US Open, ultimatum dei top 20 ATP: niente quarantena oppure boicottiamo in blocco

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US Open, ultimatum dei top 20 ATP: niente quarantena oppure boicottiamo in blocco

Il nodo della possibile quarantena all’arrivo in Europa dopo lo US Open diventa rovente. Un nuovo Wimbledon 1973? I giocatori puntano i piedi e chiedono risposte alla USTA minacciando ritorsioni

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Selfie di gruppo per gli otto aspiranti 'Maestri' - Londra, ATP Finals 2019 (foto via Twitter, @atptour)
 

In queste convulse giornate che ci stanno conducendo verso la ripresa dell’attività tennistica in grande stile con il Western&Southern Open e lo US Open a Flushing Meadows, si susseguono senza soluzione di continuità le notizie su quello che accadrà alla fine del mese a New York.

Dopo la comunicazione, martedì scorso, delle misure di sicurezza stabilite dalla commissione medica della USTA e la conferma da parte del campione uscente Rafael Nadal che non parteciperà ai tornei in Nord America, il quotidiano sportivo spagnolo Marca ha rivelato un’indiscrezione secondo la quale questo giovedì si è tenuta tra i tennisti, la USTA e l’ATP una riunione durante la quale i giocatori hanno chiesto rassicurazioni sulle condizioni alle quali dovranno sottostare al loro arrivo in Europa dopo aver disputato lo Slam newyorkese. In particolare l’attenzione è rivolta alla necessità o meno di osservare un periodo di 14 giorni di quarantena che renderebbe estremamente problematica la preparazione per l’ultimo slam stagionale, il Roland Garros, in programma solamente due settimane dopo la conclusione dello US Open.

La USTA da tempo ha dichiarato di essersi interessata della vicenda e ha già fatto progressi, ottenendo permessi di ingresso per tutti gli atleti contenuti nelle proprie liste in Francia e in Spagna. Secondo Marca, poi, gli sforzi diplomatici erano riusciti a far ottenere anche la dispensa dalla quarantena per chi si fosse trasferito direttamente da New York alla Spagna, tuttavia la cancellazione del Mutua Madrid Open ha reso questa concessione inutile, e i tennisti pretendono altre garanzie.

Sempre in base a quanto riportato dalla testata iberica, in una conversazione tra i top 20 dell’ATP lo scorso weekend, guidati dal Presidente del Council Novak Djokovic, si sarebbe arrivati a considerare un boicottaggio in massa dello US Open nel caso in cui non dovessero arrivare garanzie sull’esenzione dalla quarantena al ritorno in Europa prima della partenza dei giocatori per New York. I termini usati dai giocatori sarebbero stati estremamente perentori, richiedendo un maggiore sforzo diplomatico della USTA nei confronti delle autorità europee.

Alcune fonti americane vicine ai giocatori e alla USTA avevano suggerito diversi giorni fa che il contatto all’interno dell’esecutivo di Washington che si starebbe occupando di questa faccenda per conto della USTA sarebbe nientemeno che Chad Wolf, Segretario della Sicurezza Interna (Homeland Security) del Governo Trump, che è stato in passato un discreto tennista di college avendo frequentato il Colin College in Texas proprio grazie a una borsa di studio tennistica e che per oltre 10 anni è stato un lobbista a Washington per conto di varie agenzie. Tuttavia è necessario notare come Wolf non abbia solo questa incombenza sulla scrivania, dal momento che è ritenuto il primo responsabile delle violenze perpetrate a Portland nelle settimane passate da milizie federali che hanno arrestato i manifestanti in favore dell’eguaglianza razziale, ed è stato chiamato a deporre davanti al Congresso proprio questo venerdì per giustificare le sue azioni.

Il diktat dei giocatori ATP, cui fa da contraltare l’assordante silenzio da parte dei rappresentanti WTA, per quanto giustificabile nella sostanza, sicuramente non aiuterà a migliorare l’immagine dei tennisti agli occhi dell’opinione pubblica: dopo le varie vicissitudini di Djokovic, Zverev, Dimitrov e compagnia bella gli assi della racchetta si sono creati la reputazione di un gruppo di ricchi privilegiati ed egoisti che pretendono di vivere secondo regole disegnate apposta per loro. Sulla carta infatti la USTA non dovrebbe avere molto potere nel modificare le regole degli Stati Europei, anche se al lato pratico si è visto che è finora riuscita a ottenere risultati più che apprezzabili anche se non ritenuti sufficienti.

È comunque certo che ci saranno a breve altri sviluppi della vicenda che dovrà trovare una soluzione piuttosto in fretta se si vorrà evitare un altro clamoroso boicottaggio che potrebbe rivaleggiare con quello di Wimbledon nel 1973. Come detto, a livello femminile per ora non si sono registrati dissapori, anche perché buona parte delle top player sono già negli Stati Uniti e quindi le loro scelte in termini di programmazione sono abbastanza obbligate. Chissà che non arrivi uno US Open con un tabellone femminile nettamente più “blasonato” di quello maschile…

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