Ferrero, ex allenatore di Zverev: "I giovani si divertono su Instagram e non pensano al tennis"

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Ferrero, ex allenatore di Zverev: “I giovani si divertono su Instagram e non pensano al tennis”

Secondo l’ex numero uno del mondo, che fino al febbraio 2018 ha allenato Sascha, il problema dei giovani è attitudinale. “Zverev non può ancora vincere uno Slam”

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Juan Carlos Ferrero, ex numero uno del mondo ed ex allenatore di Alexander Zverev, è stato intervistato nel corso del podcast spagnolo
3iGuales e ha rilasciato alcune dichiarazioni interessanti sulla sua collaborazione con il giocatore tedesco, conclusasi ormai più di due anni fa e anche piuttosto bruscamente. Chi ha dimestichezza con la lingua può ascoltare l’intervista per intero, cliccando su uno dei seguenti link.

Di seguito riportiamo i virgolettati principali, che riflettono un punto di vista piuttosto diffuso tra gli addetti ai lavori. Se è vero che i Big Three sono tenutari di un talento fuori dal comune e probabilmente irraggiungibile per qualsiasi sfidante, è altresì vero che tra le nuove generazioni serpeggia una maggiore difficoltà a rimanere concentrati sull’obiettivo tennis.

Per poter superare Federer, Nadal o Djokovic, Zverev e il resto dei ragazzi che sono arrivati dopo devono migliorare fuori dal campo, dall’alimentazione alla tenuta fisica” dice Ferrero. “Ho allenato Zverev per otto mesi e ho notato che ha troppi alti e bassi durante la stessa partita ed è per questo che non può ancora vincere uno Slam. Questa incostanza lo porta magari a giocare un quinto set dove è un po’ testa o croce“.

Guadagnare molti soldi quando sei giovane ti fa girare la testa. Allo stesso tempo, l’ambiente attorno al giocatore è un fattore decisivo e fuori dal campo ci sono troppe distrazioni. Telefonate, social network, amici che compaiono all’improvviso… li vedo divertirsi su Instagram e non pensare al tennis come si faceva ai nostri tempi“.

Ferrero torna poi sulla sua esperienza con Sascha. “Zverev, per esempio, passava tre ore sul campo ma non era in grado di fare un’ora e mezza di allenamento di qualità. C’erano proteste, interruzioni, arrabbiature, distrazioni. Ci siamo scontrati perché a volte era in ritardo e a causa delle sue mancanze di rispetto nei confronti degli altri membri del team, questo nonostante suo padre mi abbia aiutato molto“.

A.S.

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