Incertezza, ansia e ottimismo: cosa vuol dire lavorare in uno sport che è a un punto morto

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Incertezza, ansia e ottimismo: cosa vuol dire lavorare in uno sport che è a un punto morto

Dai viaggi in tutto il mondo all’auto-isolamento con un futuro incerto: Ubitennis mette in luce i lavoratori del tennis direttamente colpiti dal COVID-19

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Queen's 2019 (foto Alberto Pezzali/Ubitennis)
 

Solo tre mesi fa il coach e match-analyst Mike James seguiva il circuito ATP in giro per il mondo fornendo le sue competenze.le sue competenze.

Il fondatore di Sportii, azienda specializzata nella fornitura e analisi di dati sul tennis, sta lavorando con il team dell’ex numero uno al mondo junior Miomir Kecmanovic, che lo scorso febbraio ha raggiunto le semifinali dell’ATP di New York. Il lavoro di James è fornire dati rilevanti a Kecmanovic sui match giocati dal serbo. Lo scorso gennaio era a Doha per il torneo ATP degli Emirati.

L’anno era iniziato bene. Sono andato a Doha con il team di Miomir, che ha raggiunto le semifinali battendo Tsonga e Fucsovics. Ha perso poi da Rublev, che era in grande spolvero in quel periodo. È stato un torneo molto positivo” riflette James. “L’ultimo evento nel quale sono stato coinvolto è Acapulco, dove Miomir ha ottenuto una grande vittoria contro De Minaur prima di perdere dal futuro campione Nadal. Fino all’interruzione, ha avuto un’ottima stagione relativamente ai progressi sul lato tattico e analitico”.

Mentre James si stava godendo il suo lavoro sul Tour, tutto ha iniziato a crollare il 9 marzo. Una data che ha segnato il via della più lunga sospensione di gioco nella storia del tennis moderno. A seguito di quella che era ritenuta una grave minaccia per la salute riguardante solo la Cina, il coronavirus ha attraversato il mondo con un incalzare devastante. Non è più sicuro viaggiare in alcune aree, considerando che gli esperti stanno ancora cercando un rimedio per contenere un virus sconosciuto fino a poco tempo fa.

Alla luce di questa seria emergenza sanitaria, era solo una questione di tempo prima che l’intero mondo del tennis finisse in sofferenza. Il primo torneo ad essere cancellato è stato Indian Wells, poi è toccato a Miami, poi sono stati fermati tutti gli eventi in programma sino ad aprile e ora la sospensione è stata prolungata (almeno) fino al 13 luglio. Tutto ciò ha costretto i giocatori con un ranking più basso a cercare modi alternativi per guadagnarsi da vivere. Alcuni sono tornati a studiare, altri hanno tentato la via del coaching online.

James non è un tennista, ma è uno tra i tantissimi lavoratori che agiscono dietro le quinte di questo mondo ad essere pesantemente coinvolti dalla sospensione del circuito. A prima vista, qualcuno potrebbe pensare che il tennis inizi e finisca con i giocatori, ma c’è molto di più. Ci sono i fisioterapisti, i coach, gli sparring partner e così via. Nella maggior parte dei casi, se un giocatore non può più incassare alcun introito, le persone del suo staff non vengono pagate. Solo i più grandi protagonisti di questo sport, per l’entità dei loro guadagni, possono permettersi di fare diversamente.

Il mio ruolo è prevalentemente basato sui match giocati da Miomir nel Tour. Quindi, se lui non gioca, per me non c’è molto di cui occuparmi” spiega James. “Sto cercando di concentrarmi molto sul lavoro riguardante lo sviluppo teorico del gioco. Ma ovviamente c’è un limite a quel che si può fare se lui è fermo”.

James, che ha la base a Leicester, non è esente da problemi nonostante le sue credenziali. Il suo incarico precedente era a supporto di Magnus Norman nel team di Stan Wawrinka e, tra gli altri giocatori con cui ha lavorato, ci sono gli specialisti del doppio Ante Pavic e Tomislav Brkic.

Stan Wawrinka – Roland Garros 2019 (foto Roberto Dell’Olivo)

Fortunatamente, a lui e ad altri coach britannici il governo inglese ha garantito impegno nel supporto alle varie categorie di lavoratori autonomi. In altri paesi la situazione è molto differente. “I coach di tennis, i fisioterapisti e i giocatori sono una categoria di lavoratori autonomi a sé stante, ognuno di loro ha specificità diverse” spiega James. “Io vengo dal Regno Unito e il nostro governo è stato sorprendente nel supportare i lavoratori autonomi e posticipare l’80 per cento della mia ultima dichiarazione dei redditi. Sto svolgendo delle consulenze online e qualche altra cosina per tenermi impegnato, ma la realtà è che la maggior parte del mio reddito proviene dal circuito del tennis professionistico”.

DAI VIAGGI IN TUTTO IL MONDO AL CONFINAMENTO CASALINGO

Come quasi tutti nel mondo, James si trova ora in lockdown aspettando che il contenimento della pandemia permetta di tornare alla vita di tutti i giorni. Ma ancora non si sa quando questo succederà. Confrontarsi con i limiti imposti dalle autorità su quel che si può o non si può fare è complicato per tutti a prescindere dal lavoro che si fa.

Forse il maggior problema che una persona possa affrontare in questo periodo è quello relativo alla salute mentale. In un sondaggio promosso dalla American Psychiatric Association, il 36% degli intervistati ha risposto che la pandemia ha avuto un impatto serio proprio su questo aspetto. Queste risultanze variano a seconda del paese e anche a seconda degli sport, ma il problema rimane un fattore molto serio nelle vite di tutti. “Personalmente, sto attraversando alcuni sbalzi di umore, alternando momenti emozionali positivi e negativi” dice James su quanto gli accade.

La cosa positiva è che siamo tutti sulla stessa barca e il coronavirus almeno non sta creando discriminazioni di alcun tipo. All’inizio, quando Indian Wells è stato cancellato, a casa mia c’è stato un po’ di panico. Tutti intorno a me mi chiedevano come mai stessi diventando così triste e ansioso. Ero semplicemente consapevole dell’effetto domino che si stava creando per il futuro”.

La comunità del tennis, almeno apparentemente, è unita nel supportarsi a vicenda in questo momento. Ad esempio, i primi cento giocatori del mondo nell’ATP Tour hanno una chat WhatsApp, ma i temi di discussione sono top secret. Lo stesso James sta cercando di approfittare dei benefici della tecnologia. “Mi sto tenendo a stretto contatto con tutti. Per farlo, utilizzo WhatsApp, Zoom, Houseparty e tutte le altre applicazioni che mi permettono di comunicare con la gente del circuito” dice. “Tutti stanno cercando di informarsi a vicenda su quello che accadrà nel Tour quando potremo tornare al lavoro. Credo che l’estensione del periodo di sospensione influirà”.

Ma per quanto riguarda la data di ritorno del tennis, è tutto assolutamente in dubbio. La USTA, l’organo di governo nazionale del tennis negli Stati Uniti, ha pubblicato un comunicato in cui si afferma l’intenzione di organizzare lo US Open nelle date previste alla fine dell’estate. Ma è qualcosa di cui alcuni ex giocatori come Amelie Mauresmo e Janko Tipsarevic dubitano fortemente. James spiega anche che secondo la sua opinione l’attuale deadline del 13 luglio non verrà rispettata. Al momento ci sono oltre un milione di casi di contagio da COVID-19 in tutto il mondo, secondo la John Hopkins University. E, cosa importante per il tennis, in America non è ancora stato raggiunto il picco dell’epidemia. È un paese che ha in programma di organizzare sei eventi ATP tra luglio e settembre.

Non penso che il Tour possa davvero tornare dal 13 luglio, vista la situazione attuale. Credo che se il termine della sospensione venisse prorogato a settembre con lo US Open come primo torneo, la defezione di così tanti tornei influirebbe troppo sul sistema dei ranking”– sostiene James. “Il circuito del tennis deve ripartire pienamente: tornei ATP, Challenger e circuito ITF. Se questo non succede il circuito non può tornare. Quindi il mio timore è che forse il 2020 sia già terminato”.

LA FUNE DI SALVATAGGIO DELLA LTA

Venerdì scorso la British Lawn Tennis Association (LTA), la federazione del tennis in Gran Bretagna, ha annunciato un pacchetto di sostegno economico che ammonta fino a 20 milioni di sterline destinato a giocatori, circoli e allenatori in tutto il paese con sovvenzioni ai giocatori fuori dalla Top 100 (purché non abbiano già beneficiato di aiuti economici da parte del governo). La Gran Bretagna ha 11 giocatori nei primi 400 del mondo, ma solo tre di loro sono nella top 100: Dan Evans (numero 28 del mondo), Kyle Edmund (44) e Cameron Norrie (77). I professionisti di supporto ai giocatori come James dovrebbero anch’essi beneficiare del progetto che mira a mantenere lo standard del tennis britannico sui livelli attuali nonostante questa crisi.

Quello che ha fatto la LTA non trova precedenti nell’operato di alcuna federazione. Credo che il fatto di rimettere 20 milioni in circolo per il nostro mondo sia un gesto meraviglioso da parte loro, così come l’idea di supportare i coach con l’accantonamento di 4 milioni. Auspicabilmente questo aiuterà quelli come il sottoscritto, ma non so ancora quanto potrei ricevere”.

Sembra che la ATP e la WTA stiano anch’esse preparando dei piani per aiutare i tennisti e le tenniste a compensare i mancati guadagni. Ma non è ancora chiaro se questi si estenderanno a tutti coloro che lavorano nello sport. C’è anche un altro elemento da aggiungere. Il tour è stato capace di crescere negli anni grazie ad accordi con gli sponsor, ma con la batosta che sta subendo l’intera economia mondiale, in prospettiva, potrebbero esserci ulteriori problemi per tutti.

Il tennis è uno sport globale la cui ricchezza si basa in gran parte sulle sponsorizzazioni, specie dagli ATP 250 in giù. Questo vale ancora di più per il circuito WTA. In caso di recessione globale la prima cosa che faranno le aziende sarà fermare gli investimenti nelle sponsorizzazioni. Più questo momento va avanti, più cambierà il tennis per come lo conosciamo” avverte James.

UNA LUCE IN FONDO AL TUNNEL

Sono già passate sei settimane da quando sono stati giocati gli ultimi tornei ATP. Durante l’ultimo weekend di febbraio, Nadal trionfò ad Acapulco e Djokovic vinse a Dubai. Indubbiamente tutti coloro che gravitano intorno al mondo del tennis stanno soffrendo mentalmente, fisicamente ed economicamente. Ma è possibile che la devastante pandemia possa avere anche un lato positivo in ottica futura? Il tennis è uno sport unico per come è strutturato. Non meno di sette enti/organismi/associazioni sono coinvolti. Ognuno con i propri obiettivi e la propria agenda. Una situazione che in precedenza si è rivelata problematica quando è stato necessario arrivare ad accordi collettivi. Ora, paradossalmente, la possibilità è che il COVID-19 possa unirli una volta per tutte.

A fare la differenza in positivo potrebbe essere uno scenario in cui le organizzazioni siano in grado di relazionarsi più efficientemente, creando più solidarietà. Il tennis ne trarrebbe grande beneficio” dice James con ottimismo.

Quindi, quale potrebbe essere il futuro del tennis professionistico? La risposta a questa domanda dipende a chi la si pone: spesso il punto di vista varia a seconda del protagonista dello sport interpellato. Per quanto riguarda James, il cambiamento nel tennis dipende da quanto durerà la sospensione del circuito. “Penso che relativamente ai prize money, ai viaggi internazionali, al ranking, alle strutture dei vari tornei tutto possa cambiare molto. Ma dipende da quanto durerà lo stop” dice Mike. “Se l’intero anno sarà cancellato, ci saranno un sacco di persone che lavorano dietro le quinte che dovranno guardare a quello che ci aspetterà nel 2021 e a come potremo far tornare il tennis quello di prima. Che è la cosa più importante di tutte”.

Queen’s 2019 (foto Alberto Pezzali/Ubitennis)

Con le persone in lotta per la propria salute in tutto il mondo, sembra futile pensare a quel che succederà in uno sport nelle settimane in arrivo. Nel momento della sua personale preoccupazione, James guarda al contesto generale. Anche perché, mentre si trova a casa, qualcuno molto vicino a lui è nel pieno della battaglia contro il COVID-19, il che lo mantiene a stretto contatto con la realtà.

Mia moglie è un’infermiera, lei e i suoi colleghi sono in prima linea in questa battaglia. Il lavoro che stanno facendo è incredibile” dice. “Penso di essere piuttosto fortunato perché posso restare a casa, al sicuro, aspettando che tutto questo finisca. C’è bisogno di pensare in positivo, mantenendo per quanto possibile strette e solide le relazioni con le persone a cui teniamo”.

Traduzione a cura di Gianluca Sartori

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