Impasse Coronavirus: che impatto su Federer, Venus e Serena Williams, i Bryan, Nadal, Djokovic? - Pagina 2 di 2

Editoriali del Direttore

Impasse Coronavirus: che impatto su Federer, Venus e Serena Williams, i Bryan, Nadal, Djokovic?

Dopo i tanti ritiri dell’ultimo biennio (Berdych, Ferrer, Almagro, Baghdatis), molti ipotizzavano che nel 2020 ci fosse il canto del cigno per tante star del tennis. Giocheranno ancora nel 2021?

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Roger Federer e Rafa Nadal - Wimbledon 2019 (foto via Twitter, @wimbledon)
 

Ma veniamo a Roger Federer, classe 1981, 8 agosto, il campione immarcescibile che ha un mesetto più di Serena Williams e quindi ha priorità di considerazione. Come Venus, come Serena, lui tiene sempre a ribadire che: a) il tennis lo diverte e fino a quando si diverte non smette (e non credo ne faccia una questione di soldi, sebbene quelli sembrino non bastare mai anche a chi ne ha tantissimi); b) smetterebbe se a chiederlo fosse Mirka, che però è donna pratica e a lei forse un Roger che continui a essere un’icona mondiale ancora attiva non dispiace finché lui può permettersi di portare in giro nei posti più lussuosi del mondo e in aereo privato gemelle, gemelli, cuoco, baby sitters (al plurale) etcetera etcetera… e poiché lui potrà permetterseli sempre, perché piantarla lì?

Però però… per quanto la Laver Cup sembrasse nata anche per prolungare all’infinito la sua carriera, per quanto l’operazione al secondo ginocchio sia stata affrontata con un timing straordinario e questa interruzione di tutto il circuito gli abbia permesso un tranquillo recupero senza lo stress di dover tornare in campo prima del tempo e senza scendere a n.9 del mondo all’epoca di Wimbledon, come sarebbe quasi inevitabilmente accaduto se i tornei non fossero stati cancellati, il tempo passa per tutti e Roger l’anno prossimo avrà 40 anni. E credo che ne sia consapevole. Anche lui, come Venus, sognava una medaglia alle Olimpiadi – per lui sarebbe la terza dopo quella d’oro conquistata in doppio con Wawrinka a Pechino 2008 e quella d’argento a Londra 2012, perdendo in finale contro Andy Murray – ma diversamente da Venus, per quanto adori il tennis ancor più di lei, Roger è troppo orgoglioso per continuare a giocare se non si sentisse più competitivo. Mai e poi mai continuerebbe a giocare se, come Venus, si ritrovasse a n.67 del mondo.

Ancora oggi Roger è persuaso che se è stato battuto da un avversario è stato lui a perderla più che l’avversario a vincerla. Tutt’al più ti dice: “Oggi è stato migliore di me”, ma non ti dice mai: “È più forte di me”. Perché, semplicemente, non lo pensa. Forse con una sola eccezione: quando gioca con Rafa Nadal sulla terra battuta. D’altra parte come dargli torto se nella finale dell’ultimo Wimbledon è arrivato a conquistarsi due matchpoint contro Novak Djokovic, il n.1 del mondo, il dominatore dell’ultimo Slam? Perdere una partita o più partite nella sua Laver Cup non scalfirebbe il suo orgoglio come una serie di sconfitte nei primi turni di qualche Slam o, forse peggio, di qualche torneo minore del circuito ATP. Per questo motivo credo che nella Laver Cup Roger, con la classe che ha, il rispetto che merita, il timore che ancora incuterebbe, potrà giocare fino a 45 anni e far vendere più biglietti al suo amico manager Tony Godsick più di qualunque altro tennista al mondo.

Un anno involontariamente sabbatico allungherà o accorcerà la carriera di Roger? È una bella domanda cui è difficile, difficilissimo rispondere. Tutti, credo, pensiamo che fra tutti i campioni del terzo millennio Roger è quello che può permettersi di rientrare a giocare dopo una lunga pausa e ritrovare rapidamente la capacità di esprimersi su livelli elevatissimi. Non sarebbe così per un Djokovic o per un Nadal che hanno la necessità di sobbarcarsi allenamenti durissimi per entrare in forma, in condizione. Lo dice quanto è accaduto nel 2017 dopo i 6 mesi di stop del 2016 e la rentree incredibile da testa di serie n.17 con il tris Australian Open, Indian Wells, Miami… Però ragazzi, si sta parlando del 2021 e quando si giocherà l’Australian Open 2021 sarà passato un quadriennio da allora. Come da un’Olimpiade all’altra.

Roger Federer alle Olimpiadi di Londra 2012

Ok che Roger è un fenomeno, ma anche i fenomeni nello sport non sono eterni. Io penso che se il Coronavirus venisse sconfitto prima di Wimbledon – ma non sono ottimista – Roger potrebbe essere più favorito di altri per la stagione sull’erba. Perché rivali capaci di impensierirlo fin dai primi turni sull’erba ce ne sono meno che sul cemento, quindi un tabellone un tantino fortunato potrebbe consentirgli di arrivare in fondo e giocarsela ad armi pari con chiunque, Djokovic compreso. Ma se invece anche la breve stagione sull’erba o addirittura tutta la stagione tennistica andasse a farsi benedire – è il caso di dire – beh, io credo in tutta franchezza che sulla soglia dei 40 anni Roger possa finire per pagare il debito con l’anagrafe e cominciare a inanellare sconfitta dopo sconfitta fino a scendere rapidamente in classifica. E allora neppure l’erba di Wimbledon 2021 potrebbe fare il miracolo di resuscitarlo. Dio sa quanto vorrei sbagliarmi, sia chiaro. Ma se mi si chiede di scrivere quello che penso, questo è quanto.

Passo rapidamente a scrivere di Serena Williams, 39 anni a settembre: la maternità e la voglia di vivere una famiglia, una salute e un fisico non di ferro, il peso che appare nemico ancora più indomabile di tante rivali, le ripetute sconfitte negli Slam, il nono posto in classifica mondiale che anche per via di partecipazioni a tornei sempre più rarefatte mi pare più destinato a peggiorare che a migliorare, il minor timore reverenziale che ormai incute alle più giovani avversarie, mi fanno credere che questo 2020 forse orfano di Slam e quindi nemico del suo sogno di conquistare lo Slam n.24 per raggiungere Margaret Court – un vero incubo, non so quante volte si svegli di soprassalto ripensando a Roberta Vinci e a quella semifinale dell’US Open 2015 – possa essere davvero l’ultimo anno di Serena.

E qui scusatemi se tradisco il titolo che avevo fatto prima di cominciare a scrivere – i grandi maestri del giornalismo hanno sempre detto che si dovrebbe fare così, le idee devono essere chiare fin dall’inizio – ma anche per essere andato fin troppo lungo, mi fermo. Mentre per i tennisti sopra menzionati sono abbastanza persuaso di quanto ho scritto – e le smentite dei fatti sono sempre possibili, ci mancherebbe – invece riguardo al 2021 di Nole Djokovic che viaggerà verso i 34 anni e di Nadal che andrà verso i 35, tirerei proprio a indovinare eccedendo in previsioni azzardate e prive di segnali evidenziatisi in una loro qualsiasi dichiarazione. Invece a Roger, alle Williams, qualche frase qua e là sulla “scadenza” di Tokyo 2020 in diversi frangenti era scappata. E anche su quelle mi sono basato. Chi la pensa diversamente, è ovvio, può scrivere qui sotto tutto quel che vuole. Magari evitandomi contumelie. Grazie.

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