Zverev: "Non mi importa cosa fanno gli altri, voglio avere il mio percorso"

Interviste

Zverev: “Non mi importa cosa fanno gli altri, voglio avere il mio percorso”

Il tedesco ha perso la sua prima semifinale Slam contro Thiem: “Forse posso fare tesoro di questa esperienza, ma adesso sono ancora un po’ deluso dal match. Non ho giocato al meglio nei momenti importanti”

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Sascha Zverev in conferenza stampa dopo la sconfitta in semifinale
 

Ancora ventiduenne, best ranking come numero 3 del mondo, ininterrottamente in top ten dal luglio 2017, Alexander Zverev era finora risultato il grande assente nei tornei dello Slam, con all’attivo appena i quarti di finale nelle ultime due edizioni del Roland Garros, peraltro raggiunti con un dispendio di energie sproporzionate rispetto agli avversari incontrati. Poi, quando tutti erano girati dall’altra parte, se non per quell’annuncio di donare l’intero montepremi in caso di vittoria, ha raggiunto la sua prima semifinale perdendo un solo set per strada. Qualcosa dev’essere cambiato. I suoi pensieri oscillano tra il risultato raggiunto e quello mancato. “È stato un grande torneo, un gran match, oggi. Non so, sono arrivato a questo torneo in modo diverso. Non ho giocato al meglio. Sono andato avanti passo dopo passo, incontro dopo incontro. Una cosa che non mi succede di solito negli Slam. Forse posso fare tesoro di questa esperienza, ma adesso sono ancora un po’ deluso dal match”.

È stata abbastanza evidente l’impostazione tattica di Sascha, che ha lasciato quasi costantemente l’iniziativa all’avversario. Certo, servire l’81% di prime a 201 kmh di media contro un Thiem che può facilmente staccare la spina per un turno di battuta a set può sembrare sufficiente. Ma rinunciare (non riuscire?) a entrare con il dritto sulle palle più comode gli è stato probabilmente fatale. La domanda sui rimpianti, su cosa avrebbe potuto fare di diverso, che non manca mai per lo sconfitto, è ancora più dovuta in questo caso. “Ho avito un sacco di occasioni, 14 palle break [5 trasformate, ndr], dovrebbero essere abbastanza. Non ho giocato il mio miglior tennis nei momenti importanti. Lui lo ha fatto. È lì che il match è andato dalla sua parte. Abbiamo avuto molti momenti in equilibrio, quattro set tirati. Nel terzo, ho avuto due set point. Ho avuto occasioni nel quarto. Sì, dovrò fare meglio la prossima volta, ma onore a lui”. Su quei punti che avrebbero dato il terzo parziale al tedesco, Dominic ha tirato due vincenti.

La prima semifinale in un Major non può non portare con sé una certa pressione e Sascha lo ammette, ma fino a un certo punto: “Ero nervoso all’inizio, penso che sia normale. Alla fine, come ho detto, è stato un gran match. Lui ha giocato del tennis di altissimo livello. È stato il mio avversario più forte della settimana. Merito a lui, merita di essere in finale. Credo che abbiamo fatto degli scambi incredibili, ma non è stato un incontro di basso livello dove potevi vedere che eravamo tesi. Credo che lui abbia una chance in finale se è a posto fisicamente. Ha giocato diversi incontri lunghi, ma vedremo”. Gli viene domandato se il suo impegno a donare il prize money dell’eventuale vittoria gli abbia fatto sentire un ulteriore sostegno da parte del pubblico australiano. La risposta è positiva: “Sì, è sempre carino con me, amo giocare qui e il pubblico lo sa. Sfortunatamente, non sono riuscito a trasformare in realtà quella speranza, ma donerò i 50.000 dollari promessi sperando possano aiutare un poco”.

Alexander Zverev – Australian Open 2020 (via Twitter, @AustralianOpen)

Il servizio di Sascha tiene banco ormai da un anno (molto indietro nella classifica dei migliori battitori nel 2019, con anche sei doppi falli a match di media), ma a Melbourne è riuscito a invertire la tendenza. Come? Alla vecchia maniera. “Allenandomi parecchio. Ne ho parlato tanto. Ho passato molte ore su quel colpo, quindi sapevo che a un certo punto sarebbe dovuto tornare”Non solo il miglior risultato Slam finora, dicevamo, ma anche il percorso quasi netto fino al penultimo atto è, per Sascha, conseguenza dell’essere “arrivato qui in modo diverso, di non aver guardato troppo lontano bensì partita dopo partita. Sapevo solo di avere avversari di fronte a me e di dover giocare bene per batterli. Tutto qui. Ogni volta che vincevo, mi sedevo negli spogliatoi e qualcuno veniva a dirmi chi avrei affrontato al turno successivo. Niente di più. Credo di aver iniziato a giocare davvero bene contro Verdasco. Non benissimo nei primi due match, ma ne sono uscito in qualche modo, il che è stato un bene. Ho giocato un tennis fantastico da Verdasco, Rublev, in poi”.

Da ottimo conoscitore del gioco di Thiem (questa era la loro nono sfida), il numero 7 del mondo rivela ciò che l’austriaco sta facendo particolarmente bene: “Colpisce molto più piatto. Prima era un giocatore completo da terra battuta. Ottimi spostamenti, corse, roba così. Adesso ha un gioco completo da campi duri che può usare anche sulla terra. Certo, sa ancora giocare alla vecchia maniera. Sul duro, è un tennista molto diverso e migliore”. Quindi, quali sono le possibilità di Dominic in finale? “Sarà più difficile, ma credo che abbia una chance. Sta giocando il miglior tennis della sua vita, meglio di quanto stesse facendo a Londra per essere onesto. Questo è stato un match migliore rispetto alle Finals. Gli auguro il meglio“.

Molte più ore nelle gambe rispetto a Djokovic e un giorno di riposo in meno possono essere un fattore, ma Sascha non può che suggerire di girare la relativa domanda al diretto interessato. Anche sull’essere di quattro anni più giovane di Thiem, fatto che per alcuni non giustificherebbe la sua fretta di arrivare, Sascha si concentra solo su sé stesso. “Ognuno ha il proprio percorso. Non importa davvero ciò che fanno tutti gli altri. Voglio avere la mia strada, il mio percorso, essere il tennista migliore che posso. Questo devo ancora provarlo alla gente”.

IL VIDEO COMPLETO DELLA CONFERENZA STAMPA

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