Ne “Il Più Grande Uomo Scimmia del Pleistocene”, illuminante ed esilarante romanzo di Roy Lewis, si narrano le vicende di una famiglia alle prese con i primi passi sulla terra, dopo aver abitato per millenni sui rami degli alberi. Tra i protagonisti, spicca la figura dello Zio Vania, che, ostinatamente contrario ad ogni forma di progresso, si rifiutava persino di camminare su due “zampe”, considerandolo un affronto insanabile nei confronti della pura razza scimmiesca. La posizione eretta, per lui, era una bestemmia urlata nel pieno di una sacra funzione. Tra i mille aspetti del racconto dell’alba della vita umana, potete ben immaginare come l’autore descriva il rapporto tra gli uomini e le donne, che può sinteticamente ridursi al confronto tra predatori superiori e prede inferiori.
Dopo milioni di anni di storia e un paio di secoli di lotte e rivendicazioni non ancora terminate, dalle Suffragette alle Mondine, dal movimento femminista ai giorni nostri, siamo ancora qui a domandarci perché gli uomini riescano a occupare ruoli apicali nella società con più facilità e perché le donne, per farlo, debbano essere eccezionali. Perché sono ancora così evidenti le differenze di trattamento economico tra i due sessi. Perché ancora è di gran moda pensare alla donna come primariamente procreatrice ed angelo del focolare. Perché, nelle pubblicità, la donna stende, stira e cucina e l’uomo si sollazza al computer, per lo più fingendo di lavorare.
Le lotte delle tenniste come Billie Jean King e del gruppo delle Original 9 (che vi stiamo raccontato in questa serie di articoli) per ottenere un montepremi pari a quello dei tennisti, una battaglia portata a compimento – quantomeno negli Slam – a metà degli anni 2000, hanno ottenuto un discreto successo, ma il tema rimane assai dibattuto e ancora non si può ipotizzare il giorno in cui, in tutti i tornei di pari livello, il trattamento economico sarà identico per gli uni e le altre. Non è detto che quel giorno arrivi perché il business detta regole anche sul tema dei diritti: si pensi, per portare un esempio, a quanto è condizionato dagli affari il diritto alla salute. Non solo negli Stati Uniti.
Dopo anni di assenza, su lodevole iniziativa della nostra Federazione, si sono organizzati i Campionati Assoluti di Tennis, che assegnano il titolo di miglior giocatore nazionale tra gli iscritti al torneo. Considerata la mancanza di tennis, vissuta dagli appassionati per qualche mese a causa del virus che ha còlto impreparato il mondo, gli Assoluti si sono ritagliati uno spazio di primordine, anche televisivo, e hanno suscitato l’interesse non solo degli amici del tennis, ma dello sport in generale. Tenniste e tennisti italiani di gran livello si son trovati in quel di Todi per giocarsi l’ambito titolo, vinto infine da Lorenzo Sonego in campo maschile e Jasmine Paolini in quello femminile.
Una volta stabilito il discreto montepremi di 23.000 euro, si è deciso di suddividerlo in questa maniera:
- 18.000 euro per il torneo maschile
- 5.000 euro per il torneo femminile
Per evitare il rischio di trascendere, non essendo mio uso, non aggiungo alcun commento, lasciando tale compito, se mai volessero, ai gentili lettori.
Qualche domanda, però, mi sorge spontanea:
- Chi ha deciso tale ripartizione?
- Perché, tra i giornalisti sportivi e gli operatori del settore, nessuno ha sentito il bisogno di commentare pubblicamente tale ripartizione?
- Comprendendo appieno le ragioni del silenzio sul tema da parte di tennisti e tenniste in attività, mi chiedo, poi, perché ex tennisti o ex tenniste non abbiano rilasciato qualche dichiarazione a riguardo.
- Infine, non sarebbe stato meglio, considerata la differenza di trattamento, assegnare l’intero montepremi ai maschietti e riservare alle femminucce solo un bel trofeo con un sontuoso bouquet di fiori da lanciare tra gli spalti plaudenti?
Qualche passo in avanti rispetto al Pleistocene, comunque, è stato fatto: lo Zio Vania avrebbe certamente vietato alle donne la partecipazione al torneo, obbligandole in caverna a far le pulizie come si deve. Come si deve.
Marcos
Marcos è stato uno dei primissimi collaboratori del mio blog Servizi Vincenti. Per diversi anni ha curato egregiamente la rubrica di “critica televisiva”. Bentornato!