Barty e Kyrgios, che sfida. C'è la maledizione di casa (Crivelli). La Sharapova a 32 anni riparte in salsa italiana (Semeraro)

Rassegna stampa

Barty e Kyrgios, che sfida. C’è la maledizione di casa (Crivelli). La Sharapova a 32 anni riparte in salsa italiana (Semeraro)

La rassegna stampa di lunedì 20 gennaio 2020

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Barty e Kyrgios, che sfida. C’è la maledizione di casa (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Casa dolce casa è un proverbio che a Melbourne non va più di moda da decenni. C’era un tempo in cui gli Australian Open erano sostanzialmente un campionato nazionale: ovvio, in pochi dal resto del mondo si sobbarcavano viaggio e spese nell’altro emisfero e per di più in dicembre, a stagione finita. Ma da quando il tennis si è globalizzato e il calendario ha messo lo Slam degli antipodi davanti a tutti gli altri, rendendolo irrinunciabile, la musica per i giocatori aussie è cambiata, e di molto. Pressione oppure no? Gli albi d’oro non mentono: l’ultimo successo casalingo tra gli uomini è di Mark Edmonson nel 1976 (da 212 del mondo) e l’ultima finale del 2005 (Hewitt), tra le donne la vittoria manca dalla O’Neil del 1978 e la finale dalla Turnbull del 1980. Erano ancora gli anni delle partecipazioni straniere diradate: da allora, il vuoto. Eppure, in questo lungo periodo, all’Australia non sono mancati i campioni, pur senza i fasti della enorme tradizione del passato: con i maschi dal 1976 ha vinto 5 Slam e ha avuto due numeri uno (Rafter e Hewitt), con le donne tre Slam dal 1978, oltre a vantare la più forte giocatrice del mondo per la classifica attuale, Ashleigh Barty. È su di lei, dunque, che un paese intero riverserà da stamattina (debutta alle nove italiane contro la Tsurenko) le speranze di sconfiggere la maledizione, confortato anche dal fresco crollo di un altro piccolo tabù: Ash si è appena imposta ad Adelaide, ed era dal 2011 che una tennista di casa non conquistava un torneo in patria. Del resto, quando rappresenti una nazione che ha prodotto, per tacere d’altro, una leggenda come Laver, forse il più grande di tutti i tempi, e la primatista di vittorie negli Slam donne (la Court con 24), non è facile reggere il confronto.

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Se un successo della Barty manderebbe l’Australia in paradiso, l’eventuale trionfo di Kyrgios sarebbe semplicemente dirompente. Con il ritiro forzato di De Minaur, Nick è il migliore in classifica del suo paese in tabellone e vincendo cancellerebbe d’un colpo la marea montante di polemiche che lo accompagna da sempre, per quei comportamenti ritenuti inaccettabili da una nazione che venera nel salotto buono solo campioni gentiluomini. Eppure, con il dramma degli incendi che lo ha sconvolto e coinvolto (Canberra, la sua città, è una delle più colpite), l’immagine da cattivissimo ha lasciato il posto a quella del ragazzo sensibile, e la gente si è scoperta per la prima volta tutta dalla sua parte. Intanto Kyrgios continuerà a versare 160 euro a ogni ace in favore degli sfollati, e poi giocherà (esordio domani contro il nostro Sonego) con una motivazione extra

(…) Non è mai troppo tardi per le benedizioni contro le maledizioni.

La Sharapova a 32 anni riparte in salsa italiana (Stefano Semeraro, Corriere dello Sport)

Il miglior consiglio” – racconta Jannik Sinner – “me l’ha dato Maria Sharapova. Una sera a cena le ho chiesto se lei preferisce aspettare l’errore dell’avversario o prendersi il punto, e lei mi ha risposto: “io voglio sempre vincerlo!”».

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Proprio a Melbourne, fra l’altro, Masha ha giocato la sua ultima finale Slam, nel 2015, perdendola contro l’eterna nemesi Serena Williams. Dopo il rientro del 2017 al massimo ha raggiunto un qurto di finale al Roland Garros (nel 2018), e non ha mai dato l’impressione di poter tornare ai suoi livelli in un tennis popolato da ragazzine che ormai tirano come o più forte di lei. Da qualche mese però si è affidata a Riccardo Piatti, e la pausa invernale l’ha passata proprio a Bordighera. Un po’ facendo da sorella maggiore a Sinner; un po’ preparandosi al 2020, anno in cui vorrebbe tomare a lottare per uno Slam. «Maria e Jannik si assomigliano molto, tutti e due sanno scegliersi delle priorità e insistere su quelle – dice Piatti – Maria mi ha chiesto di farle vincere un altro Slam. E’ la più grande lavoratrice che abbia mai visto, uomini inclusi, se l’infortunio le dà tregua non vedo perché non dovrebbe riuscirci. A Bordighera l’ho vista più in forma che mai, ha anche vinto un set 6-3 con la Vekic, che era venuta ad allenarsi qualche giorno con noi».

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II titolo vinto in Australia nel 2008, il terzo dei suoi cinque Slam, è lontano 12 anni. Nel 2015 era ancora la sportiva più pagata al mondo (29,7 milioni di dollari secondo Forbes), la squalifica l’ha pagata anche in termini di sponsorizzazioni, oggi come guadagni è stata sorpassata dai sei colleghe, con in testa Serena Williams. Maria la siberiana però non si è mai persa d’animo. Durante la squalifica ha frequentato corsi di management ad Harvard, si è fidanzata con il miliardario inglese Aleksander Gilkes, amico intimo della famiglia reale, e continua a essere un’imprenditrice di successo con le sue caramelle Sugarpova

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