Kvitova stoppata, Kenin va oltre l'ansia: è lei la seconda finalista del Roland Garros

Roland Garros

Kvitova stoppata, Kenin va oltre l’ansia: è lei la seconda finalista del Roland Garros

Petra sbaglia troppo e vanifica le affannose rimonte, Kenin è un muro. L’americana di Mosca nel 2020 è 16-1 negli Slam. Per lei settima finale in carriera, la seconda Slam, la prima sul rosso

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Sofia Kenin - Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)
 

Sarà Sofia Kenin a contendere la finale del Roland Garros 2020 a Iga Swiatek. L’americana di Mosca, ventidue anni non ancora compiuti, nella disgraziatissima annata della pandemia mondiale ha deciso di sbocciare nei tornei che contano per davvero, dimostrando, oltre a una certa frenesia comportamentale che talvolta le complica i percorsi – “non ti piace proprio vincere 6-1 6-0“, l’aveva sarcasticamente ammonita il padre-coach qualche giorno fa – una mentalità ferrea e difficilmente ossidabile. Con la vittoria agguantata su Petra Kvitova, Kenin ha aggiornato il proprio record annuale nei Major, sistemando il bilanciere su un sontuoso rapporto vittorie-sconfitte di sedici a uno: c’è di che leccarsi i baffi, tenendo anche conto del fatto che la numero 6 WTA sinora non aveva mai raggiunto nemmeno i quarti di un torneo sulla terra battuta.

Il viaggio di Petra sino al penultimo atto era stato immacolato, laddove Sofia aveva avuto bisogno di quattro terzi set su cinque partite per farsi largo, numeri che avevano indotto gli allibratori a indirizzare i famosi favori del pronostico dalle parti di Bilovec. Tuttavia è noto come nel tennis, e massime in quello femminile, i pronostici siano giochi d’azzardo ammantati dall’alea più alta, specie quando in campo c’è Petra ex Petrona, la cui etica ‘hit or miss’ è spesso spinta oltre ogni ragionevole parossismo.

La campionessa di Melbourne ha iniziato decisa, al solito fremendo per azzannare il punto e lo scambio successivo, beneficata peraltro dall’altalenante avvio di Kvitova, la quale, oltre ai canonici dodici errori non forzati, nel primo set ha sfregiato le proprie statistiche con dieci catastrofi dirette alla risposta rischiando più del rischiabile. Limpido come l’aria che per tutta la partita ha spazzato il Philippe Chatrier è però un fatto: quando gli azzardi di Petra rimangono nei confini del rettangolo di gioco, non c’è molto che l’avversaria possa fare. Così Kvitova è quasi risalita dal precoce uno a quattro iniziale, ma sulla palla del pareggio ha tirato in rete una risposta di dritto non impossibile e, chiamata a rispondere nel decimo game per restare nella partita, ha sprecato l’allettante zero-trenta in dote e la chance di far breccia nella tensione rivale, esplicitatasi pure in un brutto doppio fallo sul primo set point, arrivato appena prima di chiudere.

L’accoppiamento tra le due contendenti era particolarmente sfavorevole per Kvitova: abituata ad attaccare e a voler chiudere lo scambio prima di subito, ella si è trovata a malpartito contro una giocatrice mobilissima, che copre ottimamente il campo, difficile da mettere in difficoltà: un muro. Un muro dotato di raffinata intelligenza tennistica, nonostante la furia mimica e gestuale, oltre a una connaturata ansia, ogni tanto la facciano inciampare nelle proprie paure. Queste intime traversie, unite a una condotta di gara di Kvitova ora ripulita da qualche sciagura di troppo, hanno permesso alla bi-campionessa di Wimbledon di risalire dall’irremeabile baratro del 3-5 nel secondo set, fino all’inaspettato pareggio.

Petra Kvitova – Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)

Partita riaperta, si pensava, me Kenin è una dura mica per nulla: l‘undicesimo gioco, affrontato da rimontata, da sfavorita, da giovane gregaria del duo, costretta in risposta contro una delle migliori battitrici del circuito, avrebbe mandato ai matti chiunque: e invece nulla, break del 6-5 e braccia al cielo corroborate dall’ennesimo, fastidiosetto se possiamo permetterci, c’mon urlato al cielo della Ville Lumière, in coda al sesto game su sette ai vantaggi finito in suo favore, quello definitivo: parlavamo di forza mentale, se non sbaglio. E meno male che c’è la famosa ansia di mezzo.

Di pronostici ne abbiamo sbagliati a sufficienza, nel corso del Rolando più anomalo a memoria d’uomo, quindi la finale la guarderemo in relax, senza metaforiche bollette in mano. Per Kenin sarà la settima in carriera, finora ne ha vinte cinque su sei. Pericolosa, lacrime permettendo: anche se la Swiatek vista fin qui potrebbe rivelarsi una gatta da pelare di non poco conto.

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