Cassa integrazione FIT: i sindacati dicono di non aver mai avallato la scelta

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Cassa integrazione FIT: i sindacati dicono di non aver mai avallato la scelta

Secondo FIT la scelta era arrivata al termine di una serena discussione, i sindacati smentiscono e attaccano: “Anticipi alle federazioni solo se si impegnano a pagare per intero i dipendenti”

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Virtus Tennis Bologna - Campo coperto
 

Non accenna a placarsi lo stato di agitazione proclamato dalle sigle sindacali Fp Cgil, Cisl Fp, Uilpa e Cisal Fialp dopo la decisione della FIT di mettere in cassa integrazione 110 dipendenti.

Dopo un duro comunicato che contestava la scelta della federazione tennistica, nella giornata dell’11 aprile ne è stato rilasciato un altro che smentisce categoricamente che il frutto del confronto tra le parti del 9 aprile sia stato un accordo. “Non abbiamo mai avallato né tantomeno accettato l’ipotesi della cassa integrazione per i dipendenti della Federazione Italiana Tennis, come ci viene attribuito da fonti federali riportate da alcuni organi di informazione. È una notizia priva di fondamento” si legge nel comunicato. L’articolo comparso sul portale della FIT, viceversa, aveva parlato di una “serena conclusione dei colloqui“.

Le sigle sindacali sottolineano come i contributi statali alle federazioni (la FIT nel 2018 ha ricevuto 7 milioni, 2,6 dei quali utilizzati per pagare gli stipendi) siano “destinati a sostenere quasi interamente anche il costo ordinario del personale” e come a questi contributi quest’anno si andranno ad aggiungere “circa 30 milioni di euro resi disponibili dall’art. 14 del Decreto legge 23/2020, complessivamente destinati alle Federazioni sportive nazionali attraverso l’Istituto per il Credito Sportivo per esigenze di liquidità”. Per questo motivo, la scelta di ricorrere agli ammortizzatori sociali – unica nel panorama italiano e quasi unica in quello mondiale, dove soltanto l’Unione Ciclistica Internazionale ha deciso di applicarla a tutti i suoi 130 dipendenti – non sarebbe legittima secondo i sindacati.

Nel comunicato si invoca anche l’intervento del ministro dello sport Vincenzo Spadafora e del presidente di Sport e Salute Vito Cozzoli, che ha rilasciato alcune dichiarazioni sull’argomento: “C’è un accordo sindacale che va rispettato e che prevede una serie di strumenti, dallo smart working a tutta una serie di istituti sociali: dovrebbe essere la bussola per governare questo tipo di situazioni. Di solito, quando si procede a una cassa integrazione, si ascoltano anche le parte sindacali e si concorda con loro il da farsi“.

Per tutelare il diritto dei lavoratori, a Cozzoli le sigle sindacali chiedono inoltre “di valutare la possibilità di attribuire gli eventuali anticipi dovuti alle Federazioni per l’anno in corso solo dopo aver ottenuto preventivamente l’impegno a garantire in primis la copertura integrale delle retribuzioni dei dipendenti”.

A.S.

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