Solito Djokovic dopo il lockdown. 23 vittorie su 23 nel 2020 (Crivelli). Vincente e separatista (Zanni). Cin Cin Djokovic. Si chiama PTPA e la fonda Nole (Azzolini)

Rassegna stampa

Solito Djokovic dopo il lockdown. 23 vittorie su 23 nel 2020 (Crivelli). Vincente e separatista (Zanni). Cin Cin Djokovic. Si chiama PTPA e la fonda Nole (Azzolini)

La rassegna stampa del 30 agosto 2020

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Solito Djokovic dopo il lockdown. 23 vittorie su 23 nel 2020 (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Sembrava stanco, sembrava con la testa già all’Open degli Stati Uniti e invece Novak Djokovic ha agguantato di rabbia e di forza il primo titolo Atp post pandemia (che l’ha visto colpito dal Covid) conquistando a Flushing Meadows il Masters 1000 di Cincinnati. […] Nole soffre fin dal primo turno di battuta e nel quarto game sprofonda regalando il break al rivale con un rovescio in rete, due doppi falli e un dritto in corridoio. Il canadese invece fila come un treno, serve una buona percentuale di prime e quando è costretto a giocare la seconda, spara al corpo per non dare riferimenti al serbo. Raonic trova anche angoli estremi, Nole invece è scarico e subisce 5 giochi filati con un parziale di 20 punti a 6 per il canadese. Cambio ritmo A inizio secondo set Nole abbassa leggermente il ritmo e Raonic, sul 2-3, concede la prima palla break dell’incontro che il serbo trasforma con un pregevole passante di rovescio. Sul 5-3 il serbo va 0-30, ma tiene e la partita approda al terzo che vede il ritorno di fiamma del canadese bravo a schizzare avanti 2-0. Djokovic però non ci sta, tira fuori una super risposta di dritto e recupera il break. La rabbia del serbo sbrana la partita; Nole vola avanti 5-3, cancella una palla del 5 pari e va a prendersi la 23′ vittoria su 23 partite giocate nel 2020 e l’80° titolo in carriera (il 35° Masters 1000) in due ore esatte. «Non ho avuto molto tempo – ha detto Nole – per recuperare dalla semifinale e in più Milos ha giocato benissimo, è uno dei migliori battitori del circuito. È stata una partita dura fino all’ultimo punto. Mi mancano i tifosi». Memorabile Il primo torneo dopo la pandemia, dopo 175 giorni di stop forzato, sarà ricordato anche per il rifiuto di Naomi Osaka a giocare la semifinale contro la Mertens, in segno di solidarietà per il movimento Black Lives Matter, costringendo gli organizzatori a rinviare di un giorno semifinali e finali. Ma anche per le clamorose rivelazioni riportate dal New York Times secondo cui Novak Djokovic, John Isner e Vasek Pospisil si sarebbero dimessi da membri del Players’s Council per formare una associazione da contrapporre all’Atp. […]

Vincente e separatista (Roberto Zanni, Il Corriere dello Sport)

Non c’è proprio niente da fare contro Novak Djokovic. Per 11 volte Milos Raonic (n. 30 al mondo) ci ha provato, e altrettante sono state le sconfitte. […]E dire che il canadese aveva iniziato nel migliore dei modi: 6-1. Poi nulla ha potuto contro il ritorno prepotente del numero uno, passato con un 6-3 6-4 in due ore complessive di gioco. E’ 26° partita vinta di fila, arrivata dopo il faticoso successo di venerdì contro Bautista Agut in 181′, l’incontro più lungo del torneo. GOLDEN. Un successo che non solo è un avvertimento (non ce n’era bisogno) per lo Slam in rampa di lancio. Rappresenta infatti l’ennesimo record del serbo: il secondo Golden Masters in carriera (dopo quello del 2018), che vuol dire tutti i 9 Masters 1000, impresa mai riuscita a nessun altro tennista. Con questo successo (80° titolo, quinto nella graduatoria di tutti i tempi, 60° sul veloce, secondo dietro ai 71 di Federer) il serbo raggiunge Rafa Nadal (assente a Flushing Meadows) al comando, a quota 35, nella classifica dei Master 1000. SCISSIONE. Prima della finale, un servizio pubblicato dal New York Times ha raccontato del terremoto I atto al’interno del tennis professionistico maschile. […] Una vera e propria scissione, in quanto i tre giocatori hanno creato una nuova entità, la Professional Tennis PlayerAssocsation (P’IPA), il cui obiettivo, secondo i documenti che i “separatisti” hanno inviato agli altri giocatori del tour «non è quello di sostituire l’ATP ma di fornire agli atleti una struttura di autogoverno indipendente dalla stessa ATP che possa rispondere direttamente alle esigenze e alle preoccupazioni dei giocatori-membri”. Pospisil, l’unico che con un post su twitter ha confermato e ufficializzato la creazione della nuova organizzazione, in un messaggio separato inviato ai colleghi ha descritto la PTPA come un sindacato con maggiore flessibilità giuridica «Le nostre voci – ha somolineato il canadese – saranno finalmente ascoltate e presto avremo un impatto sulle decisioni che influenzano la nostra vita e nostro sostentamento». CONTRARI La mossa di Djokovic ha portato alla immediata reazione di Rafa Nadal e Roger Federei; che hanno invocato l’unità, non la separazione. «Il mondo sta vivendo una situazione difficile e complicata – il pensiero dello spagnolo -: credo che questi siano tempi per essere calmi e lavorare tutti insieme nella stessa direzione«. Stesso tono anche da Federer «Sono d’accordo con Nadal : fondamentale per noi restate uniti come giocatori e come sport». MAMMA. Non aveva mai vinto un torneo da mamma, l’ultimo successo risaliva ai Miami Open del 2016 e Leo, il figlio, era arrivato il 19 dicembre dello stesso anno. Ieri Vika Azarenka, a 31 anni, n. 27 del ranking (a gennaio del 2012 era arrivata fino al numero 1) ha finalmente ritrovato il sorriso con il tennis al Western e Southern Open, dopo che, lo scorso gennaio, aveva pensato addirittura al ritiro definitivo. Non ha faticato però per ottenere il suo 21° titolo in carriera: infatti l’avversaria, la giapponese Osaka, non si è nemmeno presentata in campo (questa volta davvero, lo aveva annunciato a causa delle ingiustizie sociali per poi ripensavi) a causa di un problema al bicipite femorale accusato in semifinale.

Cin Cin Djokovic (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Non si gioca la finale femminile, e quella maschile si accende e si spegne, a seconda degli umori dei giocatori, della stanchezza di queste giornate sotto la bolla, dove è tutto diverso da una volta ma tutto risulta uguale nell’arco della giornata. […]. Ed è tutto talmente ravvicinato da sembrare quasi accatastato. Si gioca Cincinnati a New York e da domani gli Us Open, stessi campi, stessi protagonisti, stesso pubblico. […] L’unico vincitore è Djokovic alla fine, sebbene le coppe da alzare siano due. L’altra la solleva Vika Azarenka, che non vinceva da un’eternità (4 anni e mezzo da Miami 2016). Ma la sua avversaria ha dato forfait per un tendine del ginocchio un po’ dolorante e nemmeno è scesa in campo. Naomi Osaka ha fatto e disfatto in questi giorni, ha obbligato il torneo a fermarsi (com’era giusto) per una giornata, quello della protesta nera per i sette colpi di pistola scaricati sulla pelle di Jacob Blake, a Kenosha, vicino Milwaukee, poi ha accettato di giocare la semifinale, concedendo 21 palle break alla Mertens, che poverina, s’è pure detta felice di averla aspettata, perché sulla questione del Black Lives Matter le dà “cento volte ragione”.  Ma dagli spogliatoi del grande impianto trapela la possibilità che l’infortunio accusato dalla giapponese di colore non sia così grave. […] Così Djokovic porta a casa il 35° Masters della serie, il secondo vinto a Cincinnati (un asterisco spiegherà che poi non si è giocato in Ohio e vabbé) e raggiunge la 23° vittoria consecutiva, senza aver subito sconfitte. Ora può dedicarsi ai compiti più gravosi, e lo farà con rinnovato vigore, visto che avvicinare Federer (mal visto dal padre del nr.1 e addirittura disdegnato dalla madre) nel conto degli Slam vinti è il suo obiettivo dichiarato. Tanto più dopo che lo svizzero, al fianco di Nadal, si è schierato nel nome dell’unità di tutti i giocatori a favore dell’ATP e contro la costituzione del nuovo sindacato voluto dal serbo. Figurati cosa avranno pensato papà e mamma Djokovic. Più difficile la semifinale della finale. Il match contro Bautista Agut del venerdì ancora risuona delle polemiche scatenate dallo spagnolo. In vantaggio di un set, Bautista ha dovuto subire un toilet-break, poi un lungo massaggio al collo di Djokovic, infine la chiusura del tetto senza che una sola goccia di pioggia fosse caduta. Si era sul 4-5 della seconda frazione, con lo spagnolo alla battuta, “colpa mia aver commesso gli errori che hanno dato il set a Djokovic, ma tutto ciò che è successo non lo capisco. Da un certo momento in poi si è giocato a rate e forse l’arbitro avrebbe dovuto impedirlo, evitando di perdere tempo con quella inutile chiusura del tetto”. Anche nella finale con Raonic, Nole si è ritrovato sotto, dopo un primo set a dir poco dominato dal canadese (20 punti a 4). Ma la spinta di Miloslav è finita lì, si è attenuata all’inizio della seconda frazione e non è servito un guizzo in avvio della terza (con un break e un 2-0 insperato) per evitare che Djokovic si rimettesse via via in carreggiata fino a recuperare lo svantaggio e portarsi definitivamente avanti. Non ha giocato male, Raonic, cui i mesi trascorsi fra infortuni e lockdown hanno finalmente concesso un aspetto più umano di quello da bambolotto eterno fidanzato della Barbie che lo rendeva quanto meno anacronistico. Ora i capelli sono più lunghi, ricci, e qualche chilo si è andato a depositare qua e là sul fisico statuario. Buon per lui, se sta meglio con se stesso. Ma il suo ritorno su buoni livelli è importante, perché un giocatore ottimo nel serve and volley, eseguito sempre ad alta velocità seppure senza intriganti invenzioni, mancava nel quadro d’assieme del tennis di questi mesi. Un tennis che stenta a ritrovare le sue emozioni. Ma per quelle speriamo venga in soccorso il mese dei tornei sul rosso, dove tutti saranno presenti.

Si chiama PTPA e la fonda Nole (Daniele Azzolini, Tuttosport)

I lnome è PTPA e non c’entrano poste e telegrafi. Professional Tennis, piuttosto, ma la parte più interessante è quella che segue, Players Association. […] Magari la voglia di buttare il neo presidente (Andrea Gaudenzi) con l’acqua sporca c è, solo che non si può dire, o non conviene dirlo. Al momento, nelle intenzioni di Novak Djokovic e Vasek Pospisil, che si sono autonominati “co-presidenti iniziali, e John Isner (sembra vi sia anche lui) c’è la volontà di organizzare un nuovo sindacato dei giocatori. «Lo scopo – ha dettato Nole – non è sostituire l’Atp, ma fornire ai giocatori una sorta di governo indipendente che risponda alle esigenze degli atleti». [..]. Ma il problema è serio. Djokovic si aspettava ben altro dal passaggio che ha portato alla nomina di Gaudenzi dopo la fenestrazione del precedente Ceo, Kermode, da lui provocata. Aveva un nuovo presidente già pronto, Justin Gimelstob, finito però coinvolto in un processo per l’aggressione di un uomo nella notte di Halloween del 2018, e ha dovuto subire l’avvento dell’italiano al soglio tennistico. […] Nole è convinto che Atp e Wta finiranno per fondersi creando un unico centro di potere – secondo l’idea veicolata da Federer e appoggiata da Nadal durante le prime settimane del lockdown – e che le giocatrici finiranno per arraffare con le loro unghiette appuntite buona parte dei guadagni che il tennis maschile riesce a produrre (circa sei volte più alti di quelli gestiti dalla Wta). La parte opposta ribatte che solo unendosi Atp e Wta riusciranno a sfruttare tutto il potenziale del marketing tennistico. Così, Nole deve essersi convinto che fosse meglio anticipare i tempi. O si sgambetta l’Atp, sostituendola con la Tpta, o prepariamo la struttura sindacale che dovrà battersi all’interno dell’unione tra Atp e Wta. Ha mandato avanti Pospisil, che si è già dimesso dal Player Council (data «l’impossibilità di avere una qualche significativa influenza su qualsiasi decisione presa»), mentre le sue dimissioni non sono ancora ufficiali. Gaudenzi le caldeggia, ammonendo che i tennisti “hanno già quello che gli atleti di tutti gli altri sport vanno cercando, una rappresentanza all’interno del Consiglio”: Oggi è prevista una foto di gruppo a Flushing Meadows con la presenza di tutti i tennisti che aderiscono all’iniziativa. E potrebbero essere molti più del previsto.

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