Jamie Murray e la quarantena: “Per noi tennisti stare a casa è molto strano”

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Jamie Murray e la quarantena: “Per noi tennisti stare a casa è molto strano”

Il fratello di Andy racconta questo periodo particolare per atleti che sono di solito sempre in giro per tornei. “Sono abituato ad avere degli obbiettivi. Ora penso: cosa sto facendo?”

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I tornei previsti dai calendari ATP e WTA sono stati tutti cancellati fino all’inizio di giugno. Il che significa ancora più di due mesi senza tennis. “Per un giocatore, a meno che non sia infortunato, è una cosa senza precedenti. Pensa che la nostra offseason dura quattro settimane!”, ha sottolineato Jamie Murray, fratello maggiore di Andy e n.26 della classifica mondiale di doppio. Una sensazione dunque stranissima per atleti che sono abituati a muoversi continuamente, di città in città. “È un mindset totalmente diverso”, ha proseguito Murray. “Di solito passiamo non più di due giorni nello stesso posto. Essere forzato a stare a casa per tre mesi è una cosa difficile con la quale convivere per me”.

Perché in effetti l’interruzione forzata della stagione causata dal Coronavirus potrebbe essere persino più lunga. Il fatto che non si sa bene quando si dovrebbe tornare in campo aumenta l’incertezza. “Per noi è tutto assolutamente imprevedibile”, ha affermato il doppista scozzese. “Non sappiamo quando torneremo a giocare. Leggo che nel Regno Unito il picco potrebbe esserci in otto settimane, questo cosa significa? Che non ci saranno tornei per altri 3 mesi?”. 

E non sapendo bene quando il tour ricomincerà e con quali tornei è ben difficile allenarsi, sia dal punto di vista della preparazione fisica che da quello mentale. “Ho sempre avuto un obbiettivo da perseguire. Ora mi fermo e penso: ma cosa sto facendo?”, ha continuato. “Ho una piccola palestra a casa e se voglio giocare a tennis posso andare a Wimbledon. Ma non ho molta voglia di allenarmi. Se mi alleno ogni giorno e poi non gioco dei tornei impazzisco”. 

Al momento, considerando l’attuale sospensione, uno dei primi tornei in programma sono proprio i Championships. Il torneo più prestigioso e importante al mondo, soprattutto per un tennista britannico. Ma anche un evento difficile da preparare e che si gioca sull’erba, una superficie poco diffusa in giro per il mondo. “Potrebbero non esserci tornei fino a Wimbledon. Giocare la prima partita ufficiale in uno Slam su una superficie sulla quale è difficile prendere le misure sarebbe problematico”, ha sottolineato Jamie che per ben due volte ha conquistato il titolo di Wimbledon in doppio misto (2007 e 2017).

Ma anche il terzo Major stagionale in questo momento sembra a rischio. Qualcuno propone di giocarlo a porte chiuse. Una soluzione che per quanto possa tutelare la salute di tante persone e permettere il regolare svolgimento della competizione, toglierebbe molto fascino agli incontri. “Non è divertente giocare in uno stadio vuoto. Non c’è atmosfera. I fans sono una grande parte dello sport. Riescono a tirare fuori il meglio dagli atleti”, ha commentato Murray. “Immaginatevi una finale tra Nadal e Djokovic sul campo centrale di Wimbledon senza spettatori. Non sarebbe la stessa cosa”. Difficile dargli torto. 

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