Stefano Travaglia: "Al rientro punto alla top 50"

Flash

Stefano Travaglia: “Al rientro punto alla top 50”

Il tennista ascolano parla a ‘Tuttosport’ e riflette sulla “sosta atipica che stiamo vivendo, anche se per me non nuova”. L’idolo Ferrer e il ritorno in campo: “La manualità con la racchetta non sarà un problema”

Pubblicato

il

Stefano Travaglia - Australian Open 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Non era partito male il 2020 di Stefano Travaglia il quale, con 9 vittorie e 6 sconfitte e una finale Challenger a Bendigo, prima della sospensione dei tornei a causa del coronavirus si trovava stabilmente in top 100. Il 28enne marchigiano ha ammesso in un’intervista a Tuttosport di essersi posto proprio questo obiettivo per la stagione scorsa. Essere tra i migliori 100 significa avere maggiori sicurezze anche dal punto di vista economico, poter fare gli ATP 250, le qualificazioni negli ATP 500 e in qualche Masters 1000, e ovviamente essere nei tabelloni Slam”. Mentre alla ripresa punterò alla top 50“.

Al momento la sua posizione in classifica è la numero 86 e per fare quel salto di qualità è necessaria ovviamente tanta preparazione, difficile da ottenere in un periodo come questo. “Dopo essermi allenato sul campo fino ai primi di aprile quando era possibile farlo, ora eseguo solo esercizi di mantenimento, cercando di tenere oliata la macchina, in particolare polso, gomito e spalla. La manualità con la racchetta” assicura, “non sarà un problema“.

Travaglia non ha una superficie preferita sulla quale si auspica il rientro in campo, dato che afferma di trovarsi bene su tutte. “L’erba mi piace ma non posso dire di conoscerla perché ci ho giocato poco. Sulla terra ho più tempo ma a volte vado fuori giri. Sul cemento spingo di più. Sono versatile anche se mi occorrono 4-5 giorni di allenamento per adattarmi alla nuova superficie“. Insomma il suo tennis non ha un colpo dirompente che gli porta punti facili, bensì si fonda sulla regolarità da fondo e la notevole preparazione atletica affiancata da un grande spirito di sacrificio. A fronte di queste caratteristiche non stupisce che il suo idolo di sempre sia “David Ferrer, per il grande impegno che ha sempre messo nel quotidiano e la sua capacità di alzare costantemente il livello. Mi ci sono allenato alcuni anni fa e l’ho affrontato in torneo perdendo 7-6 al terzo”.

In passato al giocatore italiano era capitato di vivere un periodo simile, con le dovute differenze. Quella che stiamo vivendo è una sosta atipica, anche se per ragioni diverse a me non nuova, come quando nel 2016 sono stato fermo per tre mesi in casa per un problema alla schiena. La differenza è che oggi non abbiamo certezze su quando si sbloccherà il quadro emergenze mentre quando sei infortunato c’è sempre una luce“. Ed è proprio questa luce che deve puntare al futuro, ma soprattutto deve illuminare quanto di buono fatto in precedenza per non vanificare i progressi raggiunti. “La scorsa stagione (con due titoli Challenger, ndr) mi ha visto trovare quella costanza di rendimento necessaria ad operare il cambio di passo. Dovrò proseguire su questa strada“. E la vittoria su Taylor Fritz durate l’ATP Cup lo stavano confermando.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement