Auguri a Simone Tartarini, coach di Musetti: "Da bimbo faticava a camminare sugli scogli!"

Interviste

Auguri a Simone Tartarini, coach di Musetti: “Da bimbo faticava a camminare sugli scogli!”

Lunga intervista all’allenatore di Lorenzo Musetti: “Trasferirci a Montecarlo scelta tecnica prima che economica. Per lui è come fare lo studente fuori sede, sono il suo compagno di stanza”. Verso il 2021: “Possibilità di una wild card in Australia”

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Simone Tartarini - ATP Challenger Milano (foto Francesco Peluso)
 

Qualche giorno fa abbiamo raggiunto telefonicamente Simone Tartarini, da dieci anni allenatore e mentore di Lorenzo Musetti, l’indiscussa punta di diamante, assieme a Jannik Sinner, del nuovo rinascimento tennistico italiano. Approfittiamo del giorno del suo compleanno, il 30 novembre, per fare a Simone gli auguri e pubblicare questa piacevole chiacchierata.


Buongiorno Simone, come va?
Bene, anche se dire bene è una parola grossa. Come saprai in ottobre sono risultato positivo al Covid, subito dopo il torneo in Sardegna. In realtà non ho avuto particolari sintomi e così, dopo la quarantena e ben tre tamponi negativi, ho ripreso le mie attività, forse con troppo entusiasmo. Infatti dopo qualche giorno mi è venuta la tosse e ho scoperto di avere la polmonite, fortunatamente non bilaterale se no questa intervista la facevamo dall’ospedale. Adesso sono finalmente guarito ma è stata un’esperienza di cui avrei fatto volentieri a meno.

Mi dispiace davvero, ti faccio i miei migliori auguri. Adesso che sei tornato a tempo pieno ad occuparti di tennis cosa mi dici di questa straordinaria stagione di Lorenzo?
Una stagione indimenticabile: a Forlì la prima vittoria in un Challenger di alto livello, tanti top 100 battuti con autorità, l’incredibile settimana di Roma con le vittorie su Wawrinka e Nishikori, la semifinale in Sardegna, l’impetuosa scalata in classifica (ora è numero 128, ndr). Non c’è davvero bisogno che dica quanto sono orgoglioso.

Il finale un po’ in calando?
L’infortunio in Sardegna era piuttosto serio, più di quanto ci fosse sembrato in un primo momento. È stato fermo 12 giorni e quando è arrivato a Parma non era pronto. Non era veramente guarito e per di più io non ero riuscito a seguirlo di persona perché ero in quarantena. A Ortisei addirittura non voleva nemmeno andare anche perché, dopo Parma, durante un allenamento a Montecarlo con Jérémy Chardy il malanno si era riacutizzato costringendolo a un nuovo stop di un paio di giorni. Voler giocare a tutti i costi è stato un errore grave che non ripeteremo.

A parte questi problemi ho anche l’impressione che il gioco di Lorenzo non sia adatto alle superfici molto veloci come erano sia Parma che Ortisei.
Sicuramente non è il suo campo migliore ma se la può comunque giocare. In fin dei conti l’anno scorso a Ortisei arrivò ai quarti, battendo tra gli altri Mager. E veniva direttamente dalla terra rossa turca dove aveva vinto due Future.

Adesso cosa state facendo? Preparazione invernale?
Lui è arrivato a fine stagione distrutto ed io, come ti dicevo, ho avuto i miei problemi. Così ci siamo presi una settimana di pausa, io qui a Spezia e lui in Francia a fare festa. Anzi, chiamiamola vacanza studio perché deve studiare per la patente. Dopo farà cinque giorni di sola atletica con doppia seduta mattina e pomeriggio. La settimana successiva sempre atletica ma integrata con sedute di tennis. Anche se i programmi agonistici sono in realtà piuttosto nebulosi. Non sappiamo ancora nulla di preciso per quanto riguarda le date dell’Australian Open. Siamo dentro alle qualificazioni, ammesso che si facciano. C’è anche la possibilità di avere una wild card, vedremo.

Farete altri tornei in Australia? Sempre usando il condizionale.
Il programma era di partire il 14 dicembre e fare due tornei preparatori, un ATP 250 e un Challenger. Allo stato attuale quasi sicuramente questi due tornei non verranno disputati o forse verranno messi in coda. L’unica cosa certa è che bisognerà fare la quarantena. E sembra che in quarantena non intendano farci allenare (in realtà, successivamente all’intervista è filtrata la notizia opposta, ndr). Il Governatore dello Stato di Victoria non ne vuole sapere e i giocatori sono tutti molto arrabbiati. La confusione regna sovrana.

Facciamo un passo indietro e torniamo a quando conoscesti Lorenzo, un bambino che aveva poco più di otto anni.
Si capiva subito che la sua manualità con la racchetta era impressionante. Invece da un punto di vista motorio non era uno svelto. Infatti se gli toglievi la racchetta era un po’ impacciato. Un piccolo esempio: una volta andammo al mare e faceva una gran fatica a camminare sugli scogli.

Lorenzo Musetti da piccolo

Adesso il quadro è completamente diverso.
Certo, è migliorato moltissimo ma il lavoro da fare è ancora tanto. Non dimentichiamoci che sia lui che Sinner sono ragazzini che competono con degli adulti. Ci riescono perché hanno un ottimo livello di gioco ma ciò non toglie che abbiano ancora bisogno di tempo per strutturarsi.  

Lavorate più sul potenziamento muscolare o sull’elasticità?
Lavoriamo in tutte le direzioni ricordandoci sempre che il lavoro fisico, essendo una cosa fisiologica, ha bisogno dei suoi tempi. Non si possono saltare dei passaggi come invece sono riusciti a fare, sia Lorenzo che Jannik, dal punto di vista tecnico grazie al grande talento.

Raccontami appunto del lavoro tecnico che hai fatto su Lorenzo.
Lorenzo a otto anni giocava già il rovescio ad una mano. Aveva molta manualità ma poca energia, contrariamente ai ragazzini che giocano il rovescio a una mano. Quindi usava unicamente il back e di conseguenza non sfruttava quasi mai la diagonale, limitandosi al lungolinea. Abbiamo dovuto cambiare impugnatura e apertura del colpo.

Sul diritto invece? Dici sempre che state lavorando molto sugli appoggi che oggi sono un po’ troppo corti.
Nel tennis moderno gli appoggi sono fondamentali, il giocatore che non riesce a colpire in equilibrio difficilmente vince. Lorenzo sul diritto fa ancora un po’ fatica perché arriva spesso con appoggi stretti, cioè con i piedi troppo vicini. Quindi quando colpisce non ha una base di appoggio sufficientemente ampia. Recentemente in Francia abbiamo lavorato col preparatore atletico di Tsitsipas che mi diceva che oggi i grandi campioni si spostano (e non sempre ci riescono) cercando di avere una base di appoggio costante nell’avvicinamento alla palla. La stessa su cui si appoggeranno per colpirla.

Quando parli della Francia intendi la Academy di Mouratoglou?
Adesso parliamo soprattutto di Montecarlo. Da quando risiediamo lì e siamo entrati un po’ più nella routine non ci serve più tanto andare da Mouratoglou, che pure non finiremo mai di ringraziare per la sua ospitalità e per l’aiuto che ci ha dato. Adesso ci alleniamo spesso al Country Club che è chiuso per lockdown ma agibile per i giocatori professionisti. La settimana prossima saremo qui a Spezia con Giannessi. E quella dopo a Montecarlo dove Lorenzo si è già messo d’accordo per due giorni di allenamento con Wawrinka e uno con Dimitrov. Poi la Federazione ci aiuta tantissimo perché ci ha concesso praticamente a tempo pieno il preparatore atletico Roberto Petrignani che quindi verrà con noi a Montecarlo.

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