Tennis in giallo: la pallina vagante (seconda parte)

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Tennis in giallo: la pallina vagante (seconda parte)

A ciascuno il suo (giallo): il nostro è in tre puntate, è ambientato a Napoli e ovviamente c’è di mezzo il tennis. Ma non come pensate voi…

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Tennis in giallo: la pallina vagante (prima parte)


“Fragiacomo dimmi, che succede a Bagnoli?”. “Dottò, a parte che il Napoli vince 2-0 e mi avete intossicato la partita, qui non è successo nulla fino a mezzora fa, quando è arrivato un piccolo furgoncino con due uomini che hanno scaricato due scatoloni abbastanza pesanti. Non so cosa ci può essere dentro, ma c’era una scritta straniera, mi pare Chips and Change”. “Fragiacomo, non è che c’era scritto Chip and Charge?”. “Sì, sì e io che ho detto? Commissà e su, io mica posso parlare pure il francese!”. “Vabbè, lasciamo perdere. Comunque fino a qui, tutto normale”. “Perché che è sto Chips e come si chiama?”. “Sono palline da tennis Gennà. È il marchio più famoso del mondo di palline da tennis. Però perché portarle alle dieci di sera? Vabbè domani mi vado a fare una passeggiata al negozio. Bravo Gennaro, puoi tornare a vedere la partita”. “Commissà, manco le interviste mi riesco a vedere! Buonanotte…”.

Avete presente quando, dopo una serie di eventi negativi e sfortunati, tutto apparentemente si allinea per consentirvi finalmente la realizzazione del vostro desiderio ma dentro di voi si fa strada la sensazione che accadrà comunque qualcosa che farà finire tutto in malora? Bene, esattamente con questi sentimenti Caruso si apprestava a riaccendere la televisione, quando un improvviso fulmine squarciò il cielo e il buio piombò nel suo appartamento e in mezza città.

In altri tempi avrebbe sfasciato il soggiorno, sarebbe uscito di casa imprecando al destino cinico e baro, finendo per annegare il suo malumore in qualche baretto del centro. Ma il tempo passa per tutti ed il richiamo congiunto della caviglia dolente – il pensiero del Notaio Priscilla al buio in pizzeria gli procurò un brivido di piacere – e del plaid ai suoi piedi lo indusse a non muoversi dal divano fino al giorno dopo. Al mattino, la luce era tornata e il primo pensiero, dopo il caffè, fu quello di trovare una replica della finale di Indian Wells e di metterla a registrare per poter finalmente godersela in serata. Appena arrivato in Commissariato, l’agente Salerno lo avvicinò, parlando sottovoce con aria cospirativa.

“Dottore buongiorno, ci sarebbe ehm… sarebbe arrivata la nuova collega, quell’agente che è stata trasferita dalla Calabria”. “Embè Pasquale, qual è il problema? Andiamo tutti in sala riunioni così facciamo le presentazioni!”. “Eh Dottore ma è femmina ed è pure carina”. “Salerno e quindi?”. “Eh niente, è che noi siamo un popolo maschilista, in questa città poi, secondo me lei necessiterebbe di un affiancamento…”. “Ho capito Pasquale, ti stai prenotando la collega, abbiamo capito. A proposito, ricordami come si chiama”. “Si chiama Silvia Reggio”. “Pasquà, allora è proprio destino”. “Che cosa dottore?”. “Ma ci pensi che coppia? Salerno-Reggio! Ma chi vi può fermare! Soprattutto d’estate, starete fermi dalle tre alle quattro ore. Però mi devi promettere una cosa Pasquale, se farete un figlio lo dovrete chiamare Buonabitacolo e se è femmina Scilla o Polla a seconda di quanto risulterà difficile il travaglio”.

Il povero agente, come di consueto, non aveva capito nulla, ma era corso a chiamare la nuova avvenente collega. “Buongiorno agente Reggio, io sono il Commissario Caruso, vedo che per sua grande fortuna ha già conosciuto l’agente Salerno. Lui è l’ispettore Fragiacomo, mentre il mio vice De Lucia e l’agente Cacciuottolo sono influenzati, ma avrà modo di conoscerli. Via via conoscerà tutti gli altri. Approfitto per aggiornarvi. Stamattina andrò a fare una passeggiata al negozio di articoli sportivi “Tuttosport”, ieri sera l’eroico ispettore Fragiacomo ha notato che verso le 22.00 hanno scaricato due scatoloni di merce, probabilmente palline da tennis, ma non sono convinto. Direi che stasera Salerno e Reggio proseguiranno l’appostamento dalle 20.00 in poi. Aggiornatemi per qualsiasi movimento”.

Indossato il cappotto, che aveva sostituito il piumino leggero del giorno prima, si diresse verso il negozio di articoli sportivi che si trovava a circa venti minuti a piedi. La giornata soleggiata invogliava e la caviglia sembrava dare tregua. Per raggiungere la sua meta, il Commissario attraversò un insieme di stradine e vicoli che rappresentavano il cuore  della città e che d’improvviso confluivano in un belvedere dal quale si poteva ammirare tutto il golfo. Entrò nel negozio e dopo circa dieci minuti il suo girovagare fu interrotto da uno zelante commesso. “Buongiorno, posso aiutarla?”. “Si, cercavo delle palle da tennis”. “Da questa parte prego” disse Ciro, come da cartellino spillato in petto, indicandogli uno scompartimento riservato al tennis dove campeggiava la gigantografia di Rafa Nadal in pinocchietto e canotta come ai bei tempi. Avvicinatosi allo scompartimento riservato alle palline da tennis, il Commissario notò l’assenza proprio delle Chip&Charge.

“Mi scusi, vorrei delle palline Chip&Charge ma non riesco a trovarle”. “Mmm mi sa che sono esaurite, provi a prendere queste qui, sono analoghe…”. Il Commissario rimase paralizzato dalla sorpresa ma replicò: “No, sa sono molto scaramantico, se non sono di quella marca non le compro. Mi sa dire quando arriveranno?”. “Aspetti un attimo che controllo al terminale. Mmm vediamo un po’… no mi dispiace, la prossima consegna è prevista tra una settimana”. “Ah, peccato, allora, mi dispiace…” replicò fintamente affranto Caruso, lasciando il suo interlocutore interdetto a muovere decisamente il capo in segno di disapprovazione.

Appena uscito dal negozio chiamò l’agente Salerno: “Pasquale, ascoltami bene. Stasera dovete fare molta attenzione alle consegne che vengono fatte al negozio dopo la chiusura al pubblico, diciamo dalle otto in poi. Soprattutto, cerca di leggere bene cosa c’è scritto sulle scatole”. “Dottore, lei lo sa, io sono sempre ligio al dovere, soprattutto in questo momento storico dove ideologie anarchiche spingono per il mancato rispetto dell’autorità, ma io non ci vedo molto bene da lontano…”. “Pasquale, io ancora adesso mi chiedo perché hai deciso di interrompere i tuoi studi alla facoltà di scienze politiche per partecipare al concorso in polizia. Il mondo ha perso un grande scienziato politico, ma soprattutto la polizia… vabbè lasciamo perdere. Ti saluto”.

E chiamò la nuova arrivata Reggio, ragguagliandola sul da farsi e per sua grande soddisfazione apprese che la nuova agente non aveva velleità filosofiche ma un senso pratico decisamente spiccato. “Benissimo Silvia, mi raccomando chiamatemi qualsiasi cosa accada”. Il pomeriggio passò rapidamente tra le mille scartoffie da affrontare in ufficio e un paio di interventi volanti da gestire per una rapina e una rissa tra ragazzi. Verso le sette e mezza decise che poteva rientrare in casa per godersi finalmente il resto della partita, attendendo notizie dall’appostamento.

Giunto ad un centinaio di metri da casa, la voce di Massimo Ranieri arrivò inconfondibile – “Il cuore mio non dorme mai, sa che di un altro adesso sei, tua madre va dicendo che a maggio un uomo sposerai. Ma se in fondo al cuore tuo, c’è un ragazzo sono io” – e mentre ragionava che sua mamma in quel di Sorrento, a circa una settantina di chilometri, avrebbe apprezzato la scelta, un’inquietante premonizione si fece strada nel suo cervello. Le luci accese nella sua villetta confermarono la tragedia imminente: “Se bruciasse la città, da te, da te, da te io correrei, anche il fuoco vincerei per rivedere teeeeeee… o Nino, finalmente!” – corse ad abbassare lo stereo –.

Ho fatto proprio bene a non starti a sentire e a venire qui, ma ti rendi conto in che condizioni era questa casa? Tutto in disordine, tutto sporco, e poi il frigo completamente vuoto, per fortuna che ti avevo portato un po’ di cose io dalla costiera, ma poi sono andata a farti la spesa – ho lasciato detto che passerai a saldare, cosa credi sempre una povera pensionata sono – e tutti quei panni sporchi, sporchi di quella terribile terra rossa, ma ancora con sto sport per asociali come il tennis, ma perché non vai a fare una partita di calcetto ogni tanto, così per frequentare qualcuno, almeno di sesso maschile, visto che di donne traccia in questa casa non ce ne sono, ah ma io sto invecchiando, la soddisfazione di diventare nonna me la potrò mai togliere? Ma lo sai che tutte le mie amiche…”.

“MAMMA! E basta! Senti, ora ce ne andiamo a mangiare una pizza” – ovviamente del Potro e Federer avrebbero dovuto aspettare fino al giorno dopo, sperando che mammina riprendesse la sua corriera per Sorrento – “ma ti avviso, sto aspettando notizie da un appostamento e potrei dover uscire da un momento all’altro”. “Pizza? Ma quale pizza! Ti ho preparato la genovese, impepata di cozze e un po’ di frittura di paranza fresca, fresca. E poi ho fatto il tiramisù che ti piace tanto…”. Caruso riflettè che, in fondo in fondo il deserto di Indian Wells non poteva reggere il confronto con la cucina napoletana di mammà e decise che per una sera il tennis poteva aspettare. Differita per differita…

Mentre un sorso di falanghina dei Campi Flegrei stava accompagnando il diciottesimo anellino di calamaro, colei che metteva l’amore sopra ogni cosa arrivò a interrompere l’idillio. “Commissario, sono l’agente Reggio. Allora poco fa, saranno state le 22.00, è arrivato un camioncino e ha scaricato due scatoloni, credo pesanti perché in tre facevano fatica. Sugli scatoloni c’era scritto Chip&Charge”. “Ottimo Silvia. Fate una cosa, rimanete ancora un’altra mezzora, controllate che vadano via tutti e poi lasciate la postazione”. E tornò dai calamari e gamberetti.

Tre quarti d’ora dopo, mentre stava per affrontare la terza pozione di tiramisù, la Salerno-Reggio tornò trafficata. “Commissario ci sono novità. Stavamo per andare via, quando è arrivato un grosso Suv, dal quale sono scese due persone. Hanno aperto la saracinesca del negozio e hanno preso due scatoloni, credo proprio che siano i due di prima. Poi sono ripartiti e noi li abbiamo seguiti. Si sono fermati nei pressi del Circolo di Tennis Eden e hanno scaricato…”. “Bene Silvia, grazie. Domani mattina tenetevi tutti pronti, vi aggiorno più tardi”.

“Allora Nino, su che cosa state lavorando? Non mi fare preoccupare eh! Domani devo tornare a Sorrento, perché è martedì e ho il bridge con le amiche. Vedi che ti ho lavato e stirato la roba del tennis, ma voglio ben sperare che non li userai per un po’ di tempo, con questo freddo che fa…”. “Ah ottimo, mamma grazie, vado proprio ora a preparare la borsa per domattina” disse sorridendo sornione il Commissario, Nino nell’occasione, mentre partiva la chiamata verso il tennis Eden: “Paolo, buonasera, mi prenoti un campo domattina alle 09.00? Grazie!”.

E subito dopo, a ruota, telefonata all’avversario di turno. “Gennaro buonasera, domattina ti aspetto puntuale alle ore 09.00 al Tennis Eden”. “Commissà va bene, che dobbiamo fare?”. “Secondo te che dobbiamo fare in un circolo tennis, Fragiacomo?”. “Commissà, un’ispezione?”. “Fragiacomo, mi raccomando, vestiti griffato di tutto punto, bandana in testa, pantaloncini corti e calzino bianco di spugna. La racchetta te la presto io”. “Commissà ma che state dicendo? Io non ho mai…”. “Gennà, non ti preoccupare, non entrerai nemmeno in campo. Fai una cosa però, avverti anche Reggio e Salerno e digli di farsi trovare lì per le 09.00”. L’ispettore Fragiacomo attaccò inebetito, ma per non farsi prendere alla sprovvista accese subito il computer alla scoperta delle regole del gioco del tennis.

La digestione della cena luculliana non fu agevole, ma l’ultimo disperato tentativo di appropriarsi della tv per godersi la seconda parte della finale si scontrò con la ferrea volontà di Grimaldi Assunta, Tina per le amiche del bridge, di gustarsi a fondo la dodicesima replica de “Il cane di terracotta”. E d’altronde provare a discutere con la suddetta Tina che Roger Federer avrebbe meritato maggior interesse rispetto a Catarella era tempo perso.

To be continued…

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