Lo sport americano, in particolare il pattinaggio artistico, è stato scosso negli ultimi mesi da uno scandalo che ha svelato una cultura di abusi sessuali ripetuti perpetrati dagli allenatori nei confronti delle ragazzine facenti parte delle squadre nazionali, le quali per paura di essere messe fuori squadra hanno mantenuto il segreto per lunghi anni a proposito delle violenze subite.

Le indagini che hanno portato alla scoperta dei colpevoli di questi reati hanno avuto come protagonista centrale lo “US Center for SafeSport”, un’associazione creata nel 2014 da parte del Comitato Olimpico statunitense con il supporto di quasi tutte le federazioni sportive nazionali del Paese. Tutte tranne una: la USTA, infatti, sosteneva all’epoca che una federazione avrebbe dovuto avere la possibilità di gestire il monitoraggio di queste situazioni, essendo maggiormente a conoscenza delle varie dinamiche e dei problemi specifici del singolo sport.

Nonostante abbia poi modificato la sua posizione e a partire dal 2017 abbia iniziato a sostenere lo US Center for SafeSport, la USTA si trova ora al centro di un contenzioso legale che coinvolge il quartier generale di White Plains (nello stato di New York) e la sua sezione regionale della California del Nord a causa delle accuse avanzate da un tennista ora diciannovenne, Stevie Gould, che sostiene di aver subito abusi sessuali dal suo maestro Normandie Burgos, 56 anni, il quale per due anni lo ha costretto a rapporti sessuali anche durante le trasferte per i tornei USTA e la Federazione non ha fatto nulla per verificare le sue credenziali (era già stato coinvolto in accuse simili e gli era stata revocata la licenza) e per controllare il suo operato.

In sede penale, lo scorso maggio Burgos è stato ritenuto colpevole di oltre 60 reati di abusi sessuali sui minori e condannato a una pena di 255 anni di prigione. Ora Gould ha fatto causa civile alla USTA (sede centrale e affiliata regionale) e alla fondazione di Burgos per ottenere un risarcimento danni.

La vicenda è stata portata alla luce da un articolo investigativo pubblicato dal The New York Times secondo il quale Burgos, immigrato dalle Filippine dove era nato e cresciuto nel sud della California, era diventato un maestro di tennis molto popolare nelle scuole superiori locali. Le facoltose famiglie degli alunni della Tamalpais High School ove lavorava avevano una grande opinione di lui, e un anno lo avevano persino ricompensato con un viaggio completamente spesato a Wimbledon. Nel 2006, però, Burgos venne arrestato con l’accusa di aver toccato in maniera inappropriata alcuni suoi studenti durante massaggi o esami fisici.

Licenziato dalla scuola e privato della licenza di insegnante, ricevette un grande supporto da parte dei genitori dei suoi allievi, che riuscirono a raccogliere 15.000 dollari per la sua difesa e lo sostennero durante tutto il procedimento legale. La giuria non riuscì a raggiungere un verdetto e Burgos fu quindi prosciolto dalle accuse. Cavalcando la sua assoluzione, e accusando i suoi critici di omofobia (Burgos è dichiaratamente gay), creò una sua fondazione (Burgos Tennis Foundation) per offrire lezioni di tennis a prezzi scontati nei campi pubblici. Iniziò a vendere i suoi servizi come “forniti da un maestro certificato al massimo livello” e la USTA gli consentì di ricevere finanziamenti per partecipare con le sue squadre ai campionati regionali in California.

Nel 2014 arrivò una nuova accusa di abusi sessuali da parte di un suo allievo sedicenne che sosteneva di aver subito abusi per oltre due anni. Questo ragazzo, di cui non è stato reso noto il nome, era stato selezionato da Burgos per le sue squadre ed aiutato con viaggi e materiale nella sua attività tennistica. In cambio però Burgos chiedeva favori sessuali, minacciando di ritirare il supporto se non fosse stato soddisfatto. In assenza di prove corroboranti, però, la polizia fu costretta a far cadere le accuse.

Si arriva quindi al caso di Gould, che aveva dovuto subire le avances di Burgos per due anni, a partire dal 2015. Gould, però, con l’aiuto della polizia è riuscito a registrare una conversazione durante la quale Burgos ammetteva gli avvenuti abusi.

Secondo le accuse avanzate nella causa civile da Gould (che ora gioca a tennis a livello di college), la USTA non ha mai fatto nulla per controllare le azioni di Burgos, nonostante il suo passato e nonostante millantasse credenziali tennistiche che, alla prova dei fatti, non possedeva. La Federazione gli ha permesso di avere continuo accesso a bambini e ragazzini senza nessun tipo di supervisione e senza controllare la sua fondazione che a oggi risulta colpevole di ripetuti abusi fiscali.

Dopo la sua testimonianza nel processo penale, Gould è stato anche premiato dalla USTA Northern California per il “national sportmanship award”, una riconoscenza assegnata in passato anche a giocatori professionisti come Sam Querrey e Alison Riske, e premiato con una targa d’argento a New York in occasione dello US Open.

La fondazione di Normandie Burgos è ora stata chiusa dalle autorità fiscali e la causa civile farà il suo corso in California, a meno che le parti non raggiungano un accordo extragiudiziale.