Djokovic-Thiem, Nadal-Medvedev. Londra sceglie il supereroe tra i fantastici 4 (Crivelli). Luciano Darderi, dalla capitale alle ATP finals (Terracina)

Rassegna stampa

Djokovic-Thiem, Nadal-Medvedev. Londra sceglie il supereroe tra i fantastici 4 (Crivelli). Luciano Darderi, dalla capitale alle ATP finals (Terracina)

La rassegna stampa di sabato 21 novembre 2020

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Djokovic-Thiem, Nadal-Medvedev. Londra sceglie il supereroe tra i fantastici 4 (Riccardo Crivelli, Gazzetta dello Sport)

Musica, Maestri. La stagione più complessa e contorta di sempre, stravolta nel calendario e nelle emozioni da una terribile e imprevedibile pandemia, offrirà un concerto di chiusura con gli interpreti migliori: i primi quattro giocatori del mondo. […] Non accadeva dal 2004 che le semifinali del Masters mettessero insieme i protagonisti dal numero uno al numero quattro del ranking: allora si trattava di Federer, Roddick, Hewitt e Safin, con il trionfo del Divino svizzero. Quest’anno, all’appello, mancava ancora e soltanto il primo violino, Novak Djokovic, attorcigliato intorno alle sue preoccupazioni extracampo (la battaglia politica contro l’Atp) che lo avevano improvvisamente prosciugato contro Medvedev. La sfida da dentro o fuori con Zverev, del resto, è soprattutto psicologica, perché anche il tedesco si porta nello spogliatoio i fantasmi di un periodo nero, tra le accuse di violenze domestiche dell’ex fidanzata e una paternità problematica. Infatti Sascha esce dai blocchi con il braccio congelato, palesando una volta di più la difficoltà maggiore di questa settimana, il controllo della seconda di servizio, un chiaro sintomo di confusione tecnica e mentale. […] Alla fine, uno Zverev comunque discreto collezionerà addirittura più del doppio dei vincenti del rivale (38 a 18), ma la precisione chirurgica di Djokovic nel conquistare i pochi punti chiave del match scaveranno la differenza decisiva: «Mi sono sentito bene fin dall’inizio, stavolta sono riuscito a tenere il livello alto per tutto l’incontro, il servizio non mi ha mai abbandonato e ho trovato le soluzioni giuste al momento giusto». Avrà avuto meno di 24 ore per capire se le sensazioni crescenti lo accompagneranno anche nel test della sfida pomeridiana contro Thiem, probabilmente l’ostacolo più arduo che in questo momento possa capitare a chiunque: «Ho molto rispetto per Dominic e per il suo team, hanno una grande etica del lavoro. Mi aspetto una battaglia tosta. È un vincitore Slam, ora, e forse può giocare più libero di prima». L’anno scorso, nell’ultimo match del round robin, finì 7-6 al terzo per l’austriaco e fu una delle più belle partite dell’anno, poi è arrivata la favolosa replica della finale degli Australian Open, persa da Dominator dopo essere stato avanti due set a uno. Ormai il numero 3 del mondo appartiene al gotha, è maturato fino a giocarsela con i Big Three su tutte le superfici e gli ha fatto bene, per resettare dal trionfo degli Us Open, fermarsi dieci giorni dopo il torneo di Vienna. A Londra sta mostrando una condizione tecnica sfavillante, il recente infortunio a un piede è ormai un ricordo e il favoloso successo su Nadal di martedì ha aggiunto consapevolezza a un campione ormai compiuto: «Ma questo torneo è strano, tutti possono vincerlo, perciò non mi sento affatto il favorito». Parole di burro per Rafa, ancora alla ricerca della prima conquista del Masters, un torneo maledetto. Lo stop contro Thiem non l’ha troppo perturbato, e anzi lo ha convinto, per la qualità del gioco espressa, che l’occasione di azzannare le Finals potrebbe finalmente realizzarsi, ora che il fisico non gli ha chiesto il conto delle solite stagioni massacranti del passato. Il maiorchino, nella semifinale serale, parte dal conforto di tre confronti diretti senza sconfitte contro il redivivo Medvedev: «Non so se Daniil sia un giocatore completamente diverso rispetto a 12 mesi fa quando è esploso, ma sta giocando bene anche quest’anno, e ha fatto semifinale a New York prima di vincere a Bercy. Avrò bisogno di giocare al cento per cento se vorrò avere delle chance» […]

Intervista a Luciano Darderi. Dalla capitale alle ATP finals (Ginevra Terracina, Tempo Roma)

È romano, di origini argentine e della Capitale ama le strade, i vicoli e le bellezze artistiche. Luciano Darderi, classe 2002, è il tennista, diciottenne italiano, che in questi giorni sta facendo da sparring sui campi londinesi dell’02 Arena per gli Atp Finals ai migliori otto giocatori maschili del mondo. È emozionato e felice quando lo contattiamo «sono appena uscito dal campo, qui è un sogno». Il giovane tennista, ha collezionato molti successi e ha scalato tante posizioni. Un vero talento dentro e fuori dal campo, dove sa che per raggiungere “la vetta” bisogna fare sacrifici e lavorare duramente. E a Londra con i migliori… «È un sogno poter fare da sparring ai primi otto al mondo. Ci sono Novak Djokovic, Rafael Nadal, Dominic Thiem e Daniil Medvedev sono per citarne alcuni. L’Atp Finals è qualcosa di spettacolare, emozionante e coinvolgente. Per me è un vero onore essere qui». Com’è nata la sua passione? «Quando avevo quattro anni, mio padre da giocatore che era, mi ha messo una racchetta in mano. È stato lui a trasmettere a me e a mio fratello questa passione. A dodici anni ho cercato di prenderla più seriamente. Sono molto legato alla mia famiglia, anche se mia madre la vedo solo un mese l’anno, quando torniamo in Argentina. Mio padre è sempre con me e mio fratello Vito (campione italiano under 12 2020, campione europeo under 12 2020, campione mondiale under 12 di doppio 2020 ndr). Un vero vantaggio». I suoi obiettivi? «Quest’anno facendo solo tre tornei sono entrato nei top dieci al mondo juniores ma il mio sogno è entrare nei primi venti al mondo e vincere uno Slam. In questo periodo è molto difficile fare tornei ed allenarsi. Molte città, regioni e stati sono in lockdown, quindi servono permessi particolari, ma poi bisogna fare la quarantena. Insomma non è facile. Meglio allenarsi per il 2021». […] Il giocatore che le piace di più? «Il mio idolo è Juan Martin Del Potro, perché ha le mie stesse origini e mi ricordo di lui quando ero piccolo, anche se sono molti i giocatori che mi piacciono» […]

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