Berrettini: "Mi farebbe piacere giocare a Todi"

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Berrettini: “Mi farebbe piacere giocare a Todi”

Il numero otto del mondo sulle critiche a Djokovic: “Credo nella scienza, ma ognuno è libero di credere in quello che vuole. L’importante è non spacciarle per verità assolute”

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Matteo Berrettini - Australian Open 2020 (via Twitter, @AustralianOpen)
 

Continua la quarantena statunitense di Matteo Berrettini, ospite in casa della fidanzata e tennista Ajla Tomljanovic. Nel suo isolamento forzato in Florida, il numero 8 del ranking ATP ha rilasciato una lunga intervista a Stefano Semeraro, uscita sul Corriere dello Sport. Gli argomenti sono stati vari, ma tutti inevitabilmente legati all’emergenza COVID-19 e ai suoi effetti sul mondo del tennis.

Matteo ha detto di trovarsi a suo agio anche adesso che le sue dichiarazioni hanno acquisito un certo peso specifico, ma non dimentica che la sua influenza è circoscritta al mondo della racchetta e ritiene che sia giusto così. A ciascuno il suo, insomma: Sono contento che la mia voce venga ascoltata specie quando viene riportato esattamente quello che dico. Qui negli USA gli atleti hanno tantissimo potere sul piano mediatico, specie sui social network. Ma bisogna saper distinguere l’opinione di un politico o di un esperto di economia da quello di uno sportivo. Per quanto io adori LeBron James, so che se parla di qualcosa che non è sport può non avere a disposizione tutte le informazioni che servono. Io per fortuna potere di quel genere non ce l’ho, e comunque mi esprimo solo sul tennis.

L’azzurro ha poi ribadito la sua opinione sulla questione del Player Relief Fund, il fondo di sostegno ai tennisti meno abbienti, difendendo le discusse dichiarazioni di Dominic Thiem, pur smussandone un po’ i toni. “Quello che ha detto Dominic è stato molto duro, ma ha le sue radici. Anche lui è passato per i tornei Futures, e ha visto gente che non si comportava da professionista, quindi preferisce dare i soldi a chi – da professionista – può aiutare altre persone. Lo stesso Djokovic ha chiarito che non si tratta di un contributo obbligatorio, e anch’io preferisco donare in maniera diversa, ad esempio ad un ospedale”.

Il problema, come hanno sottolineato in molti, sta a monte e andrebbe risolto con una più equa distribuzione dei premi. Gestire un fondo di solidarietà e le annesse elargizioni richiede anche un’analisi delle situazioni individuali che finora non è stata presa in considerazione. La classifica attuale infatti fotografa la realtà presente, ma non sempre i percorsi sono identici e sovrapponibili. “Il problema più grande è che servirebbe una distribuzione migliore dei soldi, per fare in modo che a vivere di tennis non siano solo i primi 100, ma anche i primi 200. Poi chi l’ha detto che il numero 220 del mondo non ha bisogno di aiuto, e il 250 sì? E che chi è appena entrato nei primi 100 – faccio l’esempio di James Duckworth che ci ha messo due anni per recuperare da una operazione alla spalla, e di soldi non ne ha guadagnati – debba contribuire? Non è tutto solo nero o bianco, e dovrebbe stare più alle federazioni aiutare, non al singolo“.

Sempre a proposito di dichiarazioni controverse, era impossibile non chiedere un parere a Berrettini su Djokovic e le sue opinioni sul potere della mente. “Io credo molto nella scienza, ma sono convinto che ciascuno sia libero di credere in quello che vuole. Bisogna comunque stare molto attenti. Negli USA c’è stata anche la polemica sulle iniezioni di disinfettante per combattere il virus. Conosco Novak, sono convinto che ha detto quelle cose perché ci crede davvero e pensa che siano valide per tutti, ma restano sue opinioni. L’importante è non spacciarle per verità assolute. Servono piedi di piombo, specie ora che il mondo è in una situazione così grave e che non abbiamo mai affrontato in precedenza”.

Il futuro rimane ancora un po’ nebuloso per il tennis e lo stesso Berrettini non ha ancora fatto programmi ben delineati, su quando tornare a casa e su dove eventualmente provare a giocare.Non ho ancora un piano ben preciso per il rientro in Europa. L’ATP non si è sbilanciata ma sicuramente a luglio non si giocherà, quindi non c’è fretta. Mi piacerebbe però tornare in Europa per vedere il mio team e la mia famiglia. Diciamo che ragiono giorno per giorno”.

Per riprendere confidenza e provare a mettere nelle gambe un po’ di ritmo partita, Matteo fa un pensierino sui Campionati Italiani Assoluti di Todi, organizzati da MEF Tennis, per i quali non è certa neanche la presenza di Fognini. Tutto è ancora in forse anche per Berrettini.“L’iniziativa è molto bella, specie in questo momento. In Italia ora ci sono tanti giocatori di alto livello, siamo in due fra i primi 15, in otto fra i primi 100, se partecipassimo tutti il torneo di Todi potrebbe essere tranquillamente un ATP. E al pubblico – purtroppo per ora solo da casa – sono convinto che piacerebbe. Se dovessi essere in Europa mi farebbe piacere. Ma ancora non ho sentito nessuno, non so neppure quando tornerò, quindi per ora non posso dare una risposta certa“.

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