Perché Djokovic dovrebbe fare più attenzione a quello che dice

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Perché Djokovic dovrebbe fare più attenzione a quello che dice

Risposta breve: perché è un riferimento per milioni di tifosi che lo ascoltano, e ha delle responsabilità. La risposta lunga è nell’articolo

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Novak Djokovic - Finali Coppa Davis 2019 (photo by Jose Manuel Alvarez / Kosmos Tennis)
 

L’incertezza. È con essa che ci troviamo spesso a fare i conti quando analizziamo una situazione o dobbiamo prendere decisioni ponderate. A volte il problema è la scarsezza di informazioni disponibili; a volte, solo all’apparenza paradossalmente, è l’abbondanza di informazioni – soprattutto quando sono contraddittorie e non abbiamo tempo o strumenti per valutarne la fondatezza.

L’incertezza si è presentata in tutta la sua forza con la pandemia di COVID-19; fin dall’inizio che possiamo forse far coincidere con lo scontro sui social dei due virologi Burioni e Gismondo. Da allora – e sono passati meno di tre mesi – si susseguono domande per le quali vogliamo risposte certe che, viceversa, faticano ad arrivare, a partire dalla posizione ambigua dell’OMS sulle mascherine ai tempi di permanenza del coronavirus sulle diverse superfici e con quale carica virale. Non sappiamo se ci si possa ammalare di nuovo e dopo quanto tempo, contiamo i giorni sul calendario fino a quello, sconosciuto, del vaccino o della cura.

Ci domandiamo, immaginando una qualche normalità raggiunta nel giro di qualche mese almeno a livello nazionale, se dobbiamo aspettarci una nuova ondata con l’arrivo dell’autunno. Siamo perplessi sul perché alcuni Paesi siano stati colpiti molto più di altri pur con simili condizioni, e contraddittorie si stanno rivelando le analisi demografiche, culturali, ambientali, come riporta The New York Times. Di sicuro, quei termini entrati prepotentemente nel nostro vocabolario – misure draconiane, lockdown – sono estremamente efficaci per il contenimento dei contagi, ma il prezzo da pagare, lo stiamo vedendo, è estremamente alto.

In questo clima già pregno di incertezza “istituzionale”, a complicare ulteriormente la situazione si inseriscono fake news e “catene” rilanciate sui social media. Dopo la lista, relativamente innocua, delle imprescindibili applicazioni domestiche dell’acqua ossigenata e del bicarbonato, capaci grazie alle loro fantomatiche caratteristiche di liberarci da ogni problema, un discorso ben diverso deve essere fatto quando si tratta di indicazioni che possono avere effetti sulla salute degli individui. Se la condivisione di informazioni di questo tipo dovrebbe essere informata al principio della massima cautela da parte di ognuno di noi, è indispensabile un’attenzione infinitamente maggiore da parte di chi sa di venire ascoltato da una moltitudine di persone.

Un esempio è lampante: a Washington, Trump parla di un rimedio contro il virus e in Arizona un uomo muore per aver assunto (qualcosa che assomigliava a) quel “rimedio”. Causalità diretta, non effetto farfalla. Paura, incertezza e, come dicevamo, mancanza di adeguati strumenti per distinguere la realtà dalle ipotesi se non dalle sciocchezze.

Poiché qui si parla di tennis (non pareva, finora), non possiamo non soffermarci su Novak Djokovic. Nelle ultime settimane, il numero uno del mondo si è fatto purtroppo notare in un paio di infelici occasioni, oltre che per le lodevoli e ingenti iniziative filantropiche. Non ci riferiamo alla violazione delle restrizioni in Spagna, certamente frutto di un fraintendimento e che non ha fatto correre rischi concreti a nessuno, per quanto non si debba ragionare in questi termini di fronte alle norme di legge; d’altra parte, un fatto di “entità” simile in Argentina avrà probabilmente ben altre conseguenze.

Come riportato dai media serbi, Nole ha prima dispensato “dieci consigli per la lotta contro il coronavirus”, a quanto sembra ricalcando alcune delle più note bufale (presunti rimedi ufficialmente smentiti) circolate negli ultimi tre mesi, tra acqua calda con limone, aglio e vitamina C da assumere regolarmente. Siamo d’accordo che bere un appetitoso bicchiere d’acqua calda con limone appena alzati non faccia alcun male e mai ci azzarderemo a contraddire chi garantisce di aver smesso di ingrassare dopo aver sostituito la solita colazione a base di mezzo chilo di panettone con il prezioso liquido. E certo l’aglio tiene a distanza sociale (anche) chi è contagioso. Ma, come abbiamo visto, per dieci, cento, mille persone che ci ridono sopra, ce n’è una che ci crede e abbassa la guardia convinta di essere invulnerabile al contagio o, almeno, alle complicanze più gravi.

Per ultima è arrivata la sua diretta Instagram con Chervin Jafarieh, fondatore del brand ‘Cymbiotika’ che vende integratori alimentari (anche piuttosto costosi) a cui sono associati effetti benefici sulla salute: riduzione degli stati d’ansia, potenziamento del sistema immunitario, azione rigenerante sul sistema nervoso. Jafarieh condivide con Djokovic l’approccio olistico alla salute e, a quanto pare, anche alcune opinioni… un po’ particolari. Nel corso della diretta, i due si sono detti convinti che le molecole d’acqua reagiscano alle nostre emozioni, diventando positive o negative in base allo stato d’animo. Questa teoria della ‘memoria dell’acqua’, che appartiene alla medicina omeopatica, è stata cavalcata dallo pseudo-scienziato giapponese Masaru Emoto, autore di un best seller sull’argomento (‘The Hidden Message In Water‘) pur senza avere alle spalle studi scientifici. Non sembra particolarmente difficile riscontrare la mancanza di evidenze sull’argomento.

Nel mezzo, c’è stata la presa di posizione dal sapore “no-vax” su Facebook. La dichiarazione perentoria “personalmente sono contrario alle vaccinazioni” ha scatenato inevitabili polemiche. A stretto giro di posta è allora arrivata una nota dello stesso Novak che, lungi dallo smentire o confermare la sue idee sui vaccini in genere, dribblava l’argomento concentrandosi piuttosto sulla sua contrarietà a vaccinarsi contro il COVID-19 per poter viaggiare. Per l’argomento che stiamo trattando, il passo fondamentale di quella nota è “ho espresso le mie opinioni perché ne ho il diritto”. Una frase semplice, addirittura scontata, eppure colma di implicazioni.

Evidentemente, su un determinato argomento (o anche su tutti) ognuno ha diritto alla propria opinione. O a quella di una catena di Whatsapp. In definitiva, il pensiero è libero. Diversa è però la manifestazione di quel pensiero, in Italia diritto costituzionalmente protetto e pilastro fondamentale di ogni democrazia. Questa libertà non è assoluta e incontra appunto dei limiti fissati dalla legge, per cui, ad esempio, non ci si può avvalere del diritto di manifestare il proprio pensiero per diffamare impunemente o istigare a delinquere, né turbare l’ordine pubblico con notizie false, esagerate o tendenziose. Indubbiamente, accanto a casi semplici, scolastici, esiste una zona grigia e potenzialmente pericolosa per illuminare la quale – senza alcun dubbio – non disponiamo degli ormai famosi strumenti.

Ma abbiamo almeno la moderata certezza che debba comunque esistere un altro limite. Un limite che ha a che fare con il senso di responsabilità di ognuno. E, va da sé, più ampia è la platea in ascolto, più attenzione e senso di responsabilità si rendono necessari.

Novak Djokovic ha chissà quanti milioni di fan – 8,7 milioni di follower su Twitter, per dire – ed è il numero uno della classifica mondiale. Quindi, fermi restando gli approcci olistici, le diete e tutto quanto attiene alla sua sfera privata, soprattutto in questo momento di crisi globale non è forse opportuno – di più, ineludibile – che Nole non contribuisca ulteriormente al clima di confusione e incertezza? Che impari a distinguere tra convinzioni personali ed evidenze scientifiche quando parla a milioni di persone? Insomma, che si faccia carico delle responsabilità che competono a chi è nella sua posizione.

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