Ljubicic: "Federer pensa a giocare fino a cent'anni. Dopo di lui smetto di fare l'allenatore"

Interviste

Ljubicic: “Federer pensa a giocare fino a cent’anni. Dopo di lui smetto di fare l’allenatore”

L’ex numero tre del mondo sta riscoprendo la sua grande passione al di là del tennis, gli scacchi. “Anche Federer gioca” ha detto a ‘La Stampa’. “La ripartenza? Avrà vantaggio chi sa gestire le emozioni”

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Roger Federer e Ivan Ljubicic - Wimbledon 2019 (foto Roberto Dell'Olivo)
 

Se pensate che Ivan Ljubicic abbia talento solo in campo tennistico, vi sbagliate. L‘attuale allenatore di Roger Federer ed ex numero 3 del mondo in queste settimane di pausa forzata ha ripreso una delle sue passioni: gli scacchi. Ljubicic è un ottimo giocatore, tanto che ad aprile è riuscito a pareggiare con il numero 5 del mondo Maxime Vachier-Lagrave in una partita simultanea. “Gli scacchi mi sono sempre piaciuti, fin da bambino” ha detto il coach in un’intervista a Stefano Semeraro per ‘La Stampa’. “Ho sempre amato ragionare sulle strategie, le cose veloci non fanno per me. Ad esempio non riuscirei mai a giocare a un videogioco di Formula 1. Seguo molto il Tour mondiale. Il mio preferito è Magnus Carlsen, ha saputo cambiare il gioco, un po’ come Federer. Carlsen è il Federer degli scacchi”.

Ljubo ha rivelato che anche Roger Federer si mette in gioco, e la sua attitudine resta quella che ammiriamo sul rettangolo di gioco: “Qualche volta capita di giocare con lui. Che stile ha la sua scacchiera? Sempre all’attacco, cerca soprattutto di mangiare più pezzi possibili”. Il venti volte campione Slam è uno dei pochi che può trarre un beneficio dallo stop causato dall’epidemia di Coronavirus. L’inizio della fase acuta di contagio è infatti iniziato subito dopo la sua operazione al ginocchio: È ancora in fase di recupero” ha detto il suo allenatore, “la pausa non ha inciso ancora molto. Sarà comunque pronto per la ripresa. Ancora non pensiamo a programmare il 2021, ma lui pensa di giocare fino a 100 anni, quindi…”

Il coach croato allena Federer dal dicembre del 2015. L’ha accompagnato nel momento più critico della sua carriera, l’infortunio e l’operazione al ginocchio nel 2016, e nel momento che Roger stesso considera tra i più emozionanti, la vittoria dell’Australian Open 2017 al rientro in campo e tutti i successi che a cascata è riuscito a collezionare. Molto probabilmente sarà però l’ultima esperienza da allenatore per Ljubicic:Al 99% non allenerò nessuno dopo Federer. Sto sviluppando la mia società di management, LJ Sport Group. Vorrei sviluppare un nuovo tipo di management sportivo, perché al momento c’è tanta confusione sul tipo di contratti. Servono più tutele. Potrò seguire qualcuno come consulente, lo faccio già con Coric e altri giovani promettenti. Però nella vita mai dire mai”.

Secondo Ivan però il lavoro di un coach su un professionista influisce in misura minore rispetto a quanto si possa immaginare: “Da fuori tutti si attaccano ai risultati. A volte nemmeno il coach stesso capisce perché un giocatore fa una determinata cosa in campo. Con i top-player raramente si interviene sulla tecnica, si lavora sui dettagli. Vanno già a mille all’ora e puoi sperare di incidere solo in una piccola percentuale, ma non c’è grande margine. Un bravo allenatore deve saper ascoltare e separare il lato emotivo da quello obiettivo. La mia filosofia far maturare il giocatore, il coach non può decidere tutto”.

Ripartire – sebbene qualche circolo statunitense stia già provando a farlo – sarà molto difficile per il tennis. Ljubicic però guarderà con interesse ciò che accadrà alla ripresa dei tornei: “Se da un lato il tennis come sport sarà tra i primi a riprendere, temo che a livello professionistico sarà uno degli ultimi. Dipenderà dall’ATP, ma anche dalle direttive sugli spostamenti dei governi. È difficile immaginare chi sarà più avvantaggiato. Darei un po’ di vantaggio a chi sa gestire le emozioni, ma è anche vero che gli ‘anziani’ avranno un anno in più. Sarà molto interessante”. Non una presa di posizione nettissima, al contrario di quella di Zverev.

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