Roland Garros femminile, quattro semifinaliste per caso? Podoroska sì, Swiatek meno

Roland Garros

Roland Garros femminile, quattro semifinaliste per caso? Podoroska sì, Swiatek meno

Da due anni a questa parte, pronosticare le prime quattro del Roland Garros è impresa proibitiva. Quest’anno tocca a Swiatek, Podoroska, Kvitova e Kenin

Pubblicato

il

Iga Swiatek - Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)
 

Non si arriva mai in semifinale di uno Slam per caso, reciterebbe un adagio condivisibile da tutti – se un po’ di scetticismo era rimasto sul conto di Carreno Busta, universalmente riconosciuto come ‘il semifinalista improbabile’, lo spagnolo ha fugato gran parte dei dubbi bissando la semifinale allo US Open (e per un soffio non è andato addirittura a giocarsi il titolo). Insomma, non si arriva mai in semifinale per caso, ma sfidiamo chiunque a dimostrarci che aveva pronosticato correttamente anche una sola delle otto semifinaliste delle ultime due edizioni del Roland Garros femminile.

Nel 2019 ci arrivarono Barty (vincitrice), Anisimova, Konta e Vondrousova (runner-up). Una sola terraiola, l’ultima, e tre giocatrici che sulla terra non avevano mai brillato – per usare un eufemismo. Prima di vincere il Roland Garros, Barty aveva raggiunto (e perso) una semifinale sul rosso; Konta aveva vinto le prime due della carriera nelle immediate vicinanze del torneo, a Rabat e Roma, dopo anni di completa allergia alla superficie.

Quest’anno la line-up è composta da Iga Swiatek, Nadia Podoroska, Sofia Kenin e Petra Kvitova. Anche qui, senza una palla di vetro non ci sarebbe stato verso di beccarne neanche una. Nell’ordine: una 19enne di buone speranze che lo scorso anno è stata brutalizzata da Halep agli ottavi, una qualificata che non era mai stata distante meno di 30 posizioni dalla top 100, una recente vincitrice Slam (in grossa crescita, è vero) che però ha subito un doppio bagel da Azarenka meno di un mese fa a Roma e una bi-campionessa Slam che per sollevare trofei sulla terra ha avuto bisogno dell’altura di Madrid, dell’indoor di Stoccarda o delle vibrazioni casalinghe di Praga. Oltre ad essere, notoriamente, una che sa complicarsi la vita con facilità persino superiore a quella con cui sotterra le avversarie di vincenti quando è in buona giornata.

Il freddo, i campi pesanti e le palline ‘che sembrano pietre’ hanno rimescolato ampiamente le carte, è vero, ed è altrettanto vero che al torneo non hanno partecipato ben quattro top 10 (tra cui la campionessa in carica Barty). Resta il fatto che in ognuno dei quattro spicchi del tabellone da cui sono emerse le semifinaliste c’erano almeno un paio di nomi più convincenti da proiettare in semifinale, per bookmaker e addetti ai lavori (sic!). Invece, ecco Iga, Nadia, Sofia e Petra.

IL MOTIVO – Siccome il motivo c’è sempre, ‘a volte nascosto e a volte intuitivo‘ come avrebbe detto l’Adriano nazionale (Panatta, perdonaci), cerchiamo di evidenziarlo. Partiamo con Iga Swiatek. Nel suo caso, è lecito attendersi che questo non rimarrà un exploit isolato perché i segnali della sua crescita, ancorché non dirompente come quella di certe coetanee, sono evidenti.

Iga è semplicemente brava a giocare a tennis, ed è particolarmente brava a farlo sulla terra battuta perché rispetto alle superfici rapide viene meno il dominio del bum bum senza criterio. O sei Jelena Ostapenko e vinci il Roland Garros tirando 200 vincenti in due settimane, o in qualche modo ti serve capire qualcosa della superficie – come ci si muove, come si utilizzano i tagli, perché la palla corta funziona e perché è fondamentale saper gestire energie, traiettorie, ritmi della partita. Iga sa fare tutto questo e in più ha personalità, non ha paura di niente e impara sempre dalle sconfitte. Non bocconi indigesti da ingurgitare e dimenticare, come uno sciroppo per la tosse amaro, bensì battute d’arresto da cui prendere sempre qualcosa. Così ha restituito ad Halep le legnate ricevute 16 mesi fa, oseremmo dire con gli interessi. Un passo alla volta è diventata una giocatrice vera, che sa dosare acceleratore e freno, che non è facile da affrontare perché non ha colpi dominanti ma al contempo non ha un punto debole evidente da attaccare. In sintesi: ci si attendeva Swiatek in semifinale quest’anno? No. Ci è arrivata per caso? Ancora (e più convintamente) no. E ha perso soltanto venti game, sinora.

Anche Nadia Podoroska sa il fatto suo sulla terra battuta e lo abbiamo già detto, parlando del suo approdo in semifinale da qualificata (prima nella storia del Roland Garros in Era Open): in effetti è strano che non avesse mai centrato risultati di rilievo sulla superficie prima d’ora. I colpi sono registrati perfettamente per rendere su questi campi, dalla capacità di gestire le rotazioni all’ampiezza dello swing, e la sua palla corta è davvero un fattore. Resta comunque una ragazza di 23 anni, giovane ma tennisticamente non di primissimo pelo, un po’ frenata dall’infortunio al polso destro che l’ha fermata per mezzo anno a cavallo tra 2017 e 2018 ma comunque mai capace di farsi notare ad alti livelli prima di queste due settimane: ecco, lei un po’ per caso ci è arrivata in semifinale. Brava a battere Putintseva al secondo turno, forse il vero snodo del suo torneo, ma prima della sfida a Svitolina (che su questi campi atroci non vale la top 10) ha dovuto confrontarsi con Minnen, Schmiedlova e Krejcikova nel settore di tabellone lasciato sguarnito da Azarenka e Serena. Non proprio Henin, Cibulkova e Navratilova, tanto per citarne tre della stessa nazionalità.

Nadia Podoroska – Roland Garros 2020 (via Twitter, @rolandgarros)

Anche il tabellone di Sofia Kenin è stato tutt’altro che proibitivo, ma nel suo caso è un privilegio meritato – trattandosi della quarta testa di serie del torneo. Nonostante questo ha dovuto fare ricorso ben quattro volte su cinque al terzo set, sforzo supplementare che il valore delle avversarie giustificava forse soltanto per ottavi e quarti, perché Fiona Ferro è una terraiola assai strutturata e Danielle Collins non vuoi affrontarla mai quando è in fiducia, su qualsiasi superficie, perché il suo colpo migliore è che non ti regala mai nulla, neanche al compleanno. Il fatto che Kenin sia giunta in semifinale è anche una derivazione delle grandi battaglie incrociate tra Sabalenka, Jabeur, Muguruza e Collins che hanno promosso ai quarti una giocatrice teoricamente scomoda da affrontare per Sofia (ci aveva perso due volte su tre, una quest’anno), ma un po’ svuotata di energie e mezza acciaccata.

Resta poi Petra Kvitova, che l’ha avuto assai bello – il tabellone. Dodin-Paolini-Fernandez-Zhang (le ultime tre non avevano mai giocato al Roland Garros il turno in cui si sono trovate di fronte Kvitova) sono oggettivamente un percorso non troppo accidentato per giungere al cospetto della maga Siegemund ai quarti, in grande spolvero ma frenata contro Petra da un problema alla schiena. Nessuno s’azzardi a lamentarsene, intendiamoci, perché Petra ha più di un credito con la fortuna – sarebbe più giusto si trattasse di finanziamento a fondo perduto, mittente la buona sorte e beneficiaria la mancina di Bilovec – ma è chiaro che l’asticella s’alzerà vertiginosamente contro Kenin, e non è detto che in questi casi aver sofferto poco nei turni precedenti sia un bene. Spesso è proprio la sofferenza a temprare le giocatrici che vincono gli Slam. Dalla parte di Kvitova sembra esserci una maggiore abitudine a queste temperature (‘credo che otto anni fa, quando ho giocato la prima semifinale qui, il meteo fosse simile‘ ha detto Petra), infatti l’abbiamo vista più spesso delle altre giocare smanicata, e una certa predisposizione a far viaggiare queste Wilson che qualcuno ha definito ‘buone nemmeno per i cani‘.

Tra buona sorte e casualità – perché un po’ di caso esiste per tutti, tranne per Nadal che sullo Chatrier non consente al caso neanche di sedersi sugli spalti – la situazione è più o meno questa. Dovesse servirvi qualche spunto per dialogare con l’amico del circolo per il quale ‘la WTA è tutta un casino, non si capisce niente e il livello è bassissimo‘ servitevi pure.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement