Nadal e Djokovic sono partite vere. Ma quel Metreveli... (Gazzetta dello Sport). C'era una volta la Hopman Cup. Questa dell'ATP non ha fascino (Clerici). Sinner ha un soprannome. Il "Barone Rosso" riparte e punta agli Australian open (Barana)

Rassegna stampa

Nadal e Djokovic sono partite vere. Ma quel Metreveli… (Gazzetta dello Sport). C’era una volta la Hopman Cup. Questa dell’ATP non ha fascino (Clerici). Sinner ha un soprannome. Il “Barone Rosso” riparte e punta agli Australian open (Barana)

La rassegna stampa di domenica 5 gennaio 2020

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Nadal e Djokovic sono partite vere. Ma quel Metreveli… (La Gazzetta dello Sport)

Quantomeno è tennis vero. Se occorreva il sigillo dei grandi per ammantare di credibilità immediata l’esperimento della neonata Atp Cup, ci hanno pensato Nadal e Djokovic a dare una spinta al torneo tripartito (si gioca in tre città australiane: Perth, Sydney e Brisbane).

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Rafa piega Basilashvili 6-3 7-5, Nole ha bisogno addirittura di due tie break (e di 2 ore e 19′ in campo) per sormontare il rientrante Anderson, fermo da luglio per un’operazione alle ginocchia e sceso al numero 91 da 6 che era un anno fa: la sfida fu la finale di Wimbledon 2018 e Nole la sente particolarmente, tanto da zittire il pubblico troppo ridanciano nel tie break del 1 set. (…) si può aggiungere al mazzo delle cose belle la splendida vittoria di Coric su Thiem, a esaltare le due principali qualità positive dell’Atp Cup.

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Ai protagonisti piacciono anche le Team Zones, le panchine delle squadre collocate negli angoli del campo, dove si possono seguire sui tablet i dati statistici in diretta e i giocatori possono scambiarsi informazioni e incitamenti. Tra le note meno liete, e prevedibili, la presenza di tennisti che non c’entrano nulla con il contesto, perché le 24 squadre comportano la presenza di nazioni in pratica senza un numero due: ieri la Georgia ha schierato Alex Metreveli, omonimo e nipote (l’altro era il nonno) del finalista di Wimbledon ’73, ben lontano da uno standard accettabile (è 679 del mondo) e travolto 6-0 6-0 da Bautista. Si chiamano problemi di crescita.

C’era una volta la Hopman Cup. Questa dell’ATP non ha fascino (Gianni Clerici, La Repubblica)

Ho assistito una sola volta alla Hopman Cup, così titolata dal nome di Harry Hopman, il grande coach australiano al quale si deve la scoperta dell’allenamento atletico, sulle spiagge da cui nacque una serie di grandi campioni, da Hoad e Rosewall fino a Laver. Perth è stata una città indimenticabile anche per noi appassionati italiani, con un Sirola che batté MacKay in Davis

(…) La Hopman Cup si era svolta a metà tra la gara e l’esibizione nella prima settimana all’inizio dell’anno ed era una manifestazione fatta di un singolare maschile, uno femminile, e un doppio misto. Adesso è una manifestazione lanciata dall’Atp che si chiama Atp Cup in concorrenza con quella che qualcuno chiama Piqué Cup, che ha sostituito la Davis, un trofeo insostituibile, svenduta all’ex calciatore e soci, una manifestazione che aveva nel nazionalismo la sua radice, in qualche caso negativa.

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L’altro giorno, nella prima giornata che ha visto una curiosa attuazione di Italia opposta a Russia, ha fatto ammirare il semisconosciuto Travaglia sommerso dal russo Khachanov e un Fognini degno di se stesso a Montecarlo, contro Medvedev, troppo regolare per lui.

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La Hopman Cup è durata trent’anni. Spero che la Atp Cup ne duri meno e si possa fondere con la ex-Davis.

Sinner ha un soprannome. Il “Barone Rosso” riparte e punta agli Australian Open (Francesco Barana, Corriere dell’Alto Adige)

Ora gli hanno dato pure un soprannome, come si usa tra i big. Jannik Sinner è il Barone Rosso. Il 18enne di Sesto Pusteria, 78 del mondo, in apparenza ricomincia da dove aveva terminato: circuito cadetto, Challenger. A novembre aveva chiuso la stagione trionfando a Ortisei, da domani sarà a Bendigo, sud est dell’Australia, 130 chilometri sopra Melbourne, per un 125 sul cemento (162.48o dollari di montepremi) che si sarebbe dovuto giocare nella capitale, a Canberra — 600 chilometri più a est — in questi giorni devastata da ripetuti incendi. Nei piani iniziali di Sinner c’era il 25o di Doha, in Qatar, tour maggiore, ma Riccardo Piatti — coach del pusterese — al Corriere della Sera ha ammesso di averci ripensato: «Preferisco che Jannik abbia tutto il tempo per abituarsi al caldo e al fuso orario. E la sua prima volta in Australia».

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Su Jannik già si sprecano previsioni, nonostante (è bene sempre ricordarlo) si appresti a cominciare solo il suo secondo anno da professionista. Una firma autorevole del tennis come Ubaldo Scanagatta lo dà a fine stagione in top 20, sulle orme di Djokovic alla sua età.

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Sinner a dicembre al Piatti Center di Bordighera ha puntellato il fisico («adesso è 1,91e crescerà ancora di 3 cm» ha detto il coach) e lavorato su dritto, servizio e gioco al volo. A Bendigo — dove esordirà mercoledì al secondo turno contro il vincente tra Ruusuvour (123 Atp) e Ramanathan (174 Atp) — è testa di serie numero 3 e trai favoriti con l’altro altoatesino Andreas Seppi e il campioncino francese Ugo Humbert, l’unico che tre mesi fa è riuscito a battere Sinner alle Next Gen, in un match ininfluente. Humbert, 57 del mondo e testa di serie numero 1, è come Jannik nella parte alta del tabellone e i due potrebbero ritrovarsi in semifinale. Nella parte bassa invece Seppi, numero due del tabellone, anche lui in campo mercoledì contro il vincente tra Chung e Santillan. A Bendigo Andreas, 35 anni, battezza la sua 18° stagione da professionista, la 15° in top ico (è 72 del mondo, è stato 18).

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