Gaudenzi sorride: "Se penso alla situazione in cui eravamo, abbiamo fatto un buon lavoro"

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Gaudenzi sorride: “Se penso alla situazione in cui eravamo, abbiamo fatto un buon lavoro”

Il boss della ATP ‘bacchetta’ ancora i tennisti ribelli: “Le divisioni fanno il male di questo sport. Ci riuniremo a fine novembre”. Il 2021 sarà ancora un anno ‘duro’. La fusione con la WTA? “Ne stiamo parlando”

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Anno peggiore per prendere la guida della ATP non poteva proprio sceglierlo Andrea Gaudenzi, romagnolo classe 1973, best ranking di n.18 del mondo raggiunto a metà degli anni novanta. La pandemia di COVID-19 ha sconquassato il tennis professionistico internazionale, che necessita di continui spostamenti da un punto all’altro del pianeta terra dei suoi protagonisti, ovvero i giocatori, dei loro team, e di tutto quello che serve per organizzare i tornei. Non per nulla il circuito maschile e quello femminile si sono dovuti fermare per tanti mesi, oltre cinque, da marzo a metà agosto, un break più lungo rispetto a quello di altri sport come il calcio. Alla fine due dei tre Slam, Roland Garros e US Open, che rimanevano sono stati disputati e l’ATP riuscirà a salvare le Finals di Londra. Un bilancio positivo in questa situazione secondo Gaudenzi. 

“Nessuno poteva immaginare quello che sarebbe successo in tutto il mondo. Ci siamo scontrati con una situazione assolutamente inedita. Siamo stati costretti a stilare un protocollo per il Covid, creare un fondo per sostenere i giocatori e improvvisare un nuovo calendario anche in funzione dell’evoluzione della crisi sanitaria”, ha dichiarato da Parigi-Bercy l’ex tennista azzurro, intervistato dal quotidiano francese ‘Le Figaro’. “Il calendario non è stato perfetto, i giocatori non hanno ancora ricevuto tutte le compensazioni, ma le Finals di Londra si terranno regolarmente e siamo riusciti a salvare una bella parte di stagione. Se penso alla situazione in cui eravamo e alla sfida per il nostro sport, penso che abbiamo fatto un buon lavoro”. 

Con la pandemia che non accenna ad arretrare, e che, anzi, con l’arrivo del freddo è tornata a mietere contagiati e vittime in Europa, la situazione si prospetta tutt’altro che rosea per la prossima stagione. Considerata l’emergenza sanitaria e la difficoltà di ottenere introiti a causa delle limitazioni riguardo al numero degli spettatori, organizzare i tornei potrebbe essere insostenibile economicamente in tanti casi. Gaudenzi non nasconde le difficoltà. “La priorità è che i tornei possano avere luogo. È complesso perché hanno già perso tanti soldi e sarà ancora peggio se la pandemia va avanti per un secondo anno”, ha spiegato. “Il 2021 sarà altrettanto duro. Bisogna restare positivi. Abbiamo delle basi solide. Il fatto che lo US Open e il Roland Garros si siano giocati ha permesso all’economia del tennis di funzionare, di aiutare i tornei più piccoli e ai giocatori di vivere del loro lavoro. Si lavora perché la maggior parte dei tornei si possano tenere in sicurezza. Si spera di avere più spettatori negli spalti ma non dipende da noi”.

Come se non bastasse, a far piovere sul bagnato, è arrivata a fine agosto la decisione del n.1 del mondo Novak Djokovic e di una trentina di altri giocatori nei piani alti della classifica di formare un’associazione nuova, chiamata Professional Tennis Player Association (PTPA), che tuteli meglio i loro interessi. Le recriminazioni dei tennisti, interessati ad ottenere una quota maggiore dei profitti dei tornei, esistevano da tempo e hanno addirittura portato alla mancata conferma del predecessore di Gaudenzi, il britannico Chris Kermode. Si sono tuttavia esacerbate durante lo stop del circuito, anche a causa di un atteggiamento della ATP ritenuto troppo passivo da parte dei giocatori ribelli.

Novak Djokovic – US Open 2020 (courtesy of USTA)

“È stato un periodo molto complicato per i giocatori. C’era frustrazione. Sono stato io stesso un giocatore e capisco il loro stato d’animo. Abbiamo ascoltato le loro lamentele. Ci riuniremo insieme a fine novembre e dicembre per discutere”, ha proseguito il Chairman della ATP. “Ma è l’ora dell’unità non dei conflitti. Combatterci non porta a nulla e ci perdono tutti. I tornei hanno bisogno dei giocatori e i giocatori hanno bisogno dei tornei. Non si potrà riuscire a fare i cambiamenti necessari se ci sono delle divisioni. Ci dobbiamo battere insieme per difendere l’interesse del tennis”. L’invito chiaro è quello di rientrare all’ovile o, per lo meno, non creare ulteriori ostacoli nella progettazione di un futuro prossimo dalle tinte fosche. 

Anche perché di istituzioni nel tennis ce ne sono forse già troppe. Tanto che si parla sempre più insistentemente di una fusione tra ATP e WTA. “Le discussioni sono in corso. C’è un chiaro problema di governance nel nostro sport. Abbiamo delle organizzazioni diverse ma dobbiamo lavorare insieme”, ha detto a riguardo Gaudenzi.

Tuttavia, il suo principale obiettivo attuale rimane quello di vendere il meglio possibile il prodotto che ha, piuttosto che cambiarlo. Rendere il tennis più appetibile, soprattutto ai giovani, che ormai hanno abbandonato la televisione tradizionali in favore dei social e delle piattaforme di streaming. “Dobbiamo concentrarci sui fan e il nostro pubblico. Il tennis dipende ancora troppo dai biglietti venduti. Bisogna incrementare gli introiti derivanti dai diritti televisivi e media”, ha affermato. “Le nuove generazioni hanno preso l’abitudine di guardare il tennis sulle piattaforme, in una maniera diversa. Oggi il 50 per cento di quelli che guardano il tennis guardano gli highlights. Ci dobbiamo evolvere dal punto di vista tecnologico e sviluppare contenuti più incentrati sui fan”. 

Gaudenzi, insomma, al momento è un marinaio che cerca di guidare una nave in mezzo alla tempesta. Ma pare non abbia nessuna intenzione di naufragare prima di arrivare in porto. 

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