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Otto numeri per i 50 anni di Gabriela Sabatini

I nostri auguri alla tennista straniera più amata dal pubblico italiano sono una raccolta di statistiche e aneddoti. Le vittorie, le debolezze, la rivalità con Steffi Graf e la grande amicizia con Monica Seles

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13- i titoli vinti in doppio, il più importante dei quali fu la vittoria di Wimbledon nel 1988 in coppia con Steffi Graf (ma per noi italiani è rilevante anche il titolo conquistato a Roma nel 1987 giocando assieme  a Navratilova). Con la campionessa tedesca ha vinto in tutto cinque tornei (tra questi, Miami) e raggiunto quattro finali (tre delle quali perse al Roland Garros). Nel 1990, in occasione del cambio di guida tecnica deciso da Sabatini, la quale passò dallo spagnolo Angel Gimenez (che l’aveva seguita dal 1987) al brasiliano Carlos Kymair, le due decisero di non giocare più assieme. In tale scelta un peso importante ebbe il nuovo coach, che convinse Gaby a interrompere la partnership con Graf, a suo parere negativa psicologicamente per l’argentina.

27- i tornei vinti in singolare: tra il primo, nell’ottobre del 1985 sul cemento all’aperto di Tokyo e l’ultimo, nel gennaio 1995 a Sydney, sono arrivate tante gioie, molte delle quali di elevato valore tecnico. Oltre alla vittoria dello US Open 1990, spiccano per importanza i due successi alle WTA Finals – che allora vedevano la finale disputarsi sull’insolita distanza per il tennis femminile dei tre set su cinque – ottenuti superando nettamente nell’atto conclusivo Pam Shriver nel 1988 e Lindsay Davenport nel 1994. Nel tradizionale ultimo torneo della stagione Gaby raggiunse altre due finali: la prima persa nel 1987 contro Graf in quattro set, ma fu la seconda – che la vide sconfitta da Seles nel 1990 – a divenire celebre. Da molti considerata una delle più belle partite giocate negli ultimi trent’anni e durata quasi quattro ore, si rivelò per molti versi storica con Monica – quell’anno capace di perdere appena sei partite – vincitrice in rimonta solo al quinto set di un match giocato nell’affascinante scenario del Madison Square Garden, impianto che allora ospitava la competizione.

Ai tempi in cui Sabatini giocava, il circuito WTA non era diviso tra Premier di vario livello e International, ma in varie gradazioni di torneo Tier (I; II; III, IV,V). Nei dieci tornei allora più importanti dopo gli Slam, Sabatini raggiunse cinque finali e, soprattutto, si impose per sei volte: a Miami (1989), Boca Raton (1991), Hilton Head (1991, 1992) e Roma (1991-92, nel 1988 e 1989 gli Internazionali erano torneo di un livello inferiore). Penalizzata dal tallone d’Achille di un servizio non potente, Gaby era dotata anche di un ottimo tocco sotto rete e sapeva esprimersi bene su ogni superficie, come mostra il bilancio complessivo di successi e finali distribuito sulle varie superfici: cemento all’aperto (7-7), terra rossa (11-13), tappeto indoor (7-7), erba (0-1, ma tra Wimbledon e Eastbourne sui prati giocò in tutta la carriera appena sedici tornei).

Al di là delle vittorie in campo, il suo gioco vario, la sua istintiva umiltà e lo charme innato di cui era dotata l’hanno portata a ricevere un grande amore dalle folle di tutto il mondo, come testimoniato da un studio di qualche anno fa compiuto dalla rete televisiva ESPN, che la collocava al sesto posto tra le atlete di lingua spagnola più famose di tutti i tempi.

40- le partite ufficiali giocate contro Steffi Graf, in quella che fu la rivalità più appassionante del tennis femminile tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Quasi coetanee (la tedesca è nata il 14 maggio 1969, undici mesi prima di Gaby), accomunate da un precocissimo e brillante approccio nel mondo professionistico e dal giocare il rovescio a una mano, seppero dar vita a tante partite indimenticabili, sebbene Graf abbia vinto complessivamente ben ventinove degli scontri diretti (il 73%). Soprattutto negli Slam Graf ebbe un netto predominio (11-1), con l’unica sconfitta rimediata nella finale degli US Open 1990. Le due furono protagoniste in totale di sedici finali, di cui tre a livello Major e una per la medaglia d’oro dei Giochi Olimpici di Seoul nel 1988, successo che consentì a Graf di centrare il “Golden Slam” e a Gaby di onorare con un argento la scelta del suo comitato olimpico di nominarla portabandiera della delegazione argentina in quelle Olimpiadi.

Sabatini sconfisse per la prima volta la tedesca solo nel dodicesimo scontro diretto (finale di Amelia Island nel 1988) e riuscì a firmare una notevole striscia positiva tra il finire del 1990 (semifinale delle WTA Finals) e la prima metà del 1992, vincendo sette delle otto sfide con l’unica eccezione rappresentata dalla finale di Wimbledon, persa al fotofinish dopo essere stata a due punti dalla vittoria. Sabatini, aiutata dall’alto numero di confronti ufficiali, resta l’unica tennista ad aver sconfitto per più di dieci volte Steffi Graf (la seconda in tal senso è Martina Navratilova, con nove successi, maturati però in appena diciotto confronti diretti).

Steffi e Gabriela, unite anche dai successi ottenuti assieme in doppio, sono legate da stima reciproca, come testimoniato anche dalla cerimonia svoltasi nel 2006 per l’ingresso di Gabriela nella Hall of fame del tennis, celebrata alla presenza di Graf – accorsa a Newport per onorare la carriera dell’argentina.

1996 – l’anno in cui decise, appena ventiseienne, di ritirarsi dalla carriera agonistica. In quella stagione, a causa di un infortunio ai muscoli addominali, saltò Roland Garros e Wimbledon, uscendo nel giugno per la prima volta dalla top 10 in cui sostava ininterrottamente dal settembre 1986. Nell’ottobre di ventiquattro anni fa scelse New York – la città dove colse i successi più importanti della carriera, lo US Open nel 1990 e le WTA Finals nel 1988 e nel 1994 – per annunciare al mondo il suo ritiro dal circuito WTA, dal quale uscì ufficialmente con una sconfitta contro Capriati al primo turno del torneo di Zurigo.

Gabriela avvertì la scelta di abbandonare la carriera professionistica come una liberazione dopo una vita dedicata sino a quel momento quasi esclusivamente al tennis, il suo primo grande amore. A metà degli anni Novanta Sabatini si sentiva privata di intimità e libertà, mentre si faceva sempre più opprimente il grande stress per i risultati che i fan continuavano ad attendersi da lei. Sensazioni più che legittime, nonostante il tennis – come da lei stesso detto più volte nelle interviste degli ultimi anni – le abbia dato più di quanto le ha tolto, regalandole celebrità e ricchezza; guadagnò in soli montepremi più di otto milioni di dollari, ma già allora furono importanti i proventi derivanti dalle collaterali attività imprenditoriali che aveva lanciato, in particolar modo quelle legate alla sua linea di profumi da donna.

Juan Nunez, il suo coach degli ultimi anni della carriera, disse: “Aveva perso il fuoco della competizione, a causa della pressione che si era imposta per far contenti i suoi cari e i fan, mettendo così da parte le sue necessità. Negli ultimi tempi mi si stringeva il cuore a vederla così sofferente, era difficile chiederle di fare cose per le quali lei non aveva più voglia di impegnarsi“. Negli anni successivi al ritiro non ha mai rimpianto pubblicamente di aver vinto meno di quanto il talento tennistico le avrebbe potuto consentire, né ha mai fatto cenno di provare nostalgia del tennis professionistico. Attualmente Sabatini vive tra Buenos Aires, Miami e Zurigo, in grande riservatezza (non si conosce l’identità di eventuali legami amorosi, ma si sa che non ha figli). Conosciamo l’impegno per la sua linea di profumi e per varie organizzazioni a sostegno dei bambini meno fortunati, le campagne come testimonial della lotta al tumore al seno, la passione per la bicicletta e per i viaggi, finalmente non oppressa dalle costrizioni imposte dalla carriera di tennista che consente sì di viaggiare, ma non di conoscere il mondo fino in fondo. Adesso Gabriela ha tutto il tempo per farlo.

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