ed esterni (5 break point). Virginie è zoppicante: un paio di volte grida per il dolore e finisce per perdere un punto per hindrance. Malgrado questo, conquista sette match point: sta per tagliare il traguardo e ogni volta viene respinta in extremis da Serena. L’ottavo match point è quello buono. Dopo 3 ore e 3 minuti di lotta, un rovescio lungo di Williams chiude la partita. Eliminata al primo turno.

La delusione di Serena è enorme, una delle più profonde della carriera, al punto da decidere che è arrivato il momento di cambiare il suo modo di affrontare il tennis. Invece di tornare negli Stati Uniti, rimane in Francia e va a parlare con Patrick Mouratoglou: si convince che sia il tecnico giusto per lei e lo assume come allenatore.

Oggi possiamo dirlo con certezza: nella storia tennistica di Williams c’è un prima e un dopo Razzano. Dopo questa sconfitta affronterà la professione con diverso impegno e dedizione, grazie anche alla spinta di un coach che la motiva con obiettivi sempre più ambiziosi: la persuade che avrà davanti ancora molti anni di attività e di possibili successi; così tanti successi da poter arrivare a vincere Slam come nessun’altra prima. I risultati di questo nuovo atteggiamento si vedranno presto. Sui prati di Wimbledon.

a pagina 4: Wimbledon, l’avvento di Serena Williams

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