A Parigi le mille volte di Nadal. "E non voglio fermarmi qui"

Numeri

A Parigi le mille volte di Nadal. “E non voglio fermarmi qui”

Il successo di Bercy contro Feliciano Lopez ha proiettato il maiorchino in una nuova dimensione da record, condivisa con Connors, Lendl e Federer. Lo zio Toni: “Ha più desiderio di vincere degli altri”

Pubblicato

il

Rafa Nadal - Bercy 2020 (via Twitter, @atptour)
 

I numeri si sono presi la scena, in una serata in cui il grande sport ha accarezzato l’Europa, distraendola per qualche ora dall’acuirsi dei problemi più seri. I mille successi ATP di Rafael Nadal, a 34 anni, sono arrivati mentre in Belgio il ventenne Erling Haaland toccava quota 14 gol in Champions League in sole 11 partite giocate. Per arrivare allo stesso bottino, Messi ce ne ha messe 28, Cristiano Ronaldo 51. Da un fenomeno di precocità – chiamato a confermarsi nel tempo – a uno di costanza. Su livelli spaziali. Sono pochissimi i soci di un circolo esclusivo: prima di Nadal, quota mille è stata toccata da Jimmy Connors e Ivan Lendl, oltre che da Roger Federer da poco raggiunto a quota 20 Slam. Lo spagnolo ci è arrivato però con una percentuale da primato: le sue sole 201 sconfitte lo proiettano all’83,2% di successi. Nessuno meglio di lui.

Apri il post su Instagram

OBIETTIVO 1001 – “È stato molto complicato – ha raccontato dopo il successo sull’amico Feliciano Lopez, sul cemento mai troppo amico di Bercy -, da tanto tempo non giocavo su questa superficie, poi indoor e contro un ottimo battitore come Feliciano. Però mi sento molto più soddisfatto quando porto a casa match difficili e combattuti rispetto a quando li chiudo con un doppio 6-3“. Senza questo spirito, difficilmente si sarebbe spinto così in alto. “Aver toccato quota mille vittorie mi fa una certa impressione – il commento dopo la composta celebrazione sul campo -, peccato mancasse il pubblico. Ringrazio la mia famiglia, il mio team e tutti quelli che mi hanno accompagnato in questo lungo percorso. Ma non possiamo fermarci, è ora di concentrarci sulla vittoria numero 1001“. Desiderio che dovrà trovare un riscontro nell’incrocio del secondo turno con Jordan Thompson, stranamente inedito.

Di fronte al problema (o presunto tale), emerge sempre la voglia di risolverlo. Nadal non ha mai vinto sulla riva non terraiola della Senna, ma non se lo preclude. “Tante volte nella mia carriera mi sono sentito a mio agio su questa superficie, penso per esempio alle Finals di Coppa Davis a Madrid. Anche qui a Bercy l’anno scorso stavo giocando alla grande – racconta – poi mi sono dovuto arrendere prima della semifinale per il problema agli addominali. Se sto bene fisicamente, penso di poter far bene. Il mio servizio funziona meglio oggi rispetto a qualche anno fa e può essere di grande aiuto su questi campi“.

Ben più di “qualche anno fa”, invece, è iniziata la corsa verso la quadrupla cifra. Il contatore della macchina del tempo è posizionato sul 2002, ATP 250 della sua Maiorca, dove il giovanissimo Rafa (15 anni e due mesi) riuscì a battere a sorpresa il paraguaiano Ramon Delgado. Le varie ricorrenze a tre cifre, da allora a oggi, si sono celebrate a ogni latitudine e su ogni superficie. Il Roland Garros rimane il giardino di casa, certo. Ma ha vinto ovunque.

IL PICCOLO GRANDE RAFAEL – Nella gran parte del percorso, prima di affiancarsi negli ultimi anni a Carlos Moya, Nadal ha avuto al suo fianco lo zio Toni. Sul campo al momento della vittoria numero uno, sul divano a spingerlo verso la millesima. “Di quel ragazzino di nemmeno sedici anni – ha raccontato a La Gazzetta dello Sport – oggi rimane la voglia di lottare, di dare sempre il massimo. Tutti i giocatori vogliono vincere, ma ce la fa solo chi dei due in campo ne ha più desiderio. E mio nipote questo ce l’ha ancora. Fin da bambino gli ho detto sempre di impegnarsi al massimo in allenamento, di colpire la palla al meglio possibile. Ma buttarla di là senza sentimento. Perché se ti impegni tanto in allenamento riesci ad alzare il tuo livello al massimo anche in gara”.

Non è chiaramente nei programmi rincorrere il record assoluto, quello delle (sostanzialmente) irraggiungibili 1274 vittorie di Jimmy Connors. “Per arrivare oltre le 1200 bisogna giocare tantissimi tornei, anche quelli meno importanti – conclude zio Toni -. E Rafael (lo chiama così, mai Rafa, ndr) ormai gioca quasi esclusivamente i 1000 e gli Slam. E in quelli può vincere ancora, specie al Roland Garros. Però occhio ai giovani come Tsitsipas e Sinner, tra poco tocca a loro”. L’investitura è pesante.

Continua a leggere
Commenti
Advertisement

⚠️ Warning, la newsletter di Ubitennis

Iscriviti a WARNING ⚠️

La nostra newsletter, divertente, arriva ogni venerdì ed è scritta con tanta competenza ed ironia. Privacy Policy.

 

Advertisement
Advertisement
Advertisement