Il Coronavirus e le ripercussioni su Roland Garros e Wimbledon

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Il Coronavirus e le ripercussioni su Roland Garros e Wimbledon

Incerto il futuro dei prossimi due Slam in calendario: Wimbledon ha più tempo ma la situazione è in continuo divenire. Cosa può accadere?

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Roland Garros 2019 (foto via Twitter, @rolandgarros)
 

È un momento in cui è davvero difficile prevedere come evolverà la situazione e quindi cosa accadrà anche solo in queste due settimane che ci portano al Miami Open. Però è altrettanto forte la curiosità, che poi è anche comprensibile ricerca di rassicurazioni, di sapere il destino dei tornei europei, dall’apertura della stagione rossa (forse sarebbe più opportuno dire sulla terra battuta) fino a Wimbledon, passando per il vicino Montecarlo – nel senso che viene percepita con preoccupazione la sua vicinanza geografica con il nord dell’Italia – e il Roland Garros. Se dalla Florida sono subito arrivate le prevedibili dichiarazioni confortanti, seguite a breve distanza da altre di ben diversa portata, si sono espressi anche gli organizzatori dei due major europei.

Da Parigi, fanno sapere che stanno “studiando diversi scenari”, ma le ipotesi di “cancellazione o rinvio” del torneo a causa dell’epidemia di Covid-19 non sono prese in considerazione. Allo studio degli organizzatori c’è la possibilità di distribuire “gel igienizzanti e mascherine”, ma anche “l’annullamento dei biglietti in possesso di chi proviene da zone infette” per “minimizzare il rischio di contagio”.

In Francia, attualmente, le misure per il contenimento del contagio vietano i raduni di oltre 5.000 persone in luoghi chiusi fino a metà aprile. Il Roland Garros è inserito nel calendario dal 24 maggio al 7 giugno; anche se il divieto dovessi estendersi a tutto il mese successivo com’era inizialmente previsto, il torneo non ne sarebbe interessato perché, spiega il direttore generale della federtennis francese Jean-Francois Vilotte, “siamo su un sito di 13 ettari che permette di organizzare il flusso di spettatori in modo molto diverso in confronto agli stadi di calcio.

Nonostante la polemica sui posti vuoti, le due settimane della passata edizione hanno fatto registrare oltre 520.000 spettatori. Proprio da quest’anno, lo stadio principale sarà dotato di un tetto, ma l’eventuale chiusura, secondo Vilotte, non avrà conseguenze per quanto riguarda le limitazioni: “Anche con il tetto chiuso, il Philippe Chatrier è un campo all’aperto”. Non possiamo non augurarci che tale affermazione sia eventualmente messa in discussione solo dal punto di vista strettamente tennistico. “È coperto” precisa l’uomo della FFT come riporta France24, “ma ci sono spazi tra gli spalti e il tetto che non lo rendono un ambiente chiuso”.

Wimbledon è lontanissimo nel tempo, un futuro remoto rispetto a qualsiasi pur attenta previsione. Dall’All England Lawn Tennis and Croquet Club, tuttavia, hanno già fatto sapere che sono pronti a rimborsare i possessori di biglietti e i proprietari delle debenture nel caso di cancellazione. Da quanto si può comprendere, il torneo più famoso del mondo resta ovviamente in programma, sebbene una drammatica evoluzione dell’epidemia potrebbe portare a drastici provvedimenti del Governo. È però uno scenario decisamente inimmaginabile al momento, tanto che il Ministro della Cultura britannico Oliver Dowden ha dichiarato alla BBC che “in questa fase, non c’è motivo di cancellare o rinviare degli eventi. È molto prematuro parlare di questo adesso”.

Secondo le parole di una persona vicina all’organizzazione di un torneo europeo raccolte dal quotidiano The Guardian, “sarebbe avventato per un torneo decidere unilateralmente la cancellazione a meno che non abbia l’appoggio delle autorità sanitarie governative o locali”. Allo stesso modo, “se un’agenzia esterna raccomanda cautela o cancellazione per preoccupazione in materia di salute, nessun direttore di torneo metterà in pericolo le vite di giocatori, spettatori e staff né vorrà sopportare le ripercussioni finanziarie di portare avanti l’evento invalidando la copertura assicurativa”.

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