Nadal contro Djokovic, Parigi trova la super finale (Scanagatta). Nadal-Djokovic duello infinito (Crivelli, Mastroluca, Azzolini, Rossi). Sinner: "Sogno il numero 1". La Trevisan è già nel 2021 (Cocchi). Trevisan: "Prossimo obiettivo? Entrare tra le migliori 50" (Uccello)

Rassegna stampa

Nadal contro Djokovic, Parigi trova la super finale (Scanagatta). Nadal-Djokovic duello infinito (Crivelli, Mastroluca, Azzolini, Rossi). Sinner: “Sogno il numero 1”. La Trevisan è già nel 2021 (Cocchi). Trevisan: “Prossimo obiettivo? Entrare tra le migliori 50” (Uccello)

La rassegna stampa del 10 ottobre 2020

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Nadal contro Djokovic, Parigi trova la super finale (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Sarà Novak Djokovic contro Rafa Nadal, il n. 1 del mondo contro il n. 2, la finale di questo Roland Garros, la finale più attesa e più prestigiosa. Nadal ha battuto in 3 set l’argentino Schwartzman, ma il match ha comunque richiesto oltre tre ore. Anche Djokovic avrebbe potuto vincere in 3 set contro il greco Tsitsipas, se non avesse fallito un match-point sul 5-4 del terzo. Non aveva perso ancora un game di servizio, ma ne ha persi 3 di fila. E si è ritrovato prima al quarto set e poi al quinto perché nel quarto Tsitsipas gli ha annullato ben 10 palle-break. […] Rafa Nadal al Roland Garros aveva giocato 12 semifinali e le aveva vinte tutte, prima di trionfare anche in finale. La “rondine” argentina Schwartzman aveva battuto Nadal a Roma, dopo averci perso 10 volte consecutive. Nadal arriva a questa sua 13ma finale senza aver perso un set nell’intero torneo. Gli era già successo 5 volte. In tre occasioni non l’ha perso nemmeno in finale (2008, 2010 e 2012). Quest’anno chi è andato più vicino a strapparglielo è stato il nostro Jannik Sinner che nel primo set sul 5 pari lo aveva breakkato e sul 6-5 ha però giocato il peggio game della sua partita. Domani Rafa Nadal giocherà la finale n.13 contro quel Djokovic che vanta nei suoi confronti 29 vittorie contro 26 sconfitte, però negli Slam Nadal ha vinto 9 volte e perso 6. Djokovic è uno dei due giocatori che ha battuto Rafa a Parigi in 102 match. L’altro è lo svedese Soderling (2009). II serbo avrebbe potuto vincere in 3 set – se sul 5-4 del terzo non avesse commesso un errore sul matchpoint – ma anche in 4 set se avesse trasformato una delle 10 pallebreak conquistate. Oggi finale femminile fra la polacca Iga Swiatek (che non ha perso un set e dominato tutti i suoi incontri perdendo al massimo 5 games) e l’americana Sonia Kenin. Il pronostico è molto incerto. Nadal b.Schwartzman 63 63 76(0) (3h 09m) Djokovic b.Tsitsipas 63 62 57 46 61 (3 h e 54m) Su www.ubitennis.com videohighlights delle semifinali, cronache e interviste da Parigi

I soliti noti (Riccardo Crivelli, La Gazzetta dello Sport)

Ancora loro. Sempre loro. Fortissimamente loro. Scordatevi New York e l’abbozzo di rivoluzione dei leoni rampanti: Parigi torna terra di conquista dei giganti. Una finale Djokovic contro Nadal, ovvero Nole contro Rafa, l’episodio numero 56 della rivalità più corposa della storia del tennis. […] Fino al giudizio universale dell’anno prossimo, quando tutti e tre torneranno ad incrociare le lame, virus permettendo. Ma se il gaucho tascabile Schwartzman prova sulla sua pelle le bruciature della vendetta di Nadal dopo l’ebbrezza di Roma, quando lo aveva battuto per la prima volta su nove confronti, l’Apollo greco Tsitsipas lotta più di tre ore prima di arrendersi al solito spartito, mostrando la tempra e la mentalità del campione già arrivato, in quella che si iscrive tra le partite più belle dell’anno. Che battaglia Eppure Nole, dimenticati gli acciacchi della sfida con Carreño, per due set è un’iradiddio inarrestabile, furiosamente concentrato su una partita che domina in risposta, nelle manovre da fondo e nell’uso sapiente della palla corta dopo aver spinto Stefanos contro le transenne (alla fine otterrà 24 punti su 34 smorzate). Il match point sul 5-4 del terzo set per il numero uno del mondo sembra la logica conclusione di una lezione indimenticabile, ma dopo averlo annullato Tsitsi trova la linfa per rovesciare l’inerzia, forse memore di quel casuale incontro al torneo di Montecarlo del 2010, quando inciampò sul Djoker e da dodicenne in brodo di giuggiole gli chiese l’autografo proprio mentre papà Apostolos si concedeva una profezia a quei tempi quasi folle: «Novak, ricordati di lui: un giorno giocherà contro di te negli Slam». Così, strappato il servizio al rivale dopo 8 tentativi, il greco ritrova íl rovescio lungolinea e disegna favolosi dritti incrociati, fino al crollo eminentemente fisico del quinto set che regala a Djokovic il 37 successo stagionale (non ha mai perso quando è arrivato in fondo a una partita) e la quinta finale al Roland Garros, la terza contro Nadal (ci ha perso nel 2012 e nel 2014). Cioè il signore di questa terra: «Questa è casa sua — rammenta Nole — ma io ho la motivazione per vincere, l’ho già battuto qui nel 2015 (una delle due sconfitte di sempre di Rafa a Parigi insieme a quella con Söderling nel 2009, ndr), anche se giocare contro di lui sul rosso è la sfida più grande per un tennista. Che numeri Curiosamente il loro primo confronto diretto si giocò proprio nello Slam parigino addirittura nel 2006 e il mancino di Manacor, che aveva vinto il torneo l’anno prima e si sarebbe ripetuto qualche giorno dopo, sollevò un sopracciglio quando seppe che l’avversario, sconfitto per ritiro dopo aver perso i primi due set 6-4, aveva sostenuto che senza i guai alla schiena avrebbe potuto batterlo. In quella frase da sfrontato c’era però già l’essenza di Djokovic, la sua missione: non si sarebbe arreso al dominio dei due mostri (l’altro era Federer) che aveva davanti. Una tigna che continua a mettere in guardia Rafa, avanti nei testa a testa sulla terra (17-7) ma sotto in quelli generali (29-26): «Non posso prevedere l’avvenire, sarà una partita difficilissima perché lui è un avversario straordinario. E se non giocherò íl mio miglior tennis, passerò dei guai». Per dare la misura della loro grandezza, basti ricordare che a parte tre sfide nel round robin del Masters e un singolare di Coppa Davis, non si sono mai affrontati prima dei quarti in un qualsiasi torneo. Rafa è in finale senza perdere un set per la quinta volta in carriera e non ha lasciato scampo a Schwartzman, frantumato con il dritto lungolinea che aveva funzionato a sprazzi contro Sinner (fin qui, quello che lo ha messo più in difficoltà): «La differenza con Roma è che sono più preparato atleticamente». Nessun giocatore, donne comprese, ha mai vinto lo stesso torneo più di 12 volte, lui può arrivare a 13 al Roland Garros, lo Slam più difficile e più esigente per il fisico e la mente. Cose da superman. I supereroi sono di nuovo tra noi.

Nadal-Djokovic, la storia siete voi (Alessandro Mastroluca, Il Corriere dello Sport)

Nelle condizioni estreme, si misurano gli uomini straordinari. Nel Roland Garros freddo, piovoso e autunnale, dopo tante sorprese alla fine restano i due campioni fuori scala, Novak Djokovic e Rafa Nadal. Saranno loro, il numero 1 e il numero 2 del mondo, a sfidarsi per il titolo. Il serbo può diventare il primo tennista a vincere tutti e quattro gli Slam almeno due volte. Lo spagnolo può eguagliare il record di venti titoli nei major di Roger Federer. […] LE SEMIFINALI. In semifinale, Nadal ha superato Diego Schwartzman, che l’aveva sconfitto a Roma, 6-3 6-3 7-6(0). «Vincere partite così, essere riuscito ad aggredire con il dritto nei momenti difficili mi rende fiducioso e positivo – ha detto Nadal in conferenza stampa – Devo giocare in quel modo, ma per continuare a credere di poterlo fare dopo sei mesi di stop forzato, che per me non sono abituali, mi serve vincere match così. È importante vivere tutto il processo. Devi anche soffrire, non puoi pensare di raggiungere la finale del Roland Garros altrimenti». Djokovic deve lottare per quasi quattro ore contro Stefanos Tsitsipas, numero 6 del mondo. Avrebbe potuto chiudere in tre set, ha mancato un match point nel terzo poi comincia un’altra partita. Finisce 6-3 6-2 5-7 4-6 6-1. Per oltre due set, il greco mette in campo il meglio del suo tennis completo ed elegante. «Ho riscoperto di essere un lottatore» aveva detto nel corso del torneo. Spalle al muro, macina un punto dopo l’altro di altissima qualità in risposta e con il dritto. Accarezza la seconda rimonta del torneo e della carriera da uno svantaggio di due set. Djokovic moltiplica le palle corte per sfiancare l’avversario. Sembra incerto, ma quando il gioco si fa duro, batterlo è quasi impossibile. Nel quinto set a Tsitsipas mancano le gambe. RIVALITA’ RECORD. Comunque vada, la storia la scriverà uno fra Nadal e Djokovic. Lo spagnolo potrebbe raggiungere in finale le 100 vittorie in carriera al Roland Garros. E completare un’impresa senza precedenti nell’era Open, nemmeno nel singolare femminile: vincere uno stesso torneo per tredici volte. La finale, dunque, vale un’impresa da leggenda per i due campioni che si sono affrontati più di qualunque altra coppia di rivali nell’era Open. La finale del Roland Garros 2020 sarà infatti la loro sfida numero 56 in carriera. Il serbo è in vantaggio 16-11 nelle finali. Ma negli Slam è avanti Nadal, 9-6, grazie soprattutto ai sei successi in sette partite a Parigi. Che il grande spettacolo abbia inizio

Nadal-Djokovic, duello infinito (Daniele Azzolini, Tuttosport)

In tre ore e nove minuti, Rafa Nadal ha rimesso il mondo a posto. […] Quindici giorni fa, a Roma, Topolino Schwartzman gliel’aveva scompaginato, messo sotto sopra, ingarbugliandolo non poco per poi ricostruirlo a sua immagine e somiglianza. In quel nuovo tennis che ne era sorto, la prima regola diceva così: tutti i Pequeñi del mondo hanno diritto alla propria rivincita. E Topolino se l’era presa, svelto e convincente, finendo per mettere Rafa alla porta di Roma e muovere spedito verso la prima finale “1000” della sua carriera da ventottenne tascabile, sebbene motorizzato Abarth. […] E se Topolino ci avesse riprovato da capo? Eccome se ci ha provato, il piccolo Diego. Ma dalle parti del Bois de Boulogne, Rafa si circonda di certezze granitiche e si muove in una dimensione che lo avvolge come una corazza creata su misura per i suoi muscoli da culturista del tennis. Di fatto, il match ha subito imboccato sentieri più noti e tranquillizzanti per lo spagnolo, scortandolo alla tredicesima fìnale su questa terra di mattone che finora gli ha concesso 99 successi e appena 2 sconfitte. A un passo dalla vittoria numero 100, che potrebbe far saltare il banco del Roland Garros, consegnando a Rafa il tredicesimo successo su 13 finali e la vittoria numero 20 nello Slam, alla pari di Federer. In tutto questo Topolino ha fatto da sparring. Bonario e accomodante nel primo set, stizzoso ma alla fine accondiscendente nel secondo, furioso e non più disposto a concessioni nel terza È stato quest’ultimo il set più complicato per Rafa, rimontato più volte in una baruffa di break e controbreak (quattro consecutivi, addirittura), prima di un tir break nel quale lo spagnolo ha preso con facilità il comando delle operazioni senza più concedere un punto all’argentino. «Rispetto a Roma è cambiato lo scenario – ha spiegato Rafa -. Là giocavo il primo torneo dopo sei mesi ed ero a corto di buone abitudini. Non dico di averle ritrovate ma qui a Parigi ho giocato altri match che mi hanno permesso di crescere come livello. Contro Diego ho fatto le cose giuste. Basterà per la finale? Non credo. Sarà una di quelle giornate in cui non potrò permettermi di sbagliare nulla». Parlava di Djokovic? O di Tsltsipas? Probabilmente di tutte e due. Del resto, la disputa su chi dovesse fare da cavaliere a Rafa, nella giornata di gala, è andata avanti per un bel pò fra ribaltoni imprevisti che hanno cambiato il tracciato della seconda semifinale in quello di un’eruzione vulcanica. Ha vinto Noie, alla fine, perché meglio del greco sa cogliere le opportunità. Ne è sortito però un match di molti contrappunti, nel quale á un avvio tutto favorevole a Djokovic (nel punteggio, ma con Tsitsipas ben vivo negli scambi), ha fatto seguito un’improvvisa accelerazione del greco, nata secondo le migliori tradizioni da un match point fallito dal serbo sul 5-4 del terzo set. Tsitsipas da ll è ripartito per accaparrarsi il set e nel quarto Djokovic ha sfruttato solo una delle dieci palle break procurate, dando a Stefanos la possibilità di riagganciarlo. Così, la decisione è andata alla 5° partita che Tsitsipas non ha giocato, travolto da stanchezza ed emozioni. Noie e Rafa sono alla 56a replica di un match ormai entrato nella storia. Il Djoker è avanti 29-26 ma in finale a Parigi – ne hanno giocate due – non ha mai battuto Rafa

Per Rafa e Nole la rivoluzione può attendere (Paolo Rossi, La Repubblica)

Tutti e tre, insieme, fanno 106 anni. E anche se uno dei tre (Roger Federer) a Parigi non c’è, hanno ribadito ai giovani che la ricreazione è finita, che continuassero ad aspettare. Novak Djokovic e Rafael Nadal hanno ripristinato l’ordine: il titolo del Roland Garros sarà affare loro (ma Djokovic è stato costretto al 5° set). […] L’argentino Schwartzman (sconfitto da Nadal 6-3, 6-3, 7-6) e il greco Tsitsipas (ko con Djokovic 6-3, 6-2, 5-7, 4-6, 6-1) sono stati respinti, confermando la tesi che «essere un top player richiede costanza, determinazione e sacrificio per tutto l’anno. Non basta giocare bene un match, un torneo, un mese. Serve tutto l’anno per essere uno dei migliori» (Djokovic dixit). Rimandati e bocciati i giovani, rieccoci a loro due e alla loro rivalità. Djokovic e Nadal, uniti da quel non volersi piegare all’altro. Uno che insegue la vittoria in modo ossessivo. algido, distante. L’altro orgoglioso, tignoso, sanguigno. […] Ma c’è anche chi rifiuta il déjà vu, come Yannick Noah: «non lo guardo più. È sempre lo stesso. Non compro un biglietto per il cinema 50 volte per vedere lo stesso film». Gli oppositori dovranno farsene una ragione: quel grido di aiuto che urta: “Avanti i giovani, avanti un altro”, dovrà attendere. Lo garantisce ancora il serbo n. 1. «Difficile dire se c’è una generazione perduta. Effettivamente io, Rafa e Roger abbiamo vinto il 90% degli Slam negli ultimi 10-15 anni. Ma non lo so, è più un discorso mediatico, una attesa del pubblico: vuoi vedere ragazzi emergere, fare grandi cose, battere record, è normale: vedere il più giovane qualsiasi che arrivi tra i primi 100, poi 50 infine 10 e poi vederlo battere il numero 1 del mondo». Teorie. I fatti sono altri, e siamo alla vigilia di un match in cui c’è in ballo ben altro: l’aggancio ai 20 Slam (se vince Nadal), il doppio Carrier Slam (se vince Djokovic), 13 Roland Garros (se vince Nadal) e una leadership morale che nessuno riconosce all’altro: l’ultimo esempio? Se Djokovic avvia un’associazione, Nadal e Federer disapprovano apertamente. Eppure resta vera l’analisi di Djokovic: «Penso che la gente si emozioni e si appassioni solo se ci sono grandi rivalità ad animare questo sport. E l’essere diversi, e noi lo siamo: non c’è uno stile di gioco comune, eppure a modo nostro, sia col gioco che con la personalità, siamo tutti carismatici. Per il tennis è solo un bene». Resta solo il dubbio di Alexandre Dumas: ritrovandosi tra 20 anni, andrebbero a cena insieme?

Sinner: “Sogno il numero 1”. La Trevisan è già nel 2021 (Federica Cocchi, La Gazzetta dello Sport)

Ci hanno fatto sognare, tifare, soffrire a Parigi e ieri sono arrivati al Festival dello Sport per raccontare e raccontarsi.[…] Sinner, ospite insieme al suo tecnico Riccardo Piatti, ha raccontato le sue sensazioni nell’incontro con Rafa Nadal ai quarti di finale del Roland Garros. Maestro Rafa Un match che all’inizio sembrava potesse avere un esito diverso: «È vero, ho avuto tante chance, ho provato a chiudere nei primi due set ma non è così facile come sembra… C’era tanto vento, faceva freddo e davanti avevo un grande campione con tanta esperienza, che sa come giocare queste partite. Lui sa che io ho dei colpi che gli danno fastidio e lui ne ha che danno fastidio a me, solo che Rafa cambia tanto la tattica, ti fa giocare tanti match in uno solo». Dalla sconfitta, comunque, Jannik riesce sempre a trarre un insegnamento: «È un’esperienza che mi servirà per il futuro, quando spero che riuscirò a sfruttare meglio le possibilità che mi guadagno. Il lato positivo è che ho sbagliato i colpi, ma non le scelte di gioco e questo è importante». Non cede facilmente all’emozione l’altoatesino numero 46 al mondo, più giovane italiano di sempre nella top 50: «Dicono che sono un tipo freddo, ma non è proprio così. Dentro ho tante cose, forse la differenza rispetto agli altri è che non lo faccio tanto vedere». Si scatena solo nella partite di Fortnite o Fifa insieme agli amici; «E uno dei divertimenti che mi concedo quando ho un po’ di tempo libero. Ne approfitto e gioco online con loro, è un modo per stare insieme anche se a distanza, perché non li vedo quasi mai». Sacrifici Le rinunce sono tante quando punti in alto, e Jannik ha molto chiaro in testa l’obiettivo dei prossimi anni: «Penso che se si comincia a fare questo lavoro in modo serio, il sogno sia diventare numero uno al mondo. Non è detto che poi ci si riesca, ma io metterò tutto il lavoro necessario per arrivare e sul mio tennis non ho dubbi». Idee chiare e nessuna ipocrisia dunque: «Io farò di tutto per aiutare Jannik a raggiungere il suo obiettivo — ha detto Piatti —. Gli metto a disposizione tutto il mio tempo e le mie conoscenze, oltre a un team di professionisti. Investirò sul suo futuro e se fosse necessario cercherò anche altri professionisti in grado di portarlo così in alto». E chissà se una volta raggiunto l’obiettivo continuerà a incordarsi da solo le racchette: «Quando ero piccolo rompevo un sacco di corde. Alla sera spesso non avevo più racchette quando giocavo i Challenger, e allora ho chiesto a mio papà che mi regalasse una macchina incordatrice. Lui era titubante poi ha accettato, gli ho spiegato che fa parte del mio lavoro, come lui che fa lo chef quando cuoce la pasta deve saper anche fare il sugo!». Ancora adesso lo fa: «Anche se comincio a guadagnare, non significa che devo spendere soldi per cose che posso fare da solo». Futuro Martina Trevisan sta ancora realizzando quello che è successo nelle due settimane che hanno cambiato la sua carriera e in parte anche la vita. Ora tutto è diverso, da 83 al mondo: «Il mio team mi sta aiutando a capire che questo non è successo per caso, non è un sogno, ma è un risultato ottenuto con fatica, lavoro e tenacia. Peccato che adesso sia praticamente finita la stagione e non ci siano tornei. Mi concentrerò sulla preparazione della prossima stagione, che inizierà naturalmente dall’Australia». Incredula ma felice per tutto l’affetto ricevuto e per le opportunità che questa posizione in classifica le concederà: «Certo potrò fare tornei più prestigiosi ma devo ancora lavorare. Soprattutto sul servizio. E sul mio fidanzato, che adesso mi avrà molto meno a casa…». Ma va bene così

Trevisan: “Prossimo obiettivo? Entrare tra le migliori 50?” (Luca Uccello, Tuttosport)

Il Roland Garros è solo l’inizio. A Parigi sui quei campi umidi, con quelle palline che saltavano di meno, non giravano come volevano lei è nata Martina Trevisan. […] Felice, sorridente, l’abbiamo incontrata a Milano, nello show-room di Le Coq Sportif, il suo sponsor tecnico. Inutile dire che Martina ha vissuto «venti giorni intensi, indimenticabili, pieni». Giorni dove »ho vissuto un’emozione incredibile, è stato bellissimo. Ancora oggi non riesco a realizzare quello che è successo». Non si sarà mica montata la testa ora? Martina non è cambiata, forse ha solo più fiducia in se stessa, ha più consapevolezza perché arrivare fino ai quarti di finale in un grande Slam, battere chi ho battuto, è un sogno che si avvera…». Si sarebbe mai immaginato da ragazzina di arrivare a giocare un Roland Garros così? «Quand’ero piccola, a 10-12 si mi immaginavo di giocare questi tornei e anche di vincerli. Poi mi sono fermata per qualche anno ma quando ho ricominciato a giocare, ho iniziato anche a sognare. Era una cosa che avrei desiderato…». Ha pensato mai di farcela, arrivare in finale? «Partita dopo partita non mi sono accontentata, ho cercato di rimanere concentrata, di non sentirmi realizzata o appagata del risultato però la Swiatek è stata più brava ed ha vinto». Cosa ricorda di quel periodo dove stava male, dove soffriva di anoressia e aveva deciso di fermarsi? «Ricordo tutto, è successo non tanto tempo fa. Ricordo ogni cosa di quei momenti difficili. Mi ha lasciato tanta sofferenza, un periodo cupo, grigio per me. Mi ha lasciato delle ferite che solo lavorando su me stessa sono riuscita a ricucire. Ferite che rimarranno sempre nella mia vita, sulla mia pelle. Alle volte potranno riaprirsi, stuzzicare un po ma ora so che sono ferite chiuse…». Ha avuta paura di mettere da parte la racchetta? «Forse i primi due anni. Mi mancava lo stimolo di giocare a tennis. Non mi interessava questo mondo, avevo il rigetto dell’ambiente. Poi da quando ho ripreso a vivere, sentivo che avrei ripreso anche il tennis, la mia vita professionistica». Cosa si sente di dire a quelle persone che stanno passando quello che lei ha già vissuto? «Che anche quando il mondo sembra caderti addosso e si fanno la domanda perché è successo a me, cosa ho fatto di male per sentirmi così non bisogna mai lasciarsi andare del tutta Ma da soli non d si riesce. Il consiglio è provare a sforzarsi, di farsi aiutare. L’aiuto si rifiuta, si crede a farcela da sola, si crede di essere dei vincenti. E invece no, c’è bisogno di qualcuno che ti vuole bene…». E’ arrivata per la prima volta nella top 100, quale è il suo prossimo obiettivo? «Il prossimo obiettivo è quello di poter entrare nel top 50. So che per riuscirci dovrò continuare a lavorare duro, solo così potrò realizzare tutti i miei obiettivi, tutti i miei sogni». Quali sono i suoi modelli? «Flavia Pennetta è sempre stata fonte d’ispirazione dentro e fuori del campa Negli uomini ci sono Rafa e Roger. Mi spiace per Novak..». E Sinner? «Mi ha colpito come persona fuori dal campo, è molto educata Come giocatore mi piace come colpisce la palla». Se avesse la bacchetta magica in che cosa migliorerebbe Martina? «Sto lavorando sul servizio, gli angoli e le percentuali di prime…».

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