Felicità Swiatek: "Nel tennis la psicologia è decisiva. Ma non paragonatemi a Radwanska"

Interviste

Felicità Swiatek: “Nel tennis la psicologia è decisiva. Ma non paragonatemi a Radwanska”

19 anni, Iga Swiatek ha vinto il Roland Garros lasciando solo 28 game alle avversarie. “So che non ci sono limiti. Anche se sei giovane e non hai i favori del pronostico, il tennis ti dà sempre una possibilità”

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Iga Swiatek con il trofeo del Roland Garros 2020 (foto Twitter @rolandgarros)
 

1997-1997-1996-1991-2000-1998-1997-2001. Questa è la progressione dell’anno di nascita delle giocatrici che hanno vinto gli ultimi otto Slam femminili, partendo dallo US Open 2018 vinto da Naomi Osaka fino a giungere al Roland Garros 2020 vinto – anzi, dominato – dalla 19enne Iga Swiatek. Un successo tanto inaspettato quanto cristallino per come è maturato sul campo, dove la giocatrice polacca non ha perso alcun set lasciando per strada appena 28 game (ottava miglior prestazione Slam di sempre), nonostante le sia toccato affrontare la numero 1 e la numero 4 del seeding, rispettivamente Halep e Kenin – sconfitta in finale.

Vi proponiamo di seguito la traduzione integrale della conferenza stampa della neo-campionessa Slam.


D: A non molte persone succede di essere la prima nel suo paese a raggiungere un traguardo. Che cosa significa per te essere la prima vincitrice polacca di un torneo dello Slam?
IGA SWIATEK: Sono orgogliosa di me stessa. So di aver fatto un gran lavoro in queste due settimane. Non mi aspettavo di vincere il trofeo. Ovviamente è qualcosa di meraviglioso per me. È un’esperienza che ti cambia la vita. Sì, ho una certa sensazione di aver fatto la storia. Ma penso che comunque Radwanska abbia fatto lo stesso, giocando ai massimi livelli per 12 anni circa, non so neanche quanti di preciso. So che ci saranno un mucchio di persone che ci metteranno a confronto. Ma penso che lei sia ancora la miglior giocatrice polacca. Devo essere costante ad alti livelli per i prossimi anni per avvicinarmi a lei.

Hai detto che eri stressata oggi, ma non lo sei sembrata molto. Mi chiedo, come riesci a nascondere lo stress?
Beh, penso che chiunque giochi una finale Slam senta lo stress. Sapevo che anche Sofia non ne sarebbe stata indenne, perché non è una macchina. Ero consapevole del fatto che entrambe avremmo potuto fare fatica e che probabilmente non avremmo giocato il nostro miglior tennis, perché è difficile farlo quando c’è così tanta pressione. Ma ho fatto semplicemente quel che avevo fatto nei turni precedenti. Mi sono concentrata sulla tecnica e sulla tattica. Ho provato a sbarazzarmi delle aspettative, a concentrarmi semplicemente sul colpire una pallina dopo l’altra. Provando a fregarmene dell’esito finale. Insomma, quel che ho provato a fare è eliminare le mie aspettative.

Hai parlato in passato a Naomi Osaka o lo farai in futuro, chiedendole di come si convive con la fama che arriverà da ora in poi? Credo che la tua vita cambierà in modo significativo dopo la vittoria di oggi.
Vero. Non saprei cosa dire ora, devo prima tornare in Polonia e vedere cosa succede. So che sarà pazzesco. Ma credo che presto o tardi mi ci abituerò, e che non sarà un problema. Non ho mai avuto problemi con le attenzioni della gente su di me. Anzi, ho davvero apprezzato il supporto che ho ricevuto durante questo torneo. Anche se non sono stata molto dietro al telefono e non ho risposto a tutti. So che tutto il mio Paese è stato con me e che tutti credevano nelle mie possibilità.

Hai detto di aver avvertito un po’ di pressione. Pensi che questa diminuisca per il fatto che non c’è tanta gente allo stadio?
Beh, l’intero torneo ha risentito molto di questo, senza dubbio. Non so come avrei reagito se lo stadio fosse stato pieno di tifosi. Vedremo cosa succederà se arriverò a giocare di nuovo la finale di uno Slam, ma in uno stadio pieno. Sicuramente è qualcosa che cambia molto le cose, ma nei tornei in America mi sono abituata a giocare senza pubblico. E in quei tornei comunque la pressione era restituita dal fatto che mancavano diverse giocatrici forti e questo alzava le aspettative. In generale, credo comunque di saper gestire uno stadio pieno, perché solitamente i tifosi mi danno adrenalina. Non sono molto preoccupata da questo.

Ti sei molto concentrata sull’aspetto mentale del tennis. Quale è stato l’input di Daria (Abramowicz, la sua psicologa, ndr)? Quale è stata l’ultima cosa che ti ha detto oggi prima che entrassi in campo?
Mi ha semplicemente detto di fare le stesse cose di sempre. Di mantenere la mia routine quotidiana, poiché nelle due settimane qui ho giocato molto bene. E di pensare che l’importante era la prestazione, ancora più del risultato.

Dopo la semifinale, parlando della finale, hai detto: non mi importa se riuscirò a vincere o meno. Intendevi davvero questo?
Per me vincere contro Halep è stato talmente pazzesco che dopo quella vittoria questo, per me, era già il torneo della vita. Davvero, non avevo questo tipo di aspettative. Sapevo che la finale sarebbe stata dura. Non volevo avere troppa ansia, quindi ho ripetuto a me stessa che non mi importava granché e ho provato a crederci. Ho provato anche a godermi il momento, a non pensare in modo forsennato alla vittoria. Mi sono semplicemente concentrata sul continuare a fare le mie cose perché i risultati sono una conseguenza del lavoro che faccio ogni minuto.

Dopo la partita, durante il discorso sei stata molto composta. Ti sei sciolta un po’ solo quando hai iniziato a parlare di tuo padre. Lì ti sei emozionata. Perché?
Beh, so che il mio discorso non è stato granché. Sostanzialmente, non sapevo cosa dire. Avevo un po’ di casino nella mia testa. Poi ho iniziato a parlare di mio padre in polacco, che per me era più facile. Lui ha fatto così tanto lavoro per aiutare me e mia sorella a fare le cose che amiamo. Ha dato tutto per noi ed è difficile per me descrivere i miei sentimenti a riguardo.

Sono vecchio abbastanza da aver visto Steffi Graf vincere una partita al Roland Garros quando aveva 13 anni sul campo 3, che non esiste più. Allora ci accorgemmo che aveva un grande potenziale, un fantastico diritto. Ma il rovescio non era all’altezza, in quel momento. Tu invece non hai punti deboli. Hai un gran rovescio lungolinea, un gran diritto, hai giocato due o tre palle corte incredibili, a rete sei forte. Ti chiedo, quali sono i tuoi margini di miglioramento? E anche se capisco che hai uno sponsor, mi piacerebbe molto guardarti negli occhi, che sono coperti dal cappellino…
Sì, lo so. Scusami. Ma sono abituata a vestire cappellini. Ad averlo in testa mi sento più comoda. Per il resto, sento di poter fare progressi in quasi tutto perché ho solo 19 anni. So che il mio gioco non è perfetto. E la sfida più grande per me è essere costante. Questa è la difficoltà principale per le tenniste di alto livello ed è per questo che abbiamo tante vincitrici diverse di Slam a differenza di quanto accade nel tennis maschile, dove Federer, Nadal e Djokovic sono costanti da anni. Ecco perché il mio obiettivo è essere continua nei risultati. Sarà molto dura riuscirci. Ma ora come ora penso solo a godermi il momento. Penserò ai miei obiettivi futuri tra qualche giorno.

Se sei riuscita a dare un’occhiata al telefono sono sicuro che avrai visto un sacco di messaggi. Volevo sapere se ce n’è uno, a parte quelli che hai ricevuto dalla tua famiglia, che risalta in modo particolare, che sia particolarmente bello.
Difficile da dire perché non li ho ancora letti tutti. Non ho ancora avuto il tempo, quindi non posso rispondere in maniera esaustiva. Per ora ho solo visto i messaggi della famiglia e dei miei amici più stretti. Le persone più importanti, poi, sono qui con me, e ho parlato con loro tutto il tempo dopo la partita.

Un sacco di giocatrici che hai incontrato in questo torneo hanno parlato di quanto sia diverso il tuo stile di gioco, di quanto particolare sia il tuo diritto in top spin. Pensi che quello che fai sul campo sia diverso da quel che fanno le altre giocatrici? Pensi di essere una tennista unica nel tuo stile?
Sai, è difficile dirlo dal mio punto di vista. Se potessi giocare contro me stessa potrei dirtelo. Ma, comunque, so che il mio diritto può essere pericoloso. L’ho sempre giocato in questo modo e mi piace dare questo spin. Voglio dire, seguo molto il mio istinto. E penso che questo mi aiuti molto. Però è difficile per me dire se il mio gioco sia così diverso da quello delle altre.

Com’è essere parte di questa nuova ondata di campionesse Slam? Hai tratto ispirazione dalle giocatrici giovane che ce l’hanno fatta di recente?
Di sicuro ho tratto ispirazione. So che non ci sono limiti. Anche se sei giovane e non hai i favori del pronostico, il tennis ti dà sempre una possibilità. Ogni tanto mi sono trovata a sognare di vincere un torneo dello Slam. Poi tornavo sulla terra e lo sentivo come qualcosa molto distante. Ora sono qui e sono una campionessa Slam, incredibile (sorridendo, ndr). Nella vita ti poni obiettivi ambiziosi, ma sai che ci sarà veramente tanto da lavorare per raggiungerli. Poi dopo due settimane di grandi partite ti ritrovi ad aver già raggiunto questi obiettivi. Pazzesco. Penso di aver bisogno di qualche tempo per realizzare quello che ho fatto e dunque fare commenti più precisi.

Il tennis è uno sport molto mentale. Hai già parlato del ruolo della psicologia. Bianca Andreescu usa anche lei la meditazione. Puoi spiegarci qualcos’altro? Usi tecniche come la visualizzazione fuori e dentro il campo?
Sì, uso la visualizzazione. Medito, specialmente durante i cambi di campo nei match. Ma non so che cosa intendesse Bianca perché molti meditano in momenti diversi, per esempio prima di dormire. Vorrei provarci anche io, ma non riesco a essere costante. Però faccio tutto quello che la mia psicologa mi dice di fare. Di sicuro il grosso del lavoro è in campo. Ogni tanto lei mi dice ridendo che sarebbe felice se facessi nei match il 30% di quel che faccio in allenamento. In generale, credo che la psicologia abbia un grande ruolo nello sport moderno. Percepisco una grande differenza quando sono mentalmente preparata a reggere la fatica e lo stress rispetto a quando non lo sono. Questo è il motivo per cui ogni tanto perdo al primo turno e ogni tanto vinco un torneo. Il mio prossimo obiettivo è essere costante ed utilizzare le mie capacità mentali in ogni occasione. Anche se è uno sforzo non indifferente.

Traduzione a cura di Gianluca Sartori

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