Numeri
Otto numeri per i 50 anni di Gabriela Sabatini
I nostri auguri alla tennista straniera più amata dal pubblico italiano sono una raccolta di statistiche e aneddoti. Le vittorie, le debolezze, la rivalità con Steffi Graf e la grande amicizia con Monica Seles

Oggi Gabriela Sabatini compie 50 anni. Abbiamo scavato nei suoi ricordi grazie alla penna di Sebastián Torok, che l’ha intervista per ‘La Nación’. Oggi, per augurarle buon compleanno, abbiamo selezionato otto numeri per ricostruire la sua carriera. Otto, come gli anni che aveva quando ha vinto il suo primo torneo.
1 – i titoli Slam conquistati in singolare. Quando Sabatini nel 1990 a New York vinse lo US Open, ruppe la maledizione che sembrava accompagnarla nei grandi tornei: in precedenza aveva raggiunto già otto semifinali e una finale nei Major e da quasi cinque anni era in top 10, ma non aveva mai vinto uno Slam. Gabriela arrivò all’ultimo atto del Major statunitense per la prima volta nel 1988, ma in quella circostanza si arrese (solo al terzo set) a Steffi Graf, che con quel successo centrò – terza a riuscirci dopo Maureen Connolly nel 1953 e Margaret Smith Court nel 1970 – il grande Slam. La campionessa tedesca, in quegli anni autentica dominatrice del circuito (lo fu ininterrottamente da agosto 1987 a marzo 1991), nell’estate del 1990 rappresentò per l’argentina nuovamente l’ultimo ostacolo da superare per vincere uno Slam.
A inizio settembre di trenta anni fa Sabatini coronò il suo sogno: grazie a una superba prova, superò infatti Graf col punteggio di 6-2 7-6, dopo aver perso un solo set nel corso di quel torneo, in semifinale contro Mary-Joe Fernandez. Per la tennista argentina nel luglio 1991 arrivò poi una terza finale Slam, questa volta a Wimbledon, sempre con Steffi Graf dall’altra parte della rete: sui prati londinesi Gaby giunse a soli due punti dalla vittoria dei Championships, prima di cedere in volata (8-6 al terzo set). Dopo quella amara partita ci furono “solo” altre otto semi a livello Slam (in tutto saranno diciotto): tre di esse nel 1992, con l’ultima raggiunta allo US Open del 1995.
4 – le edizioni (1988, 1989, 1991 e 1992) vinte degli Internazionali d’Italia, il torneo nel quale Sabatini vanta più successi (non ha mai vinto nessun’altra manifestazione per più di due volte). Una trentina d’anni fa nacque un legame speciale tra l’argentina e il torneo romano: Gaby era amatissima dal pubblico italiano, un sentimento da lei ricambiato, anche per le origini dei propri avi (il nonno era originario di Potenza Picerna, vicino Macerata). Un’alchimia perfetta che fu d’aiuto alla tennista argentina per vincere, dopo la finale romana persa in tre set contro Graf nel 1987, ben ventitré delle seguenti ventiquattro partite giocate al Foro Italico: arrivarono così i titoli di quattro delle successive cinque edizioni alle quali partecipò (nel 1990 fu fermata in semifinale da Navratilova).
Non va dimenticato che in questa serie sono incluse le due finali romane vinte nel 1991 e 1992 contro Monica Seles, allora numero 1 al mondo, entrambe le volte superata nettamente in due set. Vittorie arrivate grazie a prestazioni considerate negli anni successivi dalla stessa Gabriela come tra le sue migliori in assoluto; contro la serba naturalizzata statunitense, oltre alle due finali a Roma, Sabatini vinse solo un’altra volta, contro una Seles quattordicenne a Miami nel 1988. Le sconfitte totali furono undici. Una grande stima ha sempre legato Gaby e Monica: quest’ultima, nella sua biografia, l’ha dipinta non solo come una tennista che avrebbe meritato di vincere maggiormente, ma l’ha elogiata come donna, ricordando come nel 1995 l’argentina sia stata l’unica delle top 20 a non aver votato contro la decisione della WTA di restituire il numero 1 a Seles dopo l’attentato subito ad Amburgo.

L’incredibile striscia di risultati romani per Sabatini si concluse nel 1994, quando Gabriela fu sconfitta al primo turno da Irina Spirlea, un passo falso che non le impedì di essere dopo Chris Evert (vincitrice cinque volte a Roma) e, assieme a Conchita Martinez, la seconda tennista più vincente della storia degli Internazionali d’Italia. Oltre che la più amata di sempre dal pubblico italiano.
6 – gli anni che Gabriela aveva quando per la prima volta impugnò una racchetta da tennis. Cresciuta vedendo giocare in un circolo della sua città natale (Buenos Aires) il padre Osvaldo, manager alla General Motors, nonché il fratello più grande, volle emularli: mostrò subito grande talento e all’età di dieci anni era già la più brava under 12 argentina. Nel 1984 si impose da quattordicenne all’attenzione mondiale, vincendo sette degli otto tornei giocati da junior (tra i quali il Roland Garros) e arrivando al numero 1 di categoria, dopo essere stata l’anno precedente la più giovane vincitrice di sempre dell’Orange Bowl. Animata da grande fame di vittoria, ma al contempo timida – a fine carriera dirà: “Molte volte preferivo arrivare in semifinale, così vincevo partite ma al contempo evitavo le luci della ribalta“- si mise in mostra grazie anche alla ferocia agonistica che metteva in campo. Una determinazione che però alternava con un atteggiamento schivo appena lasciata la racchetta, un’indole non certo aiutata dalla scarsa conoscenza della lingua inglese che accompagnò i primi anni della carriera.
Nel 1984 lasciò gli studi per concentrarsi al 100% sul tennis, che le offriva grandi soddisfazioni: Gabriela (ventisei anni fa) esordì nel circuito maggiore sconfiggendo ben tre top 50 (tra le quali la nostra Reggi) e diventando la più giovane tennista di sempre ad accedere al terzo turno degli US Open, un piazzamento decisivo per chiudere la stagione da 74 WTA. Quell’anno decise anche di farsi allenare da Patricio Apey, ex tennista cileno, e di spostare la sede degli allenamenti in Florida. Nel 1985 arrivò l’esplosione definitiva: prima a Hilton Head sconfisse nello stesso torneo due top 10, poi arrivò sino alle semifinali del Roland Garros (dove perse contro Evert) e, infine, vinse il primo torneo della sua carriera, a ottobre sul cemento all’aperto a Tokyo, chiudendo a soli quindici anni la stagione da dodicesima giocatrice al mondo, dopo aver fatto il primo ingresso in top 10 a settembre.
10 – le stagioni terminate nella top ten di singolare, con cinque di queste chiuse in top 5 e tre concluse da terza giocatrice al mondo (ci riuscì nel 1989, 1991 e 1992), il piazzamento che è stato anche il suo best career ranking. Dal 1985, primo anno in cui fece il suo accesso nella top 10, sino al 1995, ultima stagione giocata interamente nel circuito, è sempre riuscita a mantenersi ad alti livelli distribuendo in questo lungo arco temporale i ventisette titoli conquistati nel circuito maggiore. L’unico anno in cui non ha vinto tornei è stato il 1993, quando comunque ha raggiunto la semifinale all’Australian Open (dove fu sconfitta nettamente da Seles) e due finali importanti ad Amelia Island e Berlino, perse rispettivamente contro Arantxa Sanchetz e Graf. Il 1993 è anche la stagione di uno dei ricordi più amari della carriera di Gabriela: arrivata ai quarti del Roland Garros lasciando alle avversarie solo tredici games nei precedenti quattro turni, perse contro Mary Joe Fernandez dopo essere stata avanti 6-1 5-1 e aver sciupato cinque match point.
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Roland Garros, record azzurro: 11 italiani al 2° turno, 7 vittoriosi contro classifica
Lo scorso anno dei 12 azzurri al via nei due tabelloni principali di singolare, 8 uomini e 4 donne, approdarono al secondo turno soltanto in 6: Sinner, Fognini, Cecchinato, Sonego, Giorgi e Trevisan. Nel 2023 sulle 11 affermazioni cinque sono arrivate su tds

Non era mai accaduto prima che in un’edizione del Roland Garros, approdasse al secondo turno la bellezza di 11 portacolori azzurri sommando il tabellone maschile a quello femminile: 7 ragazzi sui 9 al via nel seeding principale, e 4 donne italiche sulle 6 ai blocchi di partenza; 7 su 11 vittoriosi contro giocatori meglio classificati. A fare il loro dovere, trovandosi di fronte tennisti con una classifica peggiore, solamente Sinner, Musetti, Giorgi ed Errani. Ad esempio, per portare il confronto con un edizione passata: nel 2022 furono 12 gli azzurri in gara nel main-draw parigino, 8 uomini e 4 donne, e “soltanto” la metà raggiunse il turno successivo (Sinner, Fognini, Cecchinato, Sonego, Giorgi e Trevisan).
Un primato conquistato grazie soprattutto all’en-plein della prima giornata, nella prima delle tre domeniche del torneo, con un perentorio 5 su 5 targato Musetti, Sonego, Arnaldi, Giorgi ed Errani, a cui hanno fatto seguito i tre successi colti lunedì – a fronte di altrettante sconfitte nostrane e quindi di un passivo relativo al rendimento azzurro di ieri presso Porte d’Auteuil che recita un pareggio di bilancio: 3/3 – a firma di Jannik Sinner, Fabio Fognini ed Elisabetta Cocciaretto.
Ad impreziosire poi il record agguantato dal nostro movimento, il fatto che cinque delle undici affermazioni italiane al primo turno siano arrivate al cospetto di una testa di serie (Sonego, Fognini, Cocciaretto, Paolini e Vavassori) e due ai danni di un – o di una – Top Ten. A proposito in particolare di questa statistica, si tratta proprio dell’ultimi due alfieri azzurri sopra citati. Il veterano ligure, 36 candeline spente appena sei giorni fa, che nel lontano 2011 in questo stesso evento raggiunse quello che è tutt’ora il suo miglior piazzamento in una prova Slam: quel quarto di finale che purtroppo però non poté nemmeno giocarsi contro Novak Djokovic, non riuscendo neppure a scendere in campo a causa di uno stiramento alla coscia che si procurò dopo l’infernale e drammatica battaglia vinta agli ottavi con il catalano Albert Montanés per 11-9 al quinto dopo aver annullato 5 match point, aver disputato la parte conclusiva del match da semiparalizzato e aver rimontato – tra gli innumerevoli altri – uno svantaggio di 5-2 nella quinta frazione.
Quest’anno ad arrendersi, in modo decisamente più agevole per il nativo di Arma di Taggia, a Fabio è stato Felix Auger-Aliassime: anche lui acciaccato sul piano fisico, con nuovi problemi occorsi al canadese oltre alla sempre dolorante e scricchiolante spalla ma che come abbiamo visto non possono essere un completo alibi soprattutto di fronte ad una magica versione di Fogna che ritrovata la forma fisica e ricreato lo speciale feeling con Corrado Barazzutti, è ritornato a mostrare – ai quei pochi smemorati che lo davano per morto sportivamente parlando – il proprio braccio in tutto il suo splendore.
Magnifica anche la nostra fantastica Coccia, Elisabetta ha mosso a dovizia la campionessa di due Wimbledon ma anche per due volte semifinalista a Parigi Petra Kvitova – che quest’anno è tornata a vincere un WTA 1000 a Miami – mettendo in luce ancora una volta i limiti della ceca negli spostamenti laterali ed in generale le difficoltà quando non può colpire (per merito dell’avversaria di turno) con gli appoggi ben piantati. Una bella prima volta contro le Top 10, davvero bellissima.
Ed infine, a portare il computo da 8 a 11 ci han pensato i maratoneti Andrea Vavassori, Giulio Zeppieri e Jasmine Paolini. Una menzione speciale per il serve&voller torinese che ha portato a casa un sfida da cineteca, con tanto di 5 match point cancellati come Fognini 12 anni fa, e che ci ricorderemo per tanti anni custodendo nel cuore e nella memoria visiva le emozioni che ci ha scaturito la sua gladiatoria impresa di rimonta dallo 0-2: il ricordo più bello, di questa tre giorni e non solo, una stella marina di nome “Wave” dispiegata sulla terra rossa parigina.
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Roland Garros, senza Nadal chi è il favorito? Ecco cosa dicono i numeri
Un French Open privo del suo campione ma che proprio per questo forse offre altri motivi di interesse: l’approfondimento di Ferruccio Roberti

3 – Le sole edizioni del Roland Garros vinte dai 128 giocatori che da domenica si contenderanno il titolo del singolare maschile dello Slam parigino. Una condizione particolare per un torneo cosi antico e importante, causata dalla nota assenza del vincitore di quattordici edizioni dello Slam parigino, Rafael Nadal, protagonista in tal senso di uno dei primati più incredibili nella storia dello sport moderno. Il grande campione maiorchino, capace di perdere solo 3 delle 115 partite giocate sulla terra rossa francese tra il 2005 e il 2022 (per un rendimento pari a un incredibile 97.3% di vittorie) è stato autore di un dominio comprovato da successi ottenuti contro qualsiasi avversario (delle 115 affermazioni sono venti quelle ottenute a Parigi contro top 5 e dodici quelle conseguite contro tennisti tra la sesta e la decima posizione del ranking ATP).
Approfondendo anche il livello altissimo di questi successi, va ricordato che Djokovic ha sì sconfitto sullo Chatrier Nadal due volte (2015 e 2021), ma che Rafa lo ha a sua volta battuto sullo stesso campo in ben otto circostanze (nelle quali ha lasciato al serbo solo cinque set). Anche un altro grandissimo campione come Federer sulla terra rossa parigina ha potuto pochissimo contro il campione maiorchino: lo svizzero è stato sconfitto in tutte e sei i confronti diretti giocati sullo Chatrier (quattro delle quali erano finali) portando a casa appena quattro set. Impressiona anche la statistica che contro Rafa vede inermi campioni come Wawrinka (sono dodici i giochi complessivi racimolati in due match dallo svizzero), Murray (19 game in due incontri), Del Potro (17 giochi in due confronti parigini) e gli stessi Thiem e Ferrer (un solo set vinto da entrambi in quattro confronti con il maiorchino). Lo stesso Soderling lo ha sconfitto nel 2009, ma in altri tre incontri sul rosso parigino non ha raccolto nemmeno un parziale. Sono vari i record di Nadal al Roland Garros: solo per citarne alcuni, detiene quello dei titoli consecutivi (5, tra 2010 e 2014) e delle partite vinte in serie (39), così come del vincitore più anziano (ottenuto nel 2022, vincendo a 36 anni lo slam parigino).
Quanto ricordato sull’incredibile epopea parigina di Nadal aiuta a far capire perché sia particolarmente incerto l’esito del French Open in partenza domenica: avrà la meglio il talento supportato dalla vigoria dei vent’anni di Alcaraz o la classe sostenuta dall’esperienza delle trentasei primavere di Djokovic? O invece, al di là dei due grandi favoriti della vigilia, qualcuno tra Tsitsipas, Medvedev, Ruud, Rublev e i nostri migliori prospetti (speriamo!) saprà piazzare il colpaccio?
Per provare a capire un po’ meglio le possibilità dei vari tennisti, ho raccolto una serie di statistiche per ciascuno dei principali -incrociando indicazioni del ranking e dei bookmakers- favoriti per la vittoria. I numeri non dicono tutto, ma qualcosina di utile la indicano sempre: ad esempio, dando un’occhiata alla Tabella 1 facilmente emerge che Carlos Alcaraz è primo nel 2023 per numero di match vinti nel circuito maggiore sul rosso (20, davanti ai 14 di Lajovic e Zapata e ai 13 di Etcheverry e dei “favoriti” Rune e Titsipas) e, soprattutto, per percentuale di successo rispetto ai match giocati (90.91%, davanti all’83.3 di Medvedev all’81.3 di Rune e all’80 di Rublev). Per non avere solo un intervallo di tempo così ristretto come l’anno in corso, ho anche analizzato un periodo un po’ più vasto come l’ultimo triennio, per non essere condizionati nel giudizio dai pur indicativi periodi di forma contingenti (sebbene alcuni tennisti vengano penalizzati statisticamente nell’allargamento dello spettro temporale dalla giovane età, che nelle annate precedenti impediva loro di esprimersi al meglio). Considerando tutte le partite giocate sul rosso a partire da gennaio 2021, troviamo sempre il tennista di Murcia (il primo in realtà sarebbe Nadal, con l’85.3%) come giocatore dal miglior rendimento, seguito da Tsitispas con l’80.3, Ruud con il 79.5 e Djokovic, che finalmente compare ai primi posti di queste statistiche, con il 78.7. Curiosità: al sesto posto assoluto per percentuale vittorie rispetto a partite giocate nell’ultimo triennio troviamo Matteo Berrettini col suo 76%, un dato, sebbene “drogato” dall’aver giocato meno partite degli altri tennisti (ne ha vinte 19 su 26), che ricorda come il tennista romano sia altamente competitivo, non solo sull’erba. Insomma, le statistiche sul breve periodo sembrano tutte convergere su Alcaraz, ma sebbene la stagione sul rosso 2023 di Djokovic sia stata sinora deludente non può essere messa in secondo piano l’esperienza di un campione che pur non avendo nella terra battuta la superficie ideale per il suo gioco, ha vinto ben 18 titoli (tra i quali, oltre a due Roland Garros, ben 11 Masters 1000), dimostrandosi l’unico a poter mettere anche sul rosso in qualche difficoltà Nadal, pure quando il maiorchino era al meglio della sua forma. Nole lo ha sconfitto in 8 delle 28 volte (il 28.6%) che si sono affrontati sulla terra, portando a casa 28 dei 78 set (il 35.9%). Non sembra al meglio della forma, ma appena quattro mesi fa vinceva gli Australian Open, senza dimenticare che al meglio dei 5 set Djokovic ha già vinto sul mattone tritato 94 match, mentre tutti i suoi principali avversari, le cui statistiche sono raggruppate nella tabella 1, ne hanno vinti 97: un vantaggio di esperienza che può equilibrare gli acciacchi delle 36 primavere compiute lo scorso 22 maggio. Di certo, incrociando un po’ le varie indicazioni statistiche raccolte, i tre principali favoriti dovrebbero essere -non fermandosi alle risultanze del solo 2023- Alcaraz, Djokovic e Tsitsipas e sono tutti e tre nella parte alta del tabellone, una situazione che potrebbe avvantaggiare chi è finito nella metà bassa del draw. Staremo a vedere, sperando di assistere a un grande spettacolo.
Tabella 1. Statistiche relative ai match giocati sulla terra rossa dai principali favoriti
Giocatore | Match W-L 2023 | Set W-L 2023 | Partite W-L vs top 10 2023 | Set W-L Vs top 10 2023 | Partite W-L da 2021 | Set W-L da 2021 | Partite W-L vs top 10 da 2021 | Set W-L Vs top 10 da 2021 | Titoli- finali carriera | Vinte- perse best of 5 in carriera |
Alcaraz | 20-2 (90.9) | 41-9 (82) | 1-0 (100) | 2-0 (100) | 57-12 (82.6) | 127-47 (73) | 6-3 (66.7) | 14-11 (56) | 7-3 | 6-2 (75) |
Medvedev | 10-2 (83.3) | 20-7 (74.1) | 2-1 (66.7) | 4-2 (66.7) | 18-7 (72) | 44-21 (67.7) | 2-2 (50) | 4-5 (44.4) | 1-1 | 7-6 (53.8) |
Djokovic | 5-3 (62.5) | 12-8 (60) | 0-1 (0) | 1-2 (33.3) | 37-10 (78.7) | 92-35 (72.4) | 7-5 (58.3) | 22-16 (57.9) | 18-14 | 94-20 (82.5) |
Ruud | 10-4 (71.4) | 21-11 (65.6) | 0-1 (0) | 1-2 (33.3) | 63-16 (79.7) | 140-55 (71.8) | 2-5 (28.6) | 5-11 (31.3) | 9-3 | 13-5 (72.2) |
Tsitsipas | 13-4 (76.5) | 25-11 (69.4) | 0-3 (0) | 0-6 (0) | 53-13 (80.3) | 121-44 (73.3) | 7-8 (46.7) | 21-21 (50) | 4-7 | 18-6 (75) |
Rune | 13-3 (81.3) | 28-12 (70) | 4-2 (66) | 9-7 (53.3) | 31-21 (59.6) | 75-53 (58.6) | 6-4 (60) | 15-13 (53-6) | 2-2 | 4-1 (80) |
Rublev | 12-3 (80) | 26-9 (74.3) | 2-0 (100) | 4-2 (66.7) | 35-14 (71.4) | 82-47 (63.6) | 4-2 (66.7) | 9-8 (52.9) | 4-3 | 8-5 (61.5%) |
Sinner | 7-2 (77.8) | 15-7 (68.2) | 0-1 (0) | 1-2 (0) | 32-12 (72.7) | 73-37 (66.4) | 3-9 (25) | 9-20 (31) | 1-0 | 10-3 (76.9) |
Auger- Aliassime | 0-2 (0) | 2-4 (33.3) | 0-0 (0) | 0-0 (0) | 15-15 (50) | 41-39 (51.3) | 1-4 (20) | 4-9 (30.8) | 0-2 | 3-3 (50) |
Norrie | 12-5 (70.6) | 26-15 (63.4) | 1-2 (33.3) | 2-5 (28.6) | 37-15 (71.2) | 85-48 (63.9) | 2-6 (25) | 5-14 (26.3) | 2-3 | 6-6 (50) |
Musetti | 9-8 (52.9) | 20-19 (51.3) | 1-3 (25) | 3-7 (30) | 34-23 (59.6) | 81-61 (57) | 3-7 (30) | 12-16 (42.9) | 1-0 | 3-2 (60) |
Zverev | 6-4 (60) | 13-11 (54.2) | 0-3 | 1-6 (14.3) | 35-13 (72.9) | 84-39 (68.3) | 6-9 (40) | 17-21 (44.7) | 6-3 | 23-8 (74.1) |
Giocatore | Match W-L 2023 | Set W-L 2023 | Partite W-L vs top 10 2023 | Set W-L Vs top 10 2023 | Partite W-L da 2021 | Set W-L da 2021 | Partite W-L vs top 10 da 2021 | Set W-L Vs top 10 da 2021 | Titoli- finali carriera | Vinte- perse best of 5 in carriera |
N.b. Tutti i dati sono riferiti a match giocati esclusivamente sino alla scorsa domenica. In parentesi viene indicato il numero percentuale relativo alle vittorie rispetto ai match giocati
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ATP Roma, le statistiche della vigilia: quali sono i migliori risultati dei tennisti italiani nei Masters1000?
Ad oggi l’unico titolo Masters1000 conquistato da un italiano resta l’indimenticabile Montecarlo 2019, griffato da Fabio Fognini

Gli Internazionali BNL d’Italia sono alle porte: martedì 9 maggio, si comincia con i primi turni del tabellone femminile, cui farà seguito l’esordio del main draw maschile, mercoledì 10 maggio. In questo articolo, grazie anche alla preziosa collaborazione di Nicola Gillio – che ringraziamo per i tanti e precisi dati fornitici (qui un pezzo sulle vittorie e i guadagni dei migliori 19 tennisti azzurri del momento) – ripercorriamo la storia di tutti i tennisti italiani con almeno una presenza nei tornei Masters1000, categoria nata nel 1990.
Nel corso dell’articolo verranno presi in considerazione tutti i ‘1000’ maschili, che salvo rari casi sono sempre stati nove ogni anno. Fanno eccezione le ultime stagioni, inevitabilmente condizionate dalla pandemia di Covid-19. Nel 2020, infatti, si sono giocati solamente tre Masters, mentre nel 2021 e 2022 tutti i tornei di questa categoria (a parte Shanghai, che non si gioca dal 2019) sono tornati al loro regolare svolgimento.
Dai 63 diversi azzurri che, almeno una volta, hanno fatto scrivere il loro nome nel main draw dei 293 Masters1000 tenutisi fino ad oggi, sono arrivate 538 vittorie e 826 sconfitte (ritiri inclusi). L’unico capace di arrivare fino in fondo ad uno dei tornei più importanti dopo gli Slam è stato Fabio Fognini, vincitore a Montecarlo nel 2019.
Occorre, prima di snocciolare tutti i nostri numeri, fare un’ultima precisazione. Nell’arco di oltre trent’anni alcuni tornei hanno cambiato location e superficie, sebbene sette Masters1000 siano rimasti sempre gli stessi dalla loro prima edizione nel 1990. Madrid, ad esempio, si disputa sulla terra battuta solamente dal 2009 (fino a quell’anno il suo corrispondente era stato Amburgo). Diverse altre sedi si sono avvicendate anche per quanto concerne il posto in calendario oggi occupato da Shanghai. Per comodità, nei dati che andremo a fornirvi abbiamo tenuto in considerazione Amburgo/Madrid (terra) come unico torneo. Ragionamento analogo è stato fatto anche per Stoccolma/Essen/Stoccarda/Madrid (cemento)/Shanghai, tutti analoghi tra loro.
I migliori risultati

Come già ricordato in precedenza, l’unico italiano in oltre 30 anni capace di vincere un Masters1000 è stato Fabio Fognini. In un’epoca ampiamente dominata dai Fab4 – che solo tra loro contano ben 116 titoli in questa categoria di tornei – è sicuramente un grande risultato, e chissà che in futuro non ne possano arrivare altri.
Tutte le 4 finali ‘1000’ raggiunte dal tennis italiano sono infatti arrivate nelle ultime cinque stagioni, maturate grazie a Fabio Fognini (Montecarlo 2019), Jannik Sinner (Miami 2021 e 2023) e Matteo Berrettini (Madrid 2021). Il tennista romano è anche colui che, fino a questo momento, ha ottenuto la testa di serie più alta in un main draw, essendo stato n°4 del seeding agli Internazionali BNL d’Italia 2020. L’attuale n°20 del mondo completa, da solo, il podio delle più alte teste di serie azzurre in un Master, essendo stato anche n°5 dei tabelloni di Cincinnati e Indian Wells 2021 e n°6 a Cincinnati 2020 e Indian Wells 2022.
Scendendo alle semifinali, la prima risale al lontano 1995, quando a Montecarlo uno degli ultimi 4 fu Andrea Gaudenzi, attuale presidente dell’ATP. Si sono fermati alle porte della finale anche Filippo Volandri (Roma 2007), Andreas Seppi (Amburgo 2008), Fabio Fognini (Montecarlo 2013 e Miami 2017), Matteo Berrettini (Shanghai 2019), Lorenzo Sonego (Roma 2021) e Jannik Sinner (Indian Wells e Montecarlo 2023). Tra quelli non ancora menzionati, hanno collezionato almeno un quarto di finale anche Omar Camporese (3 volte), Cristiano Caratti, Diego Nargiso, Renzo Furlan e Lorenzo Musetti (2 volte), per un totale di 27 occasioni incui gli azzurri si sono fermati ai quarti di finale(9 volte invece quando hanno perso in semifinale).
Tra i più vincenti spicca ancora Fabio Fognini con 91 vittorie, seguito da Andreas Seppi (66), Jannik Sinner (41) e Andrea Gaudenzi (32). Loro quattro sono gli unici giocatori che, per ora, hanno scollinato quota 30 successi, sperando che presto possano raggiungerli anche Matteo Berrettini (22), Lorenzo Sonego (21) e Lorenzo Musetti (17).
Dai giocatori più presenti alle meteore
Tra i tennisti italiani con più presenze in assoluto in un Masters1000 ci sono, come prevedibile, giocatori già ritirati o sul viale del tramonto. Il leader è anche in questo caso Fabio Fognini, che con 105 apparizioni guida il movimento azzurro. Dietro di lui Andreas Seppi (92), Filippo Volandri (45) e Davide Sanguinetti (43), al momento gli unici con più di 40 gettoni nei ‘1000’.
Guardando l’altro lato della medaglia, c’è anche chi è entrato solamente una volta nel tabellone principale di un Masters1000. Alcuni di questi 20 giocatori sono già ritirati (Francesco Cancellotti, Marco Crugnola e Massimo Dell’Acqua), mentre altri sono appena all’inizio di una carriera che si prospetta ricca di soddisfazioni come Flavio Cobolli, Francesco Passaro e Giulio Zeppieri.
Dai “fortunati” ai “benedetti”: alcune curiosità
Soltanto tre giocatori possono vantare una percentuale vittorie/sconfitte superiore al 50%. Uno è Davide Scala, che nella sua carriera ha preso parte soltanto una volta ad un antico ATP Masters Series, giungendo comunque agli ottavi di finale. Si trattò di Roma 1997, quando partendo dalle qualificazioni sconfisse anche Tim Henman prima di cedere agli ottavi a Scott Draper, giustiziere al secondo turno di Thomas Muster. Oltre al suo 66.7% di rapporto vittorie/sconfitte – che comunque lascia il tempo che trova avendo lui disputato soltanto tre partite – ci sono anche il 67.2% di Jannik Sinner (41-20) e il 51.5% di Lorenzo Musetti (17-16).
È interessante, poi, notare come il numero di giocatori entrati in tabellone grazie ad una wild card sia esattamente identico a quelli che ce l’hanno fatta passando dalle qualificazioni. È infatti accaduto 149 volte che un italiano abbia ricevuto una wild card, mentre altrettante volte un azzurro è riuscito a superare le quali. Colui che ci è riuscito più volte è stato Andreas Seppi (14 qualificazioni); è stato invece Diego Nargiso a beneficiare più volte di una wild card (12).
Oltre ai 509 accessi diretti in tabellone (103 dei quali erano anche teste di serie), nella storia dei Masters1000 ci sono stati anche tre italiani che hanno sfruttato uno special exempt e 17 lucky loser. Fabio Fognini e Davide Sanguinetti sono ad oggi stati i più fortunati, venendo ripescati tre volte ciascuno.