Non fate come Kyrgios: non sottovalutate Pablo Carreño Busta allo US Open

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Non fate come Kyrgios: non sottovalutate Pablo Carreño Busta allo US Open

Tra i quattro semifinalisti lo spagnolo è il meno titolato, ma a livello Slam non ha tanto da invidiare ai suoi avversari. Prima di sminuirlo, Kyrgios dovrebbe dare uno sguardo ai suoi risultati

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Pablo Carreño Busta - US Open 2020 (photo by Simon Bruty/USTA)
 

Le semifinali dei due tabelloni dello US Open 2020 hanno un tratto comune? In tanti potrebbero rispondere sì a questa domanda e potremmo essere parzialmente d’accordo anche noi. Per quale motivo? Beh, nel femminile abbiamo parlato ieri di Jennifer Brady, numero 41 del ranking (28 del seeding) alla prima semifinale Slam, che si è ritrovata attorno Serena Williams (23 Major), Azarenka e Osaka (due titoli Slam per parte). Nel maschile invece i quattro giocatori rimasti non hanno mai vinto un titolo a questi livelli, ma nonostante ciò si parla principalmente di Zverev, Thiem e Medvedev e Pablo Carreño Busta, che a differenza di Brady una semi Slam l’ha già giocata, viene erroneamente considerato un intruso.

A ingannare è probabilmente il ranking: lo spagnolo è una ventina di posizioni dietro i tre che hanno raggiunto come lui il penultimo atto del torneo, ma arrivati in queste fasi l’abitudine a giocare su determinati palcoscenici e con una certa pressione sulle spalle può fare la differenza tra una sconfitta e una vittoria. E a tal proposito, Carreño non parte battuto in partenza, almeno nella semifinale. Per Sascha Zverev è la seconda semi Slam della carriera, come lo è per lo spagnolo. Dall’altro lato invece Thiem giocherà la sua sesta, ma appena la seconda su cemento, mentre Medvedev ha raggiunto questa fase in un Major solo un anno fa, sempre a Flushing Meadows. Tuttavia non è da trascurare il fatto che sia il russo che l’austriaco hanno già preso parte a una finale Slam e tutti e tre hanno già vinto un trofeo Masters 1000. Ad ogni mod,o se si guardano le due sfide da questa prospettiva, il gap tra i tre top 10 e Carreño è abbastanza piccolo, di certo infinitamente inferiore rispetto a quello tra Brady e le altre tre campionesse.

Detto ciò, è comprensibile che l’attenzione sia rivolta a Dominic, Sascha e Daniil per un altro motivo. È da quattro anni ormai (Wawrinka allo US Open 2016) che non si vede un vincitore Slam diverso da Federer, Nadal o Djokovic e da allora si cerca un giovane in grado di interrompere il loro dominio. Vista l’assenza dei Big Three, non veder vincere uno tra Thiem, Zverev o Medvedev nemmeno stavolta porrebbe dei grossi dubbi sulle loro capacità di sostituirsi al trio che ha dominato l’ultimo decennio. Perciò anche mediaticamente Carreño Busta “tira” meno degli altri tre, ma non per questo va sottovalutato. Ci ha messo del suo anche Nick Kyrgios con i suoi tweet.

L’australiano da qualche giorno sta conducendo una crociata contro Carreno, tacciandolo come terraiolo “che senza il mattone tritato non sarebbe arrivato nemmeno vicino alla top 50”. “Deve essere piuttosto annoiato” ha commentato lo spagnolo e Nick alla vigilia delle semifinali ha risposto ancora, postando su Instagram i confronti diretti (conduce 2-0) con Carreno, dicendo che alla noia preferirebbe giocare lo US Open e batterlo ancora. Tuttavia l’australiano al massimo ha raggiunto due quarti di finale negli Slam, peraltro vecchi di oltre cinque anni. In più dimostra di non aver letto con la dovuta attenzione i risultati della carriera di Carreño Busta.

Pablo Carreño Busta – US Open 2020 (via Twitter, @usopen)

Usando la lente d’ingrandimento sulla carriera dello spagnolo, capiamo ancora meglio che la sua superficie preferita non è la terra battuta come dice Kyrgios, bensì il cemento outdoor. A 23 anni centra il primo discreto risultato in uno Slam, un terzo turno allo US Open nell’edizione 2014. Si ripete due anni dopo, sempre a Flushing Meadows e poi all’Australian Open 2017, quello che a tutti gli effetti è l’anno della sua esplosione definitiva. Bisogna attendere il Roland Garros 2017 per vederlo superare il secondo round nell’unico Slam su terra del calendario. Quell’anno si spinse fino ai quarti, dove fu costretto al ritiro contro Rafa Nadal. Non si spinse mai oltre sul rosso, cosa che invece gli è riuscita due volte sul duro, la prima alla fine di quell’estate.

A Flushing Meadows non perse neanche un set fino alla semifinale, la sua prima in un Major. Tuttavia ci riuscì superando ben quattro qualificati. King al primo turno, Norrie al secondo, Mahut al terzo e Denis Shapovalov in ottavi. Quest’anno ha battuto nuovamente il canadese, diventato nel frattempo un tennista ‘vero’, al termine di una durissima battaglia durata cinque set ai quarti di finale. Riguardando il tabellone dell’edizione 2017 è curioso vedere che il canadese (che qualche settimana prima si fece conoscere alla Rogers Cup, battendo Rafa Nadal) superò al primo turno Daniil Medvedev, abbastanza nettamente (7-5 6-1 6-2).

Proprio in relazione a Shapovalov, si può evidenziare come il canadese avesse battuto in quattro set Goffin prima di arrestarsi al cospetto di Carreño Busta. Due tennisti che presentano delle somiglianze, e rispetto al quale ‘Shapo’ è certamente più esplosivo: eppure, contro Goffin la rimonta gli è riuscita piuttosto agevolmente, mentre lo spagnolo gli ha imposto un 6-3 al quinto set. Interrogata sulla questione, è probabile che la maggioranza degli appassionati definirebbe Goffin un tennista più forte di Carreno Busta: quanto al rendimento negli Slam, però, il belga è arrivato tre volte ai quarti vincendo un solo set, Carreño (un anno più giovane) ha fatto lo stesso avanzando due volte in semifinale.

Qualche dato ci permette di chiudere definitivamente il discorso rispetto alla superficie d’elezione di Carreño Busta: in carriera ha vinto complessivamente 289 match su cemento, il 66% di quelli disputati. Invece su terra battuta sono 157 le vittorie su 257 partita, un ottimo 61%, ma piuttosto inferiore rispetto al record personale sul duro. E infine, anche i trofei confermano tale rapporto: tre li ha vinti su cemento (Winston-Salem 2016, Mosca – indoor – 2016 e Chengdu 2016) e uno su terra battuta (Estoril 2017). Adesso siete convinti del fatto che Carreno è tutt’altro che un intruso in queste semifinali?

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