US Open, Brady sincera: "Ero molto nervosa. Avrei voluto il boato del pubblico". Osaka omaggia Floyd

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US Open, Brady sincera: “Ero molto nervosa. Avrei voluto il boato del pubblico”. Osaka omaggia Floyd

Giocare un quarto di finale Slam è una cosa, giocare una semifinale è ben altro. Lo sa bene la statunitense che scherza: “Temevo di farmela addosso in campo”. Ora l’ostacolo più grande, la campionessa del 2018 Naomi Osaka

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Jennifer Brady - US Open 2020 (via Twitter, @usopen)
 

Jennifer Brady e Naomi Osaka si giocheranno un posto nella finale dello US Open 2020. E se da un lato Naomi è ormai abituata a giocare partite di una certa importanza, lo stesso non si può dire per la statunitense, che scenderà in campo per la prima volta in una semifinale Major. Prima di martedì a dire il vero non aveva giocato nemmeno nei quarti, ma ha saputo gestire magistralmente la pressione, battendo in due set Yulia Putintseva. “Onestamente prima del match pensavo che me la sarei fatta nei pantaloni!“, ha ammesso scherzando in conferenza stampa. “Ero molto nervosa. Ho cercato di mantenere la calma e stare rilassata. Ho iniziato a sentire le gambe solo nel quarto game. Ho realizzato che continuavo a vincere il punto quando giocavo in modo aggressivo, perciò ho continuato così, giocando un punto alla volta”.

Quello di Jen Brady è un insegnamento universale rivolto a tutti gli sportivi, che prima o poi si troveranno davanti ostacoli mai affrontati prima e di cui temono la grandezza. A proposito, giocare sotto le scalinate completamente deserte dell’Arthur Ashe Stadium è abbastanza surreale: c’è chi si avvantaggia delle porte chiuse e chi invece preferirebbe il calore del pubblico. La numero 41 WTA si colloca circa metà strada: “È un po’ più facile quando non hai nessuno attorno, ma allo stesso tempo avrei voluto sentire il boato del pubblico dopo il match point. Sarebbe stata un’esperienza incredibile, ma di questi tempi sono solo contenta di essere qui fuori a competere”.

“Se guardo indietro, penso a tutte le volte che ho giocato tornei Challenger o perdevo al primo turno di qualificazione” ha continuato Brady. “Pensavo: ‘Ok, posso ancora riuscire ad arrivare in alto? Questo sport fa per me?’. Ho avuto tanti dubbi, tante domande in quel periodo. Non avevo pensieri positivi. Ma sono stata fortunata ad accettare tutto e andare avanti, continuare a giocare, ad allenarmi e a migliorare. E adesso sono qui”. Per lei che ancora non ha perso un set, ora arriva l’ostacolo più grande: Naomi Osaka, campionessa qui nel 2018 e probabilmente favorita numero uno alla vittoria finale quest’anno. La giapponese ha battuto due set a zero nei quarti l’amica di Jennifer, Shelby Rogers.

Naomi è scesa in campo indossando una mascherina che portava il nome di George Floyd, il ragazzo afroamericano soffocato e ucciso dalla polizia a Minneapolis quest’estate. È la quinta mascherina diversa della “collezione” portata dalla giapponese a Flushing Meadows. Ne ha sette, tutte con nomi diversi: nomi di afroamericani che hanno perso ingiustamente la vita negli ultimi anni, che vuole portare con sé in campo per dare un ancora un segnale forte nella lotta contro il razzismo: “Mi interessa che la gente si informi” ha detto Osaka a proposito degli obiettivi della sua bella iniziativa e dell’eredità che ci lasceranno la morte di Floyd e tutti gli eventi legati ad essa. “I giornali e i siti web spesso riportano solo un lato delle cose. Vorrei che ci si informasse di più prima di parlare di questi argomenti, o di qualunque altro argomento. Questo gesto è soprattutto per la sua famiglia”.

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