Osaka: "Ho fatto solo quello che sentivo di dover fare. E non credevo di suscitare tanto clamore"

Interviste

Osaka: “Ho fatto solo quello che sentivo di dover fare. E non credevo di suscitare tanto clamore”

La giapponese Naomi Osaka spiega i motivi del suo gesto: “Serviva qualcuno che facesse qualcosa, sono contenta di essere quel qualcuno”

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Naomi Osaka - Australian Open 2020 (via Twitter, @AustralianOpen)
 

La parte più difficile per Naomi Osaka venerdì pomeriggio è forse venuta dopo la partita, quando ha dovuto prendere il microfono e rispondere alle domande relative al suo gesto che ha fatto tanto clamore nel mondo del tennis e non solo.

Prima di presentarsi ai giornalisti nella sala stampa (virtuale), Naomi ha risposto a qualche domanda della anchorwoman della ESPN Chris McKendry in diretta sulla televisione via cavo americana.

Durante la quarantena ho visto tante cose accadere, e pensavo che sarebbe stato bello se qualcuno avesse iniziato un movimento per fare qualcosa nel mondo del tennis. Di solito sono più una persona che segue le iniziative degli altri, ma ho aspettato, ho aspettato e ancora aspettato e nessuno faceva nulla, per cui ho deciso di fare il primo passo. Non credevo avrebbe avuto la risonanza che ha avuto, pensavo che mi sarei ritirata dal torneo, avrei fatto una dichiarazione e se ne sarebbe parlato all’interno del mondo del tennis. Ma la WTA mi ha supportata nella mia azione, e di questo sono molto grata”.

Le è stato chiesto della sua esperienza a Minneapolis, dove la tennista giapponese si è recata qualche mese fa per partecipare alle manifestazioni che hanno seguito l’uccisione di George Floyd da parte di quattro agenti della polizia locale. “La mia professione di tennista mi costringe a stare sempre in viaggio, per cui non ho mai la possibilità di essere dove accadono gli avvenimenti. La pausa del circuito mi ha dato l’opportunità di viaggiare e andare a vedere le cose con i miei occhi”.

I miei genitori sono molto orgogliosi di me, e la famiglia è molto importante per me, per cui anche se tutto il mondo dovesse essermi contro, mi basta avere il loro supporto. Mio papà è di Haiti: noi facciamo queste cose, siamo gente che protesta”.

Una citazione anche per Kobe Bryant, l’indimenticato cestista del Los Angeles Lakers scomparso prematuramente a gennaio in un incidente aereo, che Osaka aveva conosciuto lo scorso anno allo US Open: “Spero che dovunque sia possa essere orgoglioso di me”.

Dopo l’apparizione sulla ESPN, è stata la volta della conferenza stampa internazionale, dove si è parlato anche della partita oltre che della sua presa di posizione sulla questione razziale. “La mia prima di servizio oggi non c’è mai stata, non riuscivo a servire in maniera decente qualunque cosa facessi. Ho dovuto realizzare che stava capitando e accettarlo. Non è un problema tecnico, è una questione di fiducia nel colpo, qualcosa su cui devo lavorare”.

Tornando sulla sua decisione di non giocare giovedì, Osaka ha spiegato la sequenza degli eventi: “Dopo il mio quarto di finale ho deciso che volevo fare qualcosa: ho parlato con Stu, il mio agente [Stuart Duguid n.d.r.], poi ho chiamato la WTA che ha detto che mi avrebbe assecondato e spostato la giornata delle semifinali. Quindi ho pubblicato la mia dichiarazione: non ho mai detto che mi sarei ritirata, c’è stata molta confusione su questo fatto. Ho detto che non avrei giocato giovedì, e infatti ho giocato venerdì. È stato tutto concitato, non ho dormito molto”.

Prendere quella decisione è stato difficile e facile allo stesso tempo. Credo di essermi messa in un’ottima posizione. Arrivare alle semifinali è un risultato di cui essere orgogliosa, e sentivo di dover far sentire la mia voce, e il ritiro dal torneo avrebbe causato il clamore maggiore, quindi mi sono detta che sarebbe stato ciò che avrei fatto. Non mi sento coraggiosa, ho solo fatto quello che andava fatto. In questo momento, era ciò che andava fatto”.

Credevo che solo i Big 3 e Serena potessero avere il potere di fare tanto rumore. Forse l’ATP e la WTA avevano comunque intenzione di fare qualcosa, e avevano bisogno della spinta di un giocatore. Sono contenta di essere stata quel giocatore”.

Spero che la mia generazione possa essere ricordata come una generazione che prende posizione sugli argomenti importanti. Per esempio Coco [Gauff] anche se è molto giovane è già molto attiva da questo punto di vista. Spero che la mia generazione possa farsi sentire quali che siano le conseguenze per loro. Non ho incontrato molte giocatrici negli ultimi due giorni, dato che siamo un po’ tutti nella nostra bolla individuale, ma quelle che ho incontrato mi hanno mostrato un grande supporto”.

E poi ancora su Kobe Bryant: “Mi sento così privilegiata ad averlo conosciuto così giovane. Sentivo che avrei dovuto raggiungere risultati più prestigiosi per meritarmi questo onore, per avere il suo numero, per ricevere messaggi da lui. Spero che i miei successi futuri lo rendano orgoglioso di me, dovunque lui sia”.

Infine non poteva mancare un riferimento alle sorelle Williams, che sono state le apripista per le atlete afroamericane nel tennis dell’era moderna. Anche se le parole non dette hanno lasciato più domande che risposte. La giornalista dell’International New York Times, Cindy Schmeler ha chiesto a Naomi se avesse ricevuto messaggi da Venus o Serena, e Naomi ha risposto: “Tu hai sentito niente da loro?” “No, chiedevo se avessi sentito qualcosa tu” ha incalzato Schmeler. “I am ok…” ha glissato Osaka, chiudendo così l’argomento lasciando il dubbio che forse non è successo ciò che Naomi si sarebbe aspettata.

Ciò che è sicuro è che nessuna delle sorelle Williams ha rilasciato dichiarazioni pubbliche sull’accaduto, anche se saranno sicuramente interrogate sull’argomento alla prima occasione disponibile. Sicuramente siamo solo all’inizio di una faccenda che avrà ramificazioni importanti.

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