Caruso, missione speciale: "Gli ottavi con Berrettini" (Cocchi). Voglia di derby (Zanni). Sono colpi grossi (Azzolini). Cocciaretto a Praga vola in semifinale (Senigalliesi)

Rassegna stampa

Caruso, missione speciale: “Gli ottavi con Berrettini” (Cocchi). Voglia di derby (Zanni). Sono colpi grossi (Azzolini). Cocciaretto a Praga vola in semifinale (Senigalliesi)

La rassegna stampa del 5 settembre 2020

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Caruso, missione speciale: “Gli ottavi con Berrettini” (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

[…] Salvatore Caruso da Avola oggi a New York contro Andrey Rublev tenta l’assalto agli ottavi dello Us Open. Una missione difficile, ma non impossibile. Soprattutto se ci si approccia con l’atteggiamento di Sabbo. Caruso, il menu di oggi dice insalata russa. Le piace? «Beh, è un punto di vista che non avevo considerato. Però sì, mi piace. Tornando al tennis, con Rublev non vedo l’ora di giocare. Perché sono sicuro che sarà una partita molto divertente. Per me, spero anche per chi la vedrà». Un bel modo di affrontare la sfida che vale gli ottavi. «In fin dei conti tutti noi iniziamo a giocare perché ci piace e ci divertiamo. Io ho la fortuna di aver fatto diventare questo sport il mio lavoro. Si fatica e ci si sacrifica per sfide come questa. E Andrey è uno con cui si riesce a giocare. Non è il classico bombardiere, gioca a viso aperto. Insomma per fare un paragone calcistico è un po’ come l’Atalanta». Senza tirare in ballo gesti scaramantici: dovesse superare il turno all’orizzonte potrebbe esserci un derby con Berrettini che oggi trova Ruud. «Sarebbe bellissimo, perché significa che almeno un italiano arriverebbe ai quarti. Con Matteo ci siamo allenati un po’ insieme in questi giorni. Lui qui sa come muoversi…». Senza pubblico, New York non è la stessa cosa, e anche Roma al momento pare si giocherà a porte chiuse. «No! Che brutta notizia… A Flushing Meadows spero di tornare anche i prossimi anni e giocare questo torneo vivendone l’atmosfera. Ma Roma senza pubblico non riesco nemmeno a immaginarla. Soprattutto per i giocatori di casa sarebbe triste. Speriamo che si trovi una soluzione e un po’ di gente possa venire, tanto anche quando siamo pochi noi italiani ci facciamo sentire». Due terzi turni Slam in due anni diversi e su due superfici diverse: a cosa deve questa crescita? «Alla decisione di investire al meglio sulla carriera. Di puntare, oltre che sul mio allenatore Paolo Cannova, con cui lavoro già da una decina d’anni, anche su preparatore, osteopata, psicologa. L’aspetto mentale è importante». Faccia uno spot per il suo sport: perché un ragazzino dovrebbe scegliere il a tennis? «Uh, che responsabilità. Allora, innanzitutto lo sport, tutto lo sport, fa bene. A tutti. Trovo che il tennis sia educativo, non si imparano volgarità, bisogna mantenere un certo comportamento in campo. Poi, e questa forse è la cosa che più serve da adulti, in campo sei da solo. Impari a cavartela senza l’aiuto di altri. Mica puoi chiamare a casa: “Mamma, ho una palla break da salvare, mi aiuti?”». Cosa ne pensa del sindacato dei giocatori fondato da Djokovic? Si è iscritto? «Ho ascoltato, mi sono fatto un’idea, ma al momento non ho firmato. Sono una persona che vuole capire bene le cose, e poi penso che sia meglio stare uniti. L’unione fa la forza». Così la pensa anche Federer. Sappiamo che qualche anno fa ha passato tre giorni ad allenarsi con lui. «Sì. Purtroppo dopo quella volta non gli ho più fatto da sparring. Ma è colpa mia! Perché giocando di più, facendo le qualificazioni degli Slam, ho avuto meno tempo». Siete ancora in contatto? «Ogni volta che ci incontriamo ai tornei viene a salutarmi. È davvero molto carino, non mi sarei mai aspettato un atteggiamento così da un tale fenomeno. Si informa su quel che faccio e si sforza sempre di parlarmi italiano. Cosa mi direbbe se fosse qui? Spero: “Bravo Salvatore”». Federer non sbaglia mai. 

Voglia di derby (Roberto Zanni, Il Corriere dello Sport)

Matteo Berrettini e Salvatore Caruso, portabandiera italiani a New York Numero 8 (6 del tabellone) e 100 del ranking, rispettivamente, due storie diverse che però oggi potrebbero unirsi un’altra volta […] Infatti una doppia vittoria odierna li metterebbe uno contro l’altro negli ottavi, per un inedito derby italiano: tra i due a livello Atp non ci sono precedenti, tra i Challenger si, un paio, 2016 e 2018, una vittoria a testa IL FAVORITO Sta cresendo, e tanto, Matteo Berrettini e oggi potrà confermarlo contro il norvegese Casper Ruud (37). Prima del cemento di Flushing Meadows si sono incontrati solo una volta, l’anno scorso, sulla terra rossa del Roland Garros. «Da quando l’ho sconfitto – ha ricordato Ruud a Ubitennis – ha cominciato a giocare benissimo…». E il romano non può che concordare con quel giudizio. «Quell’incontro mi è servito tanto in terreni di motivazioni personali». Solo per menzionare una tappa, la più importante: le semifinali agli U.S. Open 2019, ma quello è il passato remoto. «Sono contento di come ho giocato – così Berrettini è tornato sul successo al secondo turno contro il francese Ugo Humbert – soprattutto per la risposta. Il servizio invece era già andato bene dal primo turno. In allenamento si lavora molto su come variarlo, per non dare punti di riferimento all’avversario». Non avrà però l’appoggio della compagna Ajla Tomljanovic. «È partita – ha concluso – Stavo meglio quando era qui, ma non per questo voglio andarmene anch’io..». LA SORPRESA. Chi si aspettava Salvatore Caruso al terzo turno a New York, suo miglior risultato in uno Slam, eguagliando l’ultima Parigi? […]. «Credo di essere diventato un giocatore più forte – ha spiegato il ventisettenne siciliano di Avola dopo il successo sullo statunitense Escobedo – migliore sotto tutti i punti di vista: fisicamente, tecnicamente e mentalmente». Oggi però c’è la grande partita: davanti si troverà il ventiduenne russo Andrey Rublev, 14 del ranking e testa di serie n.10. Figlio di un ex pugile, la boxe (in particolare Mike Tyson) è una delle sue passioni. Ma se i cazzotti possono temprare, Caruso non sembra averne bisogno: grinta e caparbietà sono diventate sue caratteristiche. Ultimo esempio le 14 palle break su 15 salvate contro Escobedo. «Ma anche al primo turno contro Duckworth ero entrato in campo pensando “tanto non mi brekka”» ha raccontato. Uno degli aspetti su cui Caruso e il suo team puntano molto è proprio quello mentale. Per questo nello staff c’è anche la psicologa Monica Bazzano. «Lavoriamo sulla persona – ha aggiunto Salvo – in questo modo si migliora anche il giocatore. Dopo ogni partita parliamo sempre». STORIE DI DERBY. Ci saranno ancora due italiani contro agli U.S. Open? Nell’attesa, ecco gli ultimi due precedenti: in campo maschile nel 2017, vittoria di Paolo Lorenzi su Thomas Fabbiano al terzo turno, mentre tra le donne chi potrà mai dimenticare lo straordinario 2015, con la finale vinta da Flavia Penetra su Roberta Vinci?

Sono colpi grossi (Daniele Azzolini, Tuttosport)

Il colpo non ha ancora un nome. Cé il tweener che un tempo chiamavano Gran Willy, dove Willy stava per Guillermo, e Guillermo per Vilas, primo interprete del colpo sotto le gambe, spalle alla rete. E c’è la veronica, lo smash dorsale che Panatta depositava in ogni angolo del campo con precisione chirurgica, simile alla rotazione che fa il torero con la sua cappa rossa quando si lascia appena sfiorare dalla carica del toro, scartando di lato all’ultimo e dandogli le spalle. E c’é la Sabr, ovviamente, Sneak Attack by Roger, l’attacco proditorio sul servizio avversario che Federer ha inserito fra i diletti di fine carriera, convinto anche lui di poter innalzare con i suoi colpi per altri impossibili, un monumento più duraturo del bronzo. […] Anzi, potrebbe continuare, se solo si trovasse un titolo al colpo da centomila like sui social che Matteo Berrettini ha rispolverato nel terzo set della sua travolgente galoppata con il francese Ugo Humbert. […] Si tratta di far passare la palla, da posizione parecchio defilata, dietro il palo che tiene la rete, e depositarla comunque fra le righe del campo avverso. Un colpo da matti, si dirà. Di sicuro un colpo da Matteo. Ottenuto il suo spicchio di certificata presenza in tutti gli spot che ricapitoleranno per i posteri queste giornate sotto la bolla degli Us Open, Berrettini è chiamato a occuparsi di Casper Ruud, terzo turno di un torneo in cui, a detta di Vincenzo Santopadre (rimasto a Roma a trepidare davanti alla tivvù, mentre a NewYork c’é Marco Gulisano, a fare le sue veci), «Matteo sta cominciando a ingranare le marce alte. Nelle prime sortite, durante il torneo di Cincinnati appariva come stranito, ne abbiamo parlato a lungo nelle chat quotidiane che ci concediamo per fare il punto della situazione. Faceva fatica a tenere il filo del gioco, ma credo sia normale. Prima Ruusuvuori, con cui ha vinto, poi Opelka, dal quale invece è stato battuto, rappresentavano due tennisti diversi, ma molto migliori delle loro rispettive classifiche. Mi aspettavo una svolta, e credo sia arrivata con la vittoria nel primo set degli Us Open, contro Soeda. Lì Matteo ha ritrovato molte delle sue sicurezze, e nei due set finali con il giapponese, poi con Humbert, l’ho rivisto procedere alla sua velocità di crociera, che è davvero molto alta rispetto alla norma». Humbert, sconquassato nei primi due set, rappresentava per Matteo una piccola trappola psicologica. Si erano incontrati tre anni fa e il francese l’aveva cancellato dal campo. «Ma la reazione è stata buona, anche molto matura», continua Santopadre, «Matteo ha messo subito in chiaro che questi tre anni non sono passati invano». Identico problema rappresenta Casper Ruud – 21 anni da Oslo, il padre Christian nel circuito Atp (e numero 39) a metà anni Novanta – atteso in terzo turno. Anche qui, si sono incontrati una volta, l’anno scorso al Roland Garros, e Casper ebbe vita facile. Era uno dei momenti di bassa per Berretto, nella stagione che l’ha poi consegnato al n. 8 della classifica. «Sa che cosa fare. Se resta concentrato sui suoi colpi, Matteo può venire a capo anche di questo match». E inoltrarsi verso un ottavo che porterà con sé nuove palpitazioni, contro Sabbo Caruso o Andrey Rublev. Un derby italiano e una rivincita, contro il russo che Matteo sradicò dal torneo un anno fa, sempre negli ottavi. Match mai giocato quello fra Caruso e Rublev, con il russo n.14 ovviamente favorito. «Ma Salvatore è un lottatore estremo» avverte Santopadre. Uno che se riesce ad attrarre il russo alla sua velocità di crociera, può metterlo nei guai.

La Cocciaretto a Praga vola in semifinale (Roberto Senigalliesi, Corriere Adriatico)

Elisabetta Cocciaretto ha ormai messo il turbo e prosegue la sua marcia al Prague Open, Wta 125k, il ricco torneo, per montepremi e punti assegnati, in corso sulla terra rossa del Tennis Club Sparta Praga, nella capitale della Repubblica Ceca. Nei quarti la 19enne fermana, numero 144 Wta (ma ancora per poco, visto che con i punti fino a qui conquistati arriverà almeno tra le prime 125) e seconda favorita del torneo, ha battuto in rimonta per 3-6 6-26-1, in poco più di due ore di partita, la ventiseienne la slovacca Anna Karolina Schmiedlova, numero 182 Wta, ma numero 29 quando aveva 21 anni, avversaria mai affrontata in carriera. Un match insidioso, contro una buona giocatrice, iniziato in salita, in cui ha perso il primo set in cinque partite giocate nel torneo. Ma poi Elisabetta si è ripresa alla grande, comandando il gioco e mettendo a segno un impressionante parziale di 12 game a 3. […] «È vero, sono partita male ma non ho mai perso la calma e la fiducia – racconta al telefono a fine match, con la sua consueta disponibilità – Sono riuscita a fare un passo avanti, ad essere propositiva e sviluppare il mio gioco. Sono soddisfattissima di quanto fatto finora, anche se mancano ancora due partite per arrivare alla fine e cerco di rimanere umile e concentrata». Sotto con la Podoroska Oggi, in semifinale, la Cocciaretto troverà dall’altra parte della rete l’argentina Nadia Podoroska, numero 165 del ranking. La 23enne di Rosario si è aggiudicata entrambe le sfide precedenti con la marchigiana, in semifinale nell’Itf da 25mila dollari di Pula 2019 e nel turno decisivo delle qualificazioni del Wta International di Monterrey lo scorso marzo, subito prima del lockdown. «Nadia gioca molto bene – afferma Elisabetta – Sarà un match tosto, come gli altri che ho affrontato finora, ma darò tutto per vincere ancora». Intanto pensa anche al prossimo impegno. «Vero, da domenica ci sarà il Wta da 250mila dollari di Istanbul. Spero di entrare nelle qualificazioni e se non riesco ad affrontarle perchè in campo a Praga spero in uno special exempts. Sono in forma e voglio sfruttare questo momento». E già perché il numero 100 del mondo si avvicina sempre più ed Elisabetta non vuole perdere l’attimo. Dopo ci saranno gli Internazionali d’Italia a Roma, dove spera di entrare nel tabellone principale con una wild card, e poi il Roland Garros a Parigi. 

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