Thiem e i contagi: «È uno shock» (Viggiani). Tutti contro Djokovic. I colleghi tennisti: «Lasci le cariche ATP» (Il Secolo XIX). Dalla vetta alla bufera: il rovescio di Djokovic (La Nazione)

Rassegna stampa

Thiem e i contagi: «È uno shock» (Viggiani). Tutti contro Djokovic. I colleghi tennisti: «Lasci le cariche ATP» (Il Secolo XIX). Dalla vetta alla bufera: il rovescio di Djokovic (La Nazione)

La rassegna stampa di venerdì 26 giugno 2020

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Thiem e i contagi: «E’ uno shock» (Mario Viggiani, Corriere dello Sport)

In attesa della ripartenza dei circuiti veri e propri, il tennis va avanti alla grande con le partite che si stanno disputando a ciclo continuo: in tutto il mondo tranne che in Serbia e Croazia, ovvio, dopo quanto malamente innescato dall’Adria Tour di Novak Djokovic. Rimasto indenne dal Coronavirus (cinque controlli negativi negli ultimi dieci giorni) e dall’onda lunga del deleterio evento “by NoVax DjoCovid”, Dominic Thiem ieri è tomato in campo in patria, a Südstadt. Nelle semifinali dell’Austrian Pro Series, ha battuto il connazionale Dennis Novak per 7-6(8), 6-4. E dopo la partita il numero 3 del mondo è tornato a dire la sua su quanto accaduto a Belgrado. «Sono scioccato per le notizie che arrivano dall’Adria Tour – il commento del giocatore su Instagram – Per settimane abbiamo giocato senza pubblico, quindi eravamo felici della presenza dei tifosi all’evento. Ci siamo fidati delle misure anti Coronavirus del governo serbo, ma siamo stati troppo ottimisti. Il nostro comportamento è stato un errore, abbiamo agito con troppa euforia. Sono estremamente dispiaciuto. Spero che tutti gli infettati guariscano al più presto». Molto meno sportivamente corretta invece l’uscita del suo manager Herwig Straka, peraltro membro del Board dell’Atp. «Djokovic è l’unico a doversi scusare: ha messo in piedi lui questo spettacolo che da torneo benefico s’è trasformato in evento pubblicitario. È stato stupido e assurdo».

Tutti contro Djokovic. I colleghi tennisti: «Lasci le cariche Atp» (Il Secolo XIX)

Tutti contro Novak Djokovic. Il suo Adria Tour, primo torneo del grande tennis a porte aperte (e per beneficenza) dopo la pandemia si è rivelato un disastro. Non è stata adottata alcuna precauzione sanitaria, così l’evento sportivo sui campi di Serbia si è tramutato in un focolaio del Covid-19, che ha colpito fra gli altri lo stesso Djokovic (e la moglie) e il suo allenatore, altri due big della racchetta come il bulgaro Grigor Dimitrov (con il suo allenatore) , il croato Borna Coric, e altri addetti. Tanti colleghi hanno messo nel mirino il numero 1 del tennis mondiale, che nei mesi scorsi non ha mai nascosto il suo scetticismo sulle misure antipandemia. Ora, riferisce il Guardian, oltre alle critiche arriva la richiesta di sue dimissioni dalla presidenza del consiglio dei giocatori dell’associazione mondiale dei tennisti, l’Atp, che già lo aveva bacchettato per bocca del suo presidente, l’italiano Andrea Gaudenzi. E a nulla vale il tentativo dei genitori di Djokovic di scaricare la colpa sul bulgaro Dimitrov («era già contagiato»). Accusa respinta duramente dal manager dell’interessato: «Grigor stava bene ed è stato tre mesi in isolamento prima di recarsi a Belgrado». L’argentino Guido Pella, n° 35 mondiale, accusa Djokovic di aver «giocato con la salute di molte persone». «Ha attraversato una linea dalla quale sarà difficile tornare, mancando di rispetto al mondo del tennis e dell’intero pianeta». Paul Annacone, che ha allenato Roger Federer e Andy Murray, ha detto che la passione del serbo per la beneficenza «ha offuscato tutta la scienza. È stato per una buona causa, ma il risultato finale è stato piuttosto disastroso». Annacone ha aggiunto che «ci sono 10 persone nel consiglio dei giocatori dell’Atp; dovrebbero capire come si sentono al riguardo. Hai 500 giocatori in tutto il mondo sul filo del rasoio, sperando che possano giocare in otto settimane agli US Open. Ogni azione ha una conseguenza». […]

Dalla vetta alla bufera: il rovescio di Djokovic (La Nazione)

Novak Djokovic contro tutti. O meglio: tutti i colleghi contro Novak Djokovic, il numero 1 al mondo. Il suo Adria Tour, primo torneo del grande tennis a porte aperte (e per beneficenza) dopo la pandemia si è rivelato un disastro. Non è stata adottata alcuna precauzione sanitaria, così l’evento sportivo sui campi di Serbia e Croazia si è tramutato in un focolaio del Covid-19, che ha colpito fra gli altri lo stesso Djokovic (e la moglie) e il suo allenatore, altri due big della racchetta come il bulgaro Grigor Dimitrov (con il suo allenatore), il croato Borna Coric, e altri addetti. Tanti colleghi hanno messo ora nel mirino il numero uno del tennis mondiale, che nei mesi scorsi non ha mai nascosto il suo scetticismo sulle misure antipandemia. Ora, oltre alle critiche arriva anche la richiesta di sue dimissioni dalla presidenza del consiglio dei giocatori dell’associazione mondiale dei tennisti, l’Atp, che già lo aveva bacchettato per bocca del suo numero 1, l’italiano Andrea Gaudenzi. E a nulla vale il tentativo dei genitori di Djokovic di scaricare la colpa del contagio non sulle mancate precauzioni, bensì sul bulgaro Dimitrov («era già contagiato quando è arrivato per il torneo»). Accusa poi respinta duramente dal manager dell’interessato: «Grigor stava bene ed è stato tre mesi in isolamento prima di recarsi a Belgrado». […] Parole dure arrivano anche dall’australiano Nick Kyrgios: «Questo è quello che succede se non si rispettano i protocolli di sicurezza». […]

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