Djokovic e Barty, l'inquietudine dei numeri 1

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Djokovic e Barty, l’inquietudine dei numeri 1

Nole non apprezza le misure restrittive da adottare in caso si giochi lo US Open. Barty cauta: “Voglio avere tutte le informazioni prima di decidere”

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Novak Djokovic - US Open 2019 (foto via Twitter, @usopen)
 

Con la sospensione dei due circuiti ancora ferma al 31 luglio, gli occhi di tutti sono puntati sul mese di agosto che ospita tradizionalmente i tornei dello swing nordamericano sul cemento. In particolare le preoccupazioni si affollano intorno agli US Open, il cui effettivo svolgimento è ancora in dubbio.

Recentemente sull’argomento si è espresso Rafael Nadal, il quale ha dichiarato che ad oggi non si sentirebbe sicuro ad andare a New York, ma che la situazione potrebbe cambiare nei prossimi mesi. Lo spagnolo più che altro si è espresso affinché tutti i giocatori possano avere uguali possibilità. “È difficile per me pensare che si possano organizzare tornei sicuri per la salute di tutti e ‘giusti’ per tutti. Quando dico giusti, intendo che ogni giocatore di ogni parte del mondo deve avere la possibilità di poter viaggiare e giocare. (…) Finché non saremo sicuri al 100% secondo me dobbiamo aspettare un po’ di più. Il nostro sport non è come il football o altri sport che si possono giocare in un solo Paese, nel tennis si mischiano persone che provengono da tutto il mondo, le complicazioni sono tante“.

Sullo stesso tema ha rilasciato dichiarazioni anche il numero uno al mondo Novak Djokovic. Il serbo ha riferito a Prva TV di aver parlato con i piani alti del tennis per capire un po’ di più sulla situazione e ha giudicato negativamente le misure di sicurezza, a suo dire “estreme, pianificate dagli organizzatori. “Ho avuto una conversazione telefonica con i leader del tennis mondiale, si è discusso sul proseguimento della stagione, principalmente sugli US Open previsti a fine agosto, ma non si sa se si terranno. Le regole che hanno detto che dovremmo rispettare per essere lì, per giocare, sono estreme“.

Novak ha elencato poi con disappunto alcune di queste misure, non certo irragionevoli. “Non avremmo accesso a Mahnattan, dovremmo dormire negli hotel dell’areoporto, essere testati due o tre volte alla settimana. Inoltre potremmo portare una persona al club, il che è davvero impossibile. Voglio dire, è necessario il tuo allenatore, il preparatore atletico, il fisioterapista. Tutti i loro suggerimenti sono davvero rigorosi, ma posso capire che per motivi finanziari, a causa dei contratti già esistenti, gli organizzatori vogliono che si tenga l’evento. Vedremo cosa accadrà“.

Anche l’altra numero uno al mondo del tennis, Ashleigh Barty, ha voluto dire la sua, mantenendo una certa cautela sull’eventuale ripresa del circuito. L’australiana vuole essere certa della situazione per preservare la propria salute e quella del suo team. “È eccitante che si parli di nuovo del tennis e che le cose si stiano muovendo nella giusta direzione per iniziare le competizioni”, ha detto al Sydney Morning Herald. “Ma avrei bisogno di capire tutte le informazioni e i consigli della WTA e della USTA prima di prendere una decisione sui tornei statunitensi. Non riguarda solo me, devo considerare anche il mio team”. Ad ogni modo, sembra che ATP e WTA faranno un punto della situazione mercoledì prossimo (10 giugno) per quanto riguarda gli US Open e il resto della stagione.

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