Berrettini: “Riparto e sono più forte, anche la solitudine mi è stata amica” (Paolo Rossi, La Repubblica)
Si scrive Cincinnati, si legge Flushing Meadows. Da domani torna il tennis con il Masters 1000 di Cincinnati (ma si giocherà a New York), “anteprima” dello Us Open al via dal 31 agosto. L’atmosfera è particolare, i tennisti si sentono un pochino più soli. Questo non vale per Matteo Berrettini, che di questo mondo è ormai una stella, e che con la solitudine vive uno splendido rapporto. La rivelazione è nel recente libro («O vinci o impari») di Stefano Massari, il suo mental coach, dove il tennista romano ha rivelato di aver bisogno di stare da solo. Una rivelazione inedita, Matteo. «La solitudine? Beh, ma il tennista è solo. E vero che ognuno ha il suo team con il quale lavora e si confronta ma, alla fine, in campo si è soli. Contro tutti. E fin quando non esisterà il time-out col coach, al di là delle sperimentazioni di queste esibizioni in cui ho giocato, i problemi tocca risolverseli da soli». Quindi essere solitari aiuta. «È una cosa che ho dentro, sono sempre stato così: ricordo che quando ero bambino mia madre aveva notato che mi piaceva giocare da solo, e anzi si preoccupava perché aveva paura che diventassi un bimbo isolato Sono fatto così, mi piace stare da solo per avere degli spazi miei. Stare da solo mi fa capire bene cosa succede. So bene che tutti mi vogliono bene, che mi vogliono aiutare ma la cosa migliore e realizzare da soli e capire cosa sta succedendo per indirizzare le cose. Di solito condivido i momenti difficili, e anche quelli facili. Ma, soprattutto nei momenti meno positivi cerco dl starmene da parte per capire quello che sta succedendo». […]
A pensarci, il suo star bene da solo è stato utile nella quarantena.
Dove ero negli Stati Uniti, ospite da Ajla, la mia ragazza che resta la mia ragazza. Non ero a casa mia ma sono riuscito comunque a prendermi dei momenti miei: leggere un libro, guardare una serie tv, fare una telefonata alla mia famiglia. Sono stato fortunato a essere riuscito a crearmi uno spazio in cui potevo stare da solo con me stesso. Questo è stato importante, altrimenti alla fine della fiera rischi di arrivare saturo, in una convivenza 24 ore su 24. […]
Ha bruciato tutte le tappe.
Quanto sono cambiato, e per forza di cose. Sto cambiando la mentalità, affronto culture diverse. Dallo scorso Wimbledon è stata una grande ascesa. Ora la priorità è ritornare a giocare. Riguardo al vaccino penso che lo prenderei, se domani uscisse: sarebbe la soluzione al problemi.
E l’Italia?
Dalla quarantena in Italia sono passato solo per tre giorni, il tempo di salutare i miei e mia nonna: non vedevo i miei da febbraio. In questo momento nella mia vita non c’è niente di ordinario, per questo non mi fermo neanche a pensarci a quello che mi sta succedendo perché sembra assurdo.
Oggi dove considera casa?
Oggi? Casa è il mondo. Il cuore dice Roma, ma sono molto più a Montecarlo. In Florida sono stato ospite. Dal 2017 non sono mai stato più di un mese nello stesso posto.[…]