Vito Cozzoli: "Ecco quali sono le linee di ripartenza per lo sport italiano"

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Vito Cozzoli: “Ecco quali sono le linee di ripartenza per lo sport italiano”

Il nuovo Presidente e A.D di “Sport e Salute S.p.A” ipotizza un riavvio delle gare differenziato in base alla tipologia e alla specificità delle singole discipline

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Intervista tratta dalla pagina “Stadium” sul quotidiano “Avvenire” del 16 aprile 2020

Una primavera infernale, per il Paese e per il nostro sport, oggi fermo. Dopo oltre 70 anni di centralità del Coni quale unico punto di riferimento di tutto lo sport nazionale, ora il mondo sportivo italiano si trova a doversi confrontare con un altro soggetto: “la Sport e Salute SpA”, al cui vertice da fine gennaio c’è l’avvocato e docente universitario Vito Cozzoli.

Vista la situazione emergenziale che stiamo vivendo, secondo lei, è d’accordo se anteponessimo idealmente Salute a Sport? Prima la Salute e poi lo Sport vale anche per lei? 
Lo sport è socialità, incontro, contatto e sempre motivo di vicinanza umana. L’emergenza sanitaria non poteva non colpire lo sport direttamente e senza fare distinzioni. Sono fermi tutti gli atleti. Sia dello sport professionistico sia di quello di base. Ma l’obiettivo di Sport e Salute è tenere insieme i due aspetti, ovvero l’attività sportiva come elemento del benessere, della qualità della vita, di prevenzione, di coinvolgimento dei giovani, degli anziani, di chi vive nella disabilità. Quello sport di tutti e per tutti che significa maggior rispetto delle nostre persone. L’auspicio è che dopo settimane chiusi in casa lo sport possa essere uno dei motori della ripartenza.

Per ogni sportivo, nel lavoro o nell’allenamento quotidiano, è fondamentale fissare la meta, il traguardo, un obiettivo. Non averli oggi rende tutto più difficile. Quanto tempo manca alla ripartenza?
Difficile rispondere, non dipende da noi. Si potrebbe pensare anche ad una ripartenza differenziata. Il tennis ad esempio come altre discipline dove non si dovrà condividere lo spogliatoio, potrebbe riprendere prima di altre. Lo sport insegna in queste occasioni anche a vivere momenti di difficoltà, e ad essere sempre pronti. Bisogna allora utilizzare questa emergenza per coglierne le opportunità, fare cose nuove, ed uscirne più forti e preparati.

Parlando di sportivi praticanti, i più pensano al rinvio degli Europei, delle Olimpiadi, o dei maggiori eventi dello spot di vertice. Non crede, altresì, che a soffrire maggiormente non sia il pubblico di “telespettatori” ma quei milioni di attori protagonisti nelle piccole società sportive di base, cui manca la semplice quotidianità e che hanno visto stravolgersi repentinamente le abitudini. In che modo pensate di supportare i tanti giovani atleti oggi ai box?
Il compito di Sport e Salute è essere vicino alle Asd, alle Ssd, agli atleti, ai tecnici, agli operatori sportivi e ai dirigenti. Il Governo ha messo in campo una misura, l’articolo 96 del decreto Cura Italia – in cui mi piace sottolineare che per la prima volta è stata riconosciuta la dignità del lavoro sportivo – dove è prevista un’indennità per i collaboratori sportivi. La prima di una serie di iniziative concrete ed immediate a sostegno dello sport. Con il Governo stiamo lavorando ad un pacchetto di misure e di rilancio ancora più corposo e continuativo nel tempo.

Sì. 600 euro per allenatori, atleti, istruttori, giudici di gara che percepiscono indennità da trasferta, rimborsi o compensi sotto la soglia dei 10 mila euro annui: una popolazione potenziale di 350 mila persone, con però solo 83 mila beneficiari. Dopo Pasqua è possibile attendersi una bella sorpresa?
Sì. L’impegno di tutti è allargare la platea dei beneficiari. Il Ministro dello Sport Spadafora ha lanciato dei messaggi piuttosto incoraggianti per quanto riguarda la soglia base dei 10mila euro. L’auspicio è che le risorse possano dare risposte anche a coloro che guadagnano di più, quindi nei prossimi giorni il Governo adotterà un decreto legge e si spera che possa contemplare maggiore risorse anche per quest’indennità. Importante è creare le condizioni affinché le società sportive dilettantistiche possano tornare subito ad operare anche attraverso il sostegno dello Stato. Immaginiamo il rilancio dello sport di tutti: per i bambini, per i ragazzi e per gli over 65, per le situazioni di disagio. È questa l’occasione per promuovere lo sport come valore sociale, come fattore di crescita, come modalità per migliorare la nostra salute. Dobbiamo creare le condizioni per far ripartire il Paese, anche attraverso lo sport.

Indubbiamente lo sport sociale, l’S Factor come ama chiamarlo il Csi, ha vissuto e vive una situazione paradossale: grande nei numeri, piccolo quanto a politiche pubbliche di sviluppo. Con Sport& Salute cambierà qualcosa?
Cambierà tanto. È nella funzione costitutiva di Sport e Salute: politiche pubbliche a beneficio delle discipline che non vanno in prima pagina, della scuola, degli anziani. La società sportiva come avamposto educativo. Questa la nostra missione. Il Csi e gli enti di promozione sportiva sono un asset straordinario di innegabile valore; la poliedricità della proposta aggregativo–sportiva garantisce a tutti la possibilità di fare sport, in tutte le forme possibili, da quelle tradizionali alle più innovative. Il nostro obiettivo è di essere sui territori, collaborare con gli Eps anche per lavorare sinergicamente, costruire insieme un rinnovato e più efficace sistema di utenza sportiva, che sia presente in tutti i Comuni italiani, che permetta ad ogni età una pratica diffusa con la massima qualità ed integrazione culturale e senza che la soglia di accesso economica sia impedimento alla partecipazione.

In questa nuova situazione come si svilupperanno i rapporti con le Regioni, che in sostanza sono il terzo soggetto deputato a promuovere lo sport?
Sport e Salute è molto articolata nel territorio. In questi giorni non a caso stiamo valorizzando le nostre strutture territoriali per assistere tutti i collaboratori che vanno accedendo alla indennità prevista nel decreto Cura Italia (vedi box a lato). Il nostro compito è quindi tenere rapporti con i territori. Chiederemo loro come si può ripartire e quali sono le criticità su cui occorre prioritariamente intervenire.

A lei, come alle altre istituzioni sportive italiane ha scritto il presidente del Csi, Vittorio Bosio, nei giorni scorsi, richiamando a gran voce la funzione sociale dello sport e sottolineando la necessità di sbloccare il 30% delle risorse destinate alle istituzioni sportive e non ancora assegnate. Si muoverà qualcosa?
Questo è il primo anno con un nuovo sistema di erogazione dei contributi a Federazioni ed Enti. Finalmente questi organismi hanno una certezza di risorse certe in tempi congrui, anche per pianificare le proprie attività. Resta di assegnare la parte restante del contributo. Con queste risorse Sport e Salute vorrebbe rendere gli Eps attori partecipi e protagonisti dei piani straordinari di sostegno allo sport di base e sociale. Situazioni emergenziali come quella che stiamo vivendo richiedono interventi straordinari e allora dobbiamo tutti adottare nuove strategie per essere pronti a scendere in campo con nuova forza e progettualità. Questo metodo caratterizzerà il rapporto con gli Eps, che saranno coinvolti nel piano che Governo e Sport e Salute si propongono di realizzare nella fase di ripartenza. Ciò per sostenere le società sportive, garantire lavoro agli operatori, sostenere progetti educativi, di salute e benessere, attraverso condivisione di progettualità con il CSI e con gli altri Enti di promozione.

Che effetto le suscita in ultimo trovarsi ancora in un inserto del Centro Sportivo Italiano sulle pagine di Stadium?
Ho avuto parecchi anni fa l’opportunità di conoscere ed apprezzare i valori che il Csi promuove. Questo anche per la mia storia familiare. Curioso che più di 30 anni fa io abbia scritto per Stadium un articolo dal titolo “Sport e Salute”. Evidentemente era un segno del destino.

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