Tennis, vanno avanti i lavori per gli Internazionali (Calabresi). Sonego ha evitato il blocco aereo di Trump (Sartori). Mille dollari per lanciare una star. Agassi, trent'anni da leggenda (Semeraro)

Rassegna stampa

Tennis, vanno avanti i lavori per gli Internazionali (Calabresi). Sonego ha evitato il blocco aereo di Trump (Sartori). Mille dollari per lanciare una star. Agassi, trent’anni da leggenda (Semeraro)

La rassegna stampa di lunedì 16 marzo 2020

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Tennis, vanno avanti i lavori per gli Internazionali (Marco Calabresi, Corriere della Sera Roma)

Sono giorni strani al Foro Italico. Ogni anno, in questo periodo, i lavori per l’allestimento dei campi per gli Internazionali di tennis e degli stand del villaggio sono incessanti, e anche in questo 2020 surreale succede lo stesso. La struttura mobile della «Grand Stand Arena» viene su giorno dopo giorno, con le gru in azione: con tutte le misure di sicurezza e prevenzione da contagio del coronavirus si va avanti, fino a comunicazione contraria. I tanti addetti all’allestimento del «Grand Stand» e alla manutenzione dei campi, tutti rigorosamente con la mascherina sul viso, passano avanti e indietro il tappeto sulla terra rossa come è giusto che sia, ma il timore che la 77esima edizione degli Internazionali (in programma dal 4 al 17 maggio, con tabellone principale da domenica 1o) possa non giocarsi esiste, e lo sanno tutti.

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In questi giorni, il circuito Atp avrebbe dovuto fare tappa in America per il «Sunshine Double», i tornei di Indian Wells e Miami (i primi due Masters 1000 della stagione), ma l’attività è stata sospesa per sei settimane, fino al 26 aprile, causando anche la cancellazione del terzo Masters 1000, quello di Montecarlo. Nessuno, ovviamente, poteva immaginarsi questo scenario apocalittico tanto che, nel regolamento ticketing degli Internazionali, non si fa riferimento all’eventualità che il torneo non si giochi, ma solo ai rimborsi in caso di cancellazione del programma giornaliero per pioggia (e di acqua, nel 2019, ne venne giù parecchia). L’organizzazione di Montecarlo sta rimediando al problema del rimborso biglietti e, in questi giorni, invierà a tutti coloro che avevano acquistato i tagliandi tramite i canali ufficiali una mail con le modalità di risarcimento. Roma aspetta: stando alle attuali decisioni dell’Atp (il cui presidente è un italiano, Andrea Gaudenzi), a oggi gli Internazionali si giocherebbero e sarebbero il secondo Masters 1000 a disputarsi dopo quello di Madrid, al via il 3 maggio, una settimana prima di Roma, ma l’associazione dei tennisti professionisti sta monitorando giorno dopo giorno la situazione.

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Sonego ha evitato il blocco aereo di Trump (Gianluca Sartori, Corriere Torino)

La vita di un tennista di livello mondiale è un viaggio continuo, ma il coronavirus ha cambiato tutto. Anche le prospettive di Lorenzo Sonego, l’attuale numero 46 Atp. Il 24enne torinese ha fatto ritorno venerdì sera in città, dopo la cancellazione definitiva del Masters 1000 di Indian Wells in California, e ora davanti a sé ha sei settimane di stop forzato. Nello scorso weekend, Sonego ha preso parte insieme alla Nazionale italiana al playoff di Coppa Davis contro la Corea del Sud (vinto senza problemi dagli azzurri) senza giocare, a causa di un problema al polso sinistro che lo tormentava da qualche settimana.

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Da Cagliari Lorenzo aveva preso il volo per la California, destinazione Indian Wells. Un viaggio inutile, perché poche ore dopo il suo atterraggio l’evento è stato cancellato per i (fondati) timori legati al coronavirus. Sonego è rimasto ad allenarsi sui campi in cemento della Coachella Valley perché la sua tabella di marcia prevedeva altre due settimane in America, tra il challenger di Phoenix e l’altro Masters 1000 a Miami. Ma dopo qualche giorno è arrivato lo stop definitivo a tutto il circuito sino al 26 aprile. Sonego, dunque, ha dovuto organizzare in fretta e furia il viaggio di ritorno, riuscendo a imbarcarsi giovedì per Milano via Parigi con uno degli ultimi voli disponibili prima del blocco del traffico aereo per l’Europa deciso dal presidente Usa Donald Trump.

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E ora? Lorenzo potrebbe teoricamente continuare ad allenarsi: è stato infatti inserito dalla Federtennis in una lista di 165 tennisti di «interesse nazionale» che possono continuare ad allenarsi a porte chiuse. Ma Arbino sottolinea: «Lorenzo per ora lavorerà solo in casa con esercizi fisici, seguendo le regole dettate dal governo, approfittandone per recuperare appieno dal problema al polso. Poi vedremo: vista l’attuale chiusura dei circoli potremmo avere la possibilità di utilizzare un campo privato, valuteremo con calma. il tempo purtroppo non manca»

Mille dollari per lanciare una star. Agassi, trent’anni da leggenda (Stefano Semeraro, La Stampa)

Forse un giorno ricorderemo Indian Wells e Miami per essere stati i primi tornei sacrificati a un contagio che ormai rischia di cancellare l’intera stagione del tennis. Ma i due Masters 1000 americani sono legati all’esplosione di uno dei talenti più grandi del tennis moderno, Andre Agassi, che giusto 30 anni fa arrivava in finale in California e trionfò in Florida, inaugurando l’esaltante decennio dominato dalla sua rivalità con Pete Sampras. Il Kid di Las Vegas, in realtà, si era rivelato per la prima volta quattro anni prima proprio a Indian Wells. Meglio: a La Quinta, dove si giocava allora il torneo. Nel 1986 Andre ha 15 anni ed è un prodotto ancora semisconosciuto dell’Accademia di Nick Bollettieri, che molta della sua gloria la dovrà proprio ai successi del Kid.

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Nell’86 vinse un match da dilettante: incassò lo stesso il premio e da lì iniziò tutto.

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A La Quinta, qualche settimana più tardi, Andre arriva a bordo del «macinino scassato» di Philip, suo fratello. I due non hanno soldi, per risparmiare mangiano patate scaldate nel microonde e gelato al cioccolato. «Un giorno», racconta Charlie Pasarell, l’ex tennista americano che per anni è stato direttore del torneo, «mi arriva una telefonata da Pancho Gonzalez (l’ex fuoriclasse Anni 50 e 60 che ha sposato la sorella di Agassi, di trent’anni più giovane di lui, ndr). Mi chiede se posso dare una wild card a un ragazzino promettente di Las Vegas. “Ha molto talento, si chiama Andre Agassi”, mi dice. “Gli rispondo sì, Pancho, se tu pensi che sia buono, per me è sufficiente.

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Uno shock per il tennis, che sino ad allora non aveva mai conosciuto niente di simile al punk. Passate le qualificazioni, Agassi vince il primo turno del tabellone principale contro John Austin (il fratello di TracyAustin) e al secondo cade solo contro Mats Wilander, allora n. 3 del mondo.

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“Il prizemoney di un secondo turno era di 1000 dollari, una bella sommetta. Decido di darglieli tutti. “Andre, te li sei meritati, siamo a posto così“». È appena nato un campione, anche se uscendo dall’ufficio Andre più che il nuovo sceriffo del tennis si sente Billy the Kid. «Corro fuori e mi tuffo nell’auto di Philly- racconta in Open -. Lui parte a razzo, come se avessimo svaligiato la FirstBankdi La Quinta». A fine 1986 Andre è n. 91. Nel 2013, a 33 anni e 13 giorni, è diventato il più anziano n. 1 del tennis (ora il record è di Federer, 36 anni e 195 giorni). E stato n. 1 per 101 settimane. Nel 1987 continua la sua scalata, vince il suo primo torneo a Itaparica, nel 1988 scoppia la Agassimania. Il Kid indossa pantaloncini di jeans e fa impazzire i teenager, vince sei tornei e sale al numero 3 Atp dietro Wilander e un acidissimo Lendl versione Al Capone/Robert De Niro («Agassi? È solo un diritto e un taglio di capelli…»). Sono i tempi dello slogan che lo renderà famoso ovunque: «L’immagine è tutto». Nel 1990 a Indian Wells straccia per la prima volta Becker (6-4 6-1) ma perde in finale contro Edberg. Si vendica pero a Miami, dove trionfa nel suo primo Masters 1000 battendo proprio lo svedese, che poi liquida anche nella finale del Masters di Francoforte. Il montepremi è di un milione di dollari. «Il giorno dopo la finale ero in aeroporto – ricorda Pasarell – e sento che mi chiamano. Mi volto, sono Andre e suo fratello. `Ti ricordi quei mille dollari che ci regalasti a La Quinta? Per noi contano molto più del milione di oggi. Volevamo dirti ancora grazie per quello che hai fatto per noi“. Sono cose che ti colpiscono al cuore, no?». Anche 30 anni dopo.

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