US Open, ora Medvedev è il favorito. E ritrova Rublev: "Siamo amici, ma diversi"

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US Open, ora Medvedev è il favorito. E ritrova Rublev: “Siamo amici, ma diversi”

Il finalista di un anno fa non ha ancora perso nemmeno un set. “Io amo contrattaccare, Andrey invece gioca senza pensare all’avversario. Ma arriverà in top 10 e sarò felice per lui”

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Daniil Medvedev - US Open 2020 (via Twitter, @usopen)
 

C’è un ampio fronte di opinione che ritiene Daniil Medvedev, in questo momento, il grande favorito dello US Open. Tesi supportata dal cammino a oggi impeccabile del finalista della passata edizione. Nemmeno un set lasciato sulla strada verso il derby russo dei quarti con Andrey Rublev. Nella parte bassa del tabellone, la proiezione di un possibile incrocio nobile in semifinale con Dominic Thiem. Intanto, superare agli ottavi Tiafoe per il numero cinque del mondo è stata una passeggiata. Quattro game concessi nel primo set, appena uno tra il secondo e il terzo in una volata senza storia di appena un’ora e 40 minuti.

È importante sottolineare però come il numero cinque del mondo cerchi costantemente di alzare l’asticella: “Avrei potuto servire meglio – analizza, sulla base dei sette ace -, c’è stato un momento della partita in cui le percentuali si sono abbassate. Non ha senso confrontare questa edizione con quella dello scorso anno, stiamo vivendo uno US Open che fa storia a sé non essendo stato preceduto dagli altri appuntamenti di una normale stagione“.

IL MIGLIOR NEMICOMedvedev ha vinto entrambi i precedenti con il connazionale nel circuito maggiore, sempre nei quarti di finale (Cincinnati e San Pietroburgo nel 2019). “Non ci sono molte somiglianze tra noi sul piano tattico – spiega quando gli viene sollecitato il confronto -, io tendo a preferire il gioco di contrattacco, attendendo le mosse dell’avversario per sfruttare le sue vulnerabilità. Andrey è diverso, cerca di dettare il gioco con i suoi colpi senza pensare a chi ha di fronte. Ci siamo sempre però stimolati l’uno con l’altro sin da quando eravamo Juniores, condividendo a vicenda il dispiacere per le sconfitte e la gioia per i successi. Il suo gioco è comunque migliorato molto nell’ultimo anno, credo possa raggiungere la top 10 e sarei molto felice per lui”.

Non banale, a questo punto, anche l’aspetto emotivo: “Affrontare un amico in una partita così importante è certamente una situazione particolarenon nega – ci conosciamo da quando avevamo otto anni. Sono dei meccanismi mentali che non si possono ignorare, ma dei quali poi ci si cerca di liberare una volta in campo“.

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