Malori e polemiche. Inferno a Melbourne (Crivelli). Allarme Australia (Semeraro). Qualificazioni nel fumo. Melbourne non respira (Guerrini). Mamma Serena ci prova ancora (Semeraro)

Rassegna stampa

Malori e polemiche. Inferno a Melbourne (Crivelli). Allarme Australia (Semeraro). Qualificazioni nel fumo. Melbourne non respira (Guerrini). Mamma Serena ci prova ancora (Semeraro)

La rassegna stampa di mercoledì 15 gennaio 2020

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Malori e polemiche. Inferno a Melbourne (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Come in un film horror, il fumo si è insinuato tra i grattacieli e i viali alberati di Melbourne nella notte di lunedì, a poche ore dall’inizio delle qualificazioni degli Australian Open. Per tutto il mese di dicembre e la prima settimana di gennaio, la città era stata risparmiata dalla foschia velenosa provocata dagli incendi a qualche centinaio di chilometri di distanza e trasportata dai venti, ma all’improvviso l’aria e diventata infernale. Gli abitanti si sono svegliati avvolti da una coltre grigia e maleodorante. tanto che le autorità locali hanno subito disposto la chiusura di qualche ufficio pubblico e alcune imprese di costruzioni che stavano effettuando lavori in centro hanno invitato muratori e carpentieri a tornare a casa. E mentre la qualità dell’aria scendeva da scarsa a pericolosa, fino a essere bollata come la peggiore del mondo, Tennis Australia realizzava il pasticcio perfetto. Da un lato riconosceva che il problema era diventato critico cancellando tutti gli allenamenti all’aperto dei giocatori già iscritti al tabellone principale, ma dall’altro non sospendeva la prima giornata delle qualificazioni, limitandosi a rinviarne l’inizio di un’ora. E così, mentre i big possono sfruttare i campi coperti, nelle partite vere le condizioni estreme determinano una situazione al limiti del dramma. La slovena Jakupovic. nel secondo set contro la svizzera Voegele. si accascia improvvisamente sul cemento e si ritira: «Non ho mai avuto problemi di asma, mi sono davvero spaventata. Avevo paura di collassare, non riuscivo più a camminare, mi sono stesa sul campo perche da terra avevo la sensazione di respirare meglio». Nella sfida tra la canadese Bouchard e la cinese Xiaodi You. il fisioterapista deve intervenire otto volte per problemi respiratori di entrambe. mentre su altri campi svengono almeno un paio di raccattapalle. Qualche chilometro più in là, a Kooyong, pure la Sharapova abbandona il match di esibizione contro la Siegemund sul 7-6 5-5: «Da inizio secondo set ho iniziato a soffrire di una tosse insistente e quando è successo anche alla mia avversaria, abbiamo pensato fosse meglio finirla lì». La Jakupovic, quando si è ripresa, non le ha mandate a dire: «Hanno messo a rischio la salute di tutti, sarebbe stato molto meglio posticipare di 24 ore. Non c’era motivo per affrettarsi così». Un concetto ribadito pure dalla lussemburghese Minella («Non capisco tutta questa fretta, c’erano anche sabato e domenica per finire le qualificazioni») e rafforzato polemicamente dall’americano Rubin: «Federer e Djokovic non avrebbero messo piede in campo in queste condizioni». […]

MALbourne. Allarme Australia (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

L’Australian Open è sotto attacco, il nemico è insidioso, praticamente imbattibile: l’aria resa densa e tossica dagli incendi che da mesi stanno bruciando l’Australia con un bilancio terribile di morte e devastazione. Le polveri tossiche si sommano al caldo e all’umido che ogni anno trasformano il torneo in una Dakar del tennis. Il sindaco di Melbourne ieri ha invitato la popolazione a tapparsi in casa insieme agli animali domestici, e il cielo sembrava quello sopra una fabbrica della Pianura Padana, tanto che gli organizzatori hanno deciso di ritardare – di un’ora – il gioco, dalle 10 alle 11 di mattina, quando i dati diffusi dall’Epa (Environment Protection Authority) dello stato del Victoria, critici nelle prime del mattino, sono un po’ migliorati. Ma non a sufficienza per evitare un mezzo bollettino di guerra (climatica). La prima vittima tennistica è la slovena Dalila Jakupovic: durante il primo turno delle qualificazioni contro Stephanie Vogele si è dovuta ritirare perché tossiva in continuazione e non riusciva a respirare. «Ho davvero avuto paura di svenire, non soffro di asma e amo il caldo. Ho chiamato il fisioterapista e dopo pensavo andasse meglio, ma quando si sono allungati gli scambi non riuscivo più a prendere fiato e sono caduta a terra». Stesso discorso per Bernard Tomic, sconfitto da Denis Kudla, ed Eugenie Bouchard, vittoriosa sulla cinese Xlaodi You – anche loro costretti a chiedere ripetutamente l’intervento di medico e fisioterapista – mentre un raccattapalle è svenuto durante il match fra Clarke e Kavnic – e i primi a soccorrerlo sono stati proprio i giocatori. «Non è giusto chiederci di scendere in campo – ha insistito la Jakupovic in conferenza stampa – non è salutare. Che fretta c’era di farci giocare? Si poteva rimandare di 24 ore. Ma come giocatori non abbiamo voce in capitolo», un grido di dolore ripreso sui social dalla top-5 Elina Svitolina: «Perché aspettare che avvenga qualcosa di brutto per intervenire?». La domanda sporge spontanea: se fosse toccato a Federer e Co. scendere in campo ieri, cosa sarebbe successo? Ci sono polmoni vip e e alveoli da peones? E chi stabilisce la soglia da non oltrepassare? Il veterano Gilles Simon, polemicamente, ha fatto notare che «se si trovano medici che affermano che giocare con 45° non pericoloso agli Australian Open, e dei giudici che stabiliscono che l’erba umida non è scivolosa a Wimbledon, dovremmo ben trovare un esperto che certifica che la qualità dell’aria è sufficiente, no?». […]

Qualificazioni nel fumo. Melbourne non respira (Piero Guerrini, Tuttosport)

Allenamenti cancellati, l’esibizione di Maria Sharapova al Kooyong Classic con Laura Siegemund fermata sul 5-5 del secondo set. Avanti invece le qualificazioni per l’imminente Australian Open, perché lo spettacolo non può fermarsi e date per rinviare nel calendario ipertrofico del tennis-business non ce ne sono. Ma la qualità dell’aria nel cielo di Melbourne è peggiorata in modo preoccupante, giocatori e giocatrici hanno scritto tweet e commenti velenosi su Instagram (Svitolina: «L’aria è nociva. Perché dobbiamo aspettare che succeda qualcosa per intervenire?»). Spettatori con la mascherina, tennisti che hanno malori in campo, caso emblematico Dalila Jakupovic, 28enne n. 180 Wta, che comincia la giornata con una foto su Instagram, «What a smoky sky», ovvero che cielo fumoso, per finirla in pessime condizioni fisiche: sul 6-4 5-6 contro la svizzera Voegele si accascia, piegata da continui colpi di tosse e si ritira. Il martedì la città si è risvegliata avvolta nel fumo, il governo statale del Victoria ha ordinato la chiusura di uffici pubblici, invitando gli abitanti a restare il più possibile in casa. A Flinders Park si sono cancellati gli allenamenti, però le partite sono state solo ritardate di un’ora. Ma le parole di Dalila suonano a monito: «Mai provato nulla di simile, mi sono davvero spaventata. Avevo paura di collassare, non riuscivo nemmeno a camminare. Non ho l’asma, mai ho avuto problemi respiratori e íl caldo mi piace». Alcuni raccattapalle sono anche svenuti. E non va dimenticato che le condizioni di gioco sono già di per sé estreme, a causa del caldo […] La svolta possibile è prevista per oggi, quando scenderanno in campo per un evento benefico quasi tutti i padroni del tennis, per Rally for Relief, l’esibizione fissata alla Rod Laver Arena di Melbourne che raccoglie fondi in favore della Croce Rossa australiana. Sarà interessante vedere le immagini di Roger Federer, Rafa Nadal, Novak Djokovic e Nick Kyrgios, con Naomi Osaka, Caroline Wozniacki e Stefanos Tsitsipas, forse Serena Williams. Hanno più peso di tutti le loro sensazioni peseranno.

Mamma Serena ci prova ancora (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Come Serena Williams è protagonista da quattro decenni, come mamma Serena, forse, ha appena iniziato. Il suo primo Slam lo ha vinto nel 1999 agli US Open; l’ultimo nel 2017, proprio in Australia dove da lunedì – aria e incendi permettendo – la 38enne Pantera sarà di scena da numero 9 del mondo, in caccia del record di 24 major di Margaret Court che insegue da tre anni. L’ultimo dei suoi 73 titoli da professionista, quello vinto quattro giorni fa ad Auckland su Jessica Pegula, resterà per sempre nel suo cuore: perché è il primo che ha vinto dopo la nascita di Alexis Olympia. Era da quell’Australian Open ormai lontanuccio, sbranato quando sapeva già di essere incinta, che a Serena non riusciva di alzare una coppa, e la rottura del fastidioso tabù l’ha festeggiata portandosi la figlioletta in campo durante la premiazione. Il sogno di mammà a questo punto è di celebrare nello stesso modo anche un trionfo nello Slam, come fece per il suo secondo centro a New York Kim Cljisters con la piccola Jada. La belga, the fra l’altro ha deciso di ritornare alle gare per la seconda volta, è stata l’ultima a conquistare uno Slam dopo la maternità. In questi tre anni Serena, va detto, non si è messa in congedo per maternità. Le manca solo la ciliegina sulla torta «Vincere una finale è stata una grande soddisfazione – ha dichiarato ad Auckland – vuol dire che alla mia età so ancora combinare qualcosa. Su questo risultato costruirò il prossimo passo». Cioè il 24esimo Slam. E magari il ritorno al n.1 nel terzo decennio filato, come Nadal. Sono o non sono multitasking, queste mamme?

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